P. VERGILI MARONIS A ENEIDOS LIBER PRIMVS. ARGOMENTO. Dopo la proposizione (1-7) e l'invocazione della Musa (8-11) sono esposte le cause dell'ira di Giunone contro Enea (12-33). Enea, continuando il suo viaggio, salpava dalla Sicilia verso l'Italia, quando Giunone gli suscitò, per mezzo di Eolo (34-80), una tempesta, che lanciò la sua armata sulle coste dell'Africa, sparpagliandogliela e affondando una nave (81-123). Calmata la tempesta da Nettuno (124-156), Enea con sette navi si ricovera in un seno della spiaggia africana e, preparato il pasto, conforta i compagni (157-222). Intanto Giove guardava preoccupato dal cielo l'Africa, e Venere gli si accosta chiedendogli che ne sarà del suo Enea (223-253); a cui Giove risponde, rassicurandola che i fati d'Enea avranno compimento (254-296) e manda Mercurio a predisporre favorevolmente l'animo di Didone verso i Troiani (297-304). La mattina dipoi uscito Enea col fido Acate ad esplorare il paese, incontra nel bosco la madre Venere in abito di cacciatrice (305-334), che gli dà le necessarie informazioni su Cartagine e Didone, presso la quale lo esorta a chiedere ospitalità (335-401), e lo avvolge in una nube, perchè possa andar sicuro (402-417). Si avvia Enea con Acate e giunto nella nuova città, ch'egli ammira, si ferma a osservare gli episodi della guerra troiana istoriati sul tempio e prende nuovo coraggio (418-493). Ecco frattanto che verso quel tempio s'avanza Didone, seguita dagli altri Troiani, creduti morti, i quali venivano a chiederle protezione, perchè la gente del paese voleva incendiare le loro navi: per loro parla Ilioneo (491-560). La regina accorda ospitalità (561-578); allora svanisce la nube e comparisce Enea, che aggiunge anche le sue preghiere e abbraccia i compagni (579-612). La regina si mostra molto compiacente verso Enea; lo invita a cena e manda doni alle navi (613-612), dei quali Enea la ricambia con altri dei suoi (643-656); Venere sostituisce ad Ascanio Cupido affinchè accenda Didone d'amore per Enea, il quale resterà così assicurato contro la perfidia cartaginese. Didone intanto carezzando il bel fanciullo si sente ardere le vene dalla nuova fiamma (657-722). Finito il pasto, ella stessa apre il brindisi e dopo i canti di Iopa invita Enea a raccontare la caduta di Troia e le proprie peregrinazioni (723-756). SABBADINI, Verg. Aen. Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris litora, multum ille et terris iactatus et alto 2. Italiam, 1. arma virumque (l'eroe), v. 78 sceptra Iovemque. litora, accusativo finale poetico senza preposizione in Italiam, ad litora ; i poeti usano senza preposizione anche l'ablativo locale. fato profugus predicato di venit. - Laviniaque (quadrisillabo per sinizesi, Lavinjaque); que è dichiarativo: e propriamente'; cfr. v. 554 Italiam Latiumque. Notisi l'anticipazione storica; Lavinio fu fondata da Enea. 3-5. ille, come l'oye omerico, serve a ripigliare il soggetto; qui al primo predicato (fato prof.) ne sono aggiunti altri due (iactatus, passus, ai quali perciò non si deve supplire est). terris iact. et alto, l'argomento dei primi sei libri; multa bello pass., l'argomento degli ultimi sei. vi super. è determinato da Iunon. ob iram. quoque et; la ripetizione della congiunzione coordina più efficacemente bello a terris et alto. dum, finale. urbem, Lavinio. 6. deos, i Penati, v. 68. Latio, dativo poetico finale unde, cioè ex condita urbe et inlatis diis; questi tre momenti storici (Lavinio, Alba, Roma) sono sviluppati nei v. 265-277. 7. patres, antenati. 8. numen prima significò cenno' della divinità (nutus), poi ‘volontà ', 'disegno', 'potenza '; da ultimo la divinità stessa; qui è il sentimento d'onore, offeso da Paride, che giudicò la bellezza di Giunone inferiore a quella di Venere (v. 27). 9. regina deum, Giunone. volvere; dal continuo ricorrere del tempo questo verbo fu trasportato al continuo ricorrere dei mali; senza imagine subire, adire. 10. pietate; pius si chiama Enea, perchè esatto osservatore del triplice obbligo che ha ognuno verso gli dei, la patria, i parenti. 11. impulerit, con l'infinito è poetico. animis, ablativo. in Latium. - = 12. antiqua, rispetto a Vergilio, non rispetto ad Enea. Tyrii; Didone, fondatrice di Cartagine, venne da Tiro, v. 340. tenuere, fondarono e occuparono. 13. Karthago. Il nome di Cartagine posto in principio del poema e a capo del verso preannunzia il dissidio con Roma. Italiam contra (dirimpetto), anastrofe; la prosa classica non la usa, bensì ostia, dives opum studiisque asperrima belli; maxime omnium. 15 20 25 la posteriore. longe, l'avverbio per l'aggettivo longinqua, longer mota. 14. dives opum; il genitivo relativo con gli aggettivi è molto usato dai poeti. studiis, occupazioni, esercizi. — 15. magis omnibus, in prosa unam, II 426. 16. posthabita, suppl vel, Samo (iato giustificato dalla cesura); a Samo Giunone fu allevata e sposò Giove. arma, currus, trasportati da strumenti di guerra degli eroi a simbolo di potenza degli dêi. 17. gentibus; qui= gentium, gen. oggettivo, sopra le genti' (cfr. v. 102). 6 perfino '. v. 11. con l'animo. -- 18. si qua - = - esse, infinito poetico, cfr. si qua ratione. tendit con l'opera, fovet iam tum, prima d'aver saputo dei fati d'Enea (v. 19-20). 19. sed enim (iperbato); qui enim è una semplice rinforzativa: per l'appunto'. genere. 20. Tyrias; v. 12. verteret everteret; i poeti spesso usano il verbo semplice per il composto. olim tanto del passato quanto del futuro. 21. hinc Troiano a sanguine (v. 19). regem regnantem, poetico. = sanguine = 22. excidio Libyae, dativi. - volvere volvere vices (III 376 volvit vices) = machinari, moliri. Parcas, Clotho, Lachesi e Atropo; compartivano a ciascuno, quando nasceva, il proprio destino; si concepirono come filatrici dello stame della vita, indi come dee del destino. 23. Saturnia, Giunone, perchè figlia di Saturno. 24. prima, nelle prime file. Argis, residenza d'Agamennone, presa per tutta la Grecia; Argo era fra le città più care a Giunone; questa dea nella guerra di Troia, a cui qui si allude, favorì gli Achei. 26. alta mente, nel profondo dell'animo. repostum sincope di repositum. 27-28. iudicium... invisum; nella gara di bellezza delle tre dee, Venere, Pallade e Giunone, Parid diede il pomo, detto della discordia, a Venere; di qui l'odio di Giunone contro tutta la stirpe di Paride. spretae formae, genitivo epesegetico. - rapti Gan.; Ganimede, bel giovinetto (passato in proverbio per zerbino '), figlio del re troiano Tros, fu amato da Giove, che, fattolo rapire (rapti) per mezzo dell'aquila, lo creò suo coppiere; di qui le gelosie di Giunone contro Giove his accensa super iactatos aequore toto Troas, relliquias Danaum atque immitis Achilli, 30 arcebat longe Latio, multosque per annos ipsa Iovis rapidum iaculata e nubibus ignem 35 40 29. Le ragioni fon e nuovo fomite all'odio contro la stirpe troiana. damentali dell'odio di Giunone sono due: il metus (v. 19-22) riassunto da id v. 23, e l'ira (v. 23-28) riassunta da insuper, praeterea. his. Ma il periodo è un po' sle30. rell. Dan. a. Ach., genit. Danaum, i Greci, gato. super = soggettivo, avanzi risparmiati dai Danai e da Achille. da Danao egiziano, fondatore di Argo. Achilli, genitivo contratto da Achillei dal nominativo Axilleus; Achillis è genitivo del nominativo Achilles. 31. multosque, la coordinata invece della subordinata qui mult. per annos errabant; frequente presso i poeti. 32. fatis, cfr. v. 2 fato. errabant mar. o. circum (anastrofe, v. 13) ripete sotto forma diversa iactatos aequore toto v. 29. 33. molis = moliminis. 34. Vix dabant... cum (ait), questa è la forma regolare di un tal costrutto; vi è la anacolutica con et o que, p. es. vix dabant et ait o aitque; in terzo luogo la coordinata, come II 172 vix positum (erat): arsere. e consp., fuori della vista. 35. vela dabant scil. ventis. laeti; è un luogo comune rappresentare lieti i marinai sì nell'imbarco che nello sbarco; nell' imbarco l'allegria è prodotta dalla freschezza delle loro forze, nello sbarco dal pensiero del riposo dopo la stanchezza del viaggio (III 78 fessos, 276 fessi, 568 fessos). aere, la parte davanti ferrata delle navi. ruebant eruebant (v. 20), sollevavano. pectore, v. 26 alta mente. 37 haec suppl. ait. esclamazioni di sdegno o di rammarico, con l'infinito. prosa ab Italia, v. 2. Teucrorum, i Troiani, dal capostipite Teucro, secondo la narrazione cretese della leggenda (III 105-109); l'altra narrazione faceva capostipite Dardano venuto d'Italia (III 167-168). 39. quippe, ironico. Pallasne...; Aiace, figlio d'Oileo, locrese, aveva oltraggiato Cassandra; quando nel ritorno da Troia giunse con le navi al promontorio Cafareo d'Eubea, Pallade per vendicarsi lo fulminò e ne disperse le navi. 40. ponto, abl. strumentale anche locale. 41. furias fu 38. Italia, in rorem; la causa per l'effetto. Oilei (trisillabo per sinizesi, Oilei, v. 30), genitivo possessivo, suppl. filius. 42. Iov. ignem, il fulmine. |