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Niuna delle razze umane ha limite nelle sue fecondazioni, e oltre ad essere prolifici gli individui appartenenti a tutte le varietà, al medesimo grado lo sono egualmente i meticci procreati dal connubio di razze diverse, le quali non possono perciò essere giudicate specie diverse di un genere (chè allora sarebbero infeconde), ma debbono ritenersi come varietà permanenti di una specie unica, le quali sono surte successivamente, secondo che favorevoli circostanze hanno potuto ad esse dare nascimento.

Doppio è l'ordine delle cagioni che concorrono a promuovere varietà si nell'uomo, che nella serie intera degli esseri viventi. Talune sono interne e dipendenti dalla stessa organizzazione; le altre sono esteriori, e relative tanto al clima, quanto ad un'altra serie di cause cosmiche non ancora conosciute.

Ciascuna specie di animali e di piante possiede in sè medesima la facoltà di dare origine a un determinato circolo di variazioni, independentemente dalle influenze esterne ed anche dalla volontà, ed ogni individuo di ciascuna specie è dotato della possibilità di produrre tale, o tale altra parte di quel circolo, senza che egli sia costretto a generar enti che abbiano con lui una perfetta rassomiglianza. « Peraltro l'unione di tali varietà non le perpetua, nè le converte in tipi permanenti, ma si comprende di leggieri di quali condizioni faccia mestieri per giungere a siffatte risultanze independentemente dal clima, dal nutrimento e dalla località. Più le unioni si ripetono fra individui simili senza mescuglio esterno, più lungo tempo ancora conservasi il tipo al quale appartengono i genitori. Può in tal guisa, all'infuori di ogni esterna influenza, originarsi una razza permanente, la quale rientri nel circolo di quelle variazioni possibili della specie che possono avere origine da cagioni interiori. Se suppongasi un matrimonio fra individui che si rassomigliano il più che possono fra loro, e se ammettasi che i figli che indi nasceranno si congiungano sempre fra di sé, nè contraggano mai nozze con estranei della loro famiglia, si avrà una razza i membri della quale, non ostante tutte le differenze individuali possibili, saranno dominati durevolmente dal tipo di quelli che ne sono stati il ceppo primigenio. Talvolta ancora, quando il tipo è giunto a fissarsi in una famiglia per una lunga serie di generazioni, non basta neanco a cancellarlo la mescolanza con un tipo straniero, poichè il nuovo elemento si trova allora assorbito dagli antichi. Ecco perchè senza dubbio talune case principesche conservano si distintaand GLIDDON, Types of Mankind, Philadelphia, 1854 p. 380), ma siffatta fecondità, oltre all'essere limitata e non comparabile con quella delle specie tipi, non si continua mai per molte generazioni, sicchè presto o tardi il prodotto bastardo è colpito di sterilità. Quanto al cane, si fecondo nelle sue immense varietà, è tuttora indecisa la quistione della sua origine, ed io non sono punto inclinato ad ammetterne la differenza tipica primitiva, la quale non è convalidata da alcuna pruova degna di essere presa in considerazione.

mente un tipo di famiglia, malgrado le alleanze che contraggono con altre (1). Una famiglia isolata, i membri della quale si unissero sempre fra di loro, produrrebbe, a lungo andare, una nazione, o una tribù dotata di caratteri particolari. Or l'istoria ci insegna, che il tipo delle nazioni può conservarsi per migliaia di anni in mezzo alla infinita diversità delle variazioni individuali. I Giudei ne forniscono un esempio molto conosciuto, perciocchè il tipo che li distingue non si altera punto sotto la influenza de'climi più diversi, de' quali ognuno tuttavolta determina modificazioni particolari di forma e di complessione (2) ».

Più numerose sono le varietà che possono dipendere da cagioni esterne fra le quali singolarmente predomina l'influenza del clima, considerato nella sua più ampla significazione.

Egli è noto (io citerò qui solamente alcuni esempi tratti da animali domestici) quanta parte abbia la temperatura sul pelame e sulla statura degli animali. Delle due specie di peli de'quali il maggior numero di essi è fornito, gli uni sono corti e lanosi, gli altri lunghi e setolosi, e secondo che gli animali vivono in fredde, o calde regioni, ora i peli setolosi predominano sopra i lanosi, ed ora questi su quelli; onde più le pecore s' inoltrano verso il settentrione, e più la proporzione fra le due specie di peli si avvicina all'eguaglianza: per contrario più si volgono verso il mezzogiorno, più la lana aumenta a scapito de'peli setolosi, come ne forniscono esempi i merini de'monti della Spagna. Le bestie cornute delle zone temperate di Europa, trasportate nelle Indie Orientali, si fanno piccole in capo a molte generazioni (3), siccome in capo a poche perdono tutta quella gran massa adiposa accumulata nella lor coda i montoni dalla grossa coda dei Kirghizi recati in Siberia. Il cavallo acquista le sue più gran dimensioni in Tartaria e nell' Europa settentrionale; si fa svelto e leggero in Arabia e in Barberia, e non si riesce ad averne delle belle razze

(1) Questi fenomeni di atavismo sono stati descritti poeticamente da Lucrezio ne' seguenti versi del suo poema :

Fit quoque ut interdum similes existere avorum
Possint, et referant proavorum sæpe figuras ;
Propterea quia multa modis primordia multis
Mista suo celant in corpore sæpe parentes,
Quæ patribus patres tradunt a stirpe profecta.
Inde Venus varia producit sorte figuras,
Majorumque refert vultus, vocesque, comasque.

De natura rerum, Lib. IV. v. 1211 e seg.

(2) J. Müller, Physiologie, trad. franc. Paris 1845. 11 p. 763-764. (3) Sturm, Ueber Racen, Kreuzung und Veränderung der landwirthschaftlichen Hausthiere. Eberfeld, 1825, p. 51.

nell'Europa centrale, se non incrociando quelle che di tempo in tempo presentano accidentalmente alcune qualità particolari. Il porcellino d'India, che è grigio nel suo paese nativo, si converte in Europa in una varietà picchiettata di rosso, di nero, e di bianco, e le stesse pelli del bestiame che si è introdotto di Europa in America, han soggiaciuto a poco a poco a siffatti cangiamenti, che i cuoi del Brasile son tenuti oggidi per i migliori che si conoscano.

La elevazione sul livello del mare anch'essa esercita sulle forme degli animali una influenza independente dal grado di latitudine, onde il porco, per esempio, nelle basse contrade acquista le sue più gran dimensioni, e più il luogo di sua dimora si eleva, più il suo corpo s' impicciolisce e si fa muscoloso, la testa meno lunga, il collo più breve, e la parte di dietro meno tondeggiante.

Ma all' infuori della temperatura e della elevazione del luogo, un altro numero di circostanze esteriori non ben definite concorre eziandio a ingenerare varietà permanenti in molte razze dei nostri animali; così il porco in Guinea ha lunghe le orecchie e posate sul dorso; in Cina il ventre grosso e pendente e le gambe corte, e altrove zanne grandi e ricurve come le corna del bue; in domesticità orecchie a metà pendenti, il corpo grosso, e la parte posteriore tondeggiante. Molto maggiori sono le varietà che offre il montone nelle diverse regioni della terra. Ne abbiamo in Europa con lana comune, o fina, di statura grande, o piccola, con corna grandi, piccole, mancanti nelle femmine, o ne' due sessi. Le varietà più cospicue sono quella di Spagna con la lana fina e crespa, e grandi corna spirali nel maschio, la quale varietà incomincia a propagarsi per tutta Europa, e quella d'Inghilterra con la lana fina e lunga. La varietà più comune nella Russia meridionale ha la coda molto lunga : quelle delle Indie e della Ghinea, che hanno anche lunga coda, si distinguono tanto per le loro lunghe gambe, l'osso frontale molto convesso e le orecchie pendenti, quanto perchè non hanno corna, e sono coperte di un pelo raso. La razza di Persia, di Tartaria e della Cina ha la coda interamente trasformata in un doppio globo di adipe; quella di Siria e di Barberia l'ha invero lunga, ma carica ancora di una gran massa adiposa. In entrambe, le orecchie sono pendenti, le corna grosse ne' montoni, mediocri ne' castrati, e la lana mista di peli (1).

Tra i buoi avvene di quelli con lunghe corna, altri con corna brevi, ed altri con corna mezzane; lunghissime poi sono le corna de' buoi d'Abissinia; e insieme con le corna vi ha pure gran diversità nella forma della testa e nella proporzione de' membri nelle varie razze.

Chi non conosce le tante varietà di cani, de' quali tuttavolta non sembra essere stato se non unico il tipo originario? « Pensano alcu

(1) Cuvier, Le Règne animal, 5a ediz. Bruxelles 1856, I. 172.

ni naturalisti (io qui riferisco le parole del celebre Cuvier) che il cane sia un lupo, altri che sia uno sciacal addomesticato, ma i cani ri tornati selvaggi nelle isole deserte non rassomigliano nè all'uno, nė all' altro. I cani selvaggi, e que' de' popoli poco inciviliti, come sono gli abitanti la Nuova Olanda, hanno le orecchie diritte, il che ha fatto credere che le razze europee più vicine al primo tipo sieno il nostro cane de' pecorai, il nostro cane lupigno: ma la comparazione de' crani vi avvicina dippiù il mastino ed il danese, dopo i quali vengono il cane corrente, il bracco ed il bassotto, i quali non differiscono fra loro, che nella statura e nella proporzione delle membra. Il levriere è più svelto, ha seni frontali più piccoli e un odorato più debole. Il cane de' pecorai e il cane lupigno riprendono le orecchie diritte de'cani selvaggi, ma con maggiore sviluppamento nel cervello, che va crescen do ancora, insieme con l'intelligenza, nel barbone e nello spagnuolo. Da un altro canto l'alano si fa notare pel raccorciamento e la forza delle mascelle. I cagnolini di stanza, piccoli alani, spagnuoli, etc. sono i prodotti più degeneri, ei testimoni più irrefragabili della potenza che l'uomo esercita sopra la natura » (1).

Grandi varietà fra gli animali domestici presentano ancora i Gallinacei, di cui certe razze son grandissime, altre piccole, altre affatto nane. Avvene di quelle con piccole creste, altre con creste grandi e grosse, ed altre che, invece di cresta, hanno un ciuffo di piume sulla testa. Le gambe in alcune son nude e gialle, in altre guernite di penne in tutta la loro lunghezza, e, ciò che è più rilevante ancora, avvi una razza senza groppone, ed un'altra che ha cinque dita in ciascun piede. La gallina padovana, della quale il Pallas ha dato la descrizione (2), offre nelle forme e capacità del cranio un carattere singolare, che costituisce una deviazione dalla struttura ordinaria più grande forse di alcun altra di quelle che possono incontrarsi nelle altre specie di animali.

Dipendenti dalle medesime cagioni che negli animali, ma non men notevoli e degne di studio più speciale, sono le varietà fra le diverse razze dell'uomo, le quali varietà quando sieno state veramente originate è una quistione che non potrà essere giammai risoluta dalle breve nostra esperienza. Non pare del rimanente improbabile, che le più notevoli di esse risalissero alle epoche prime della creazione, quando la superficie del globo era soggetta a perturbamenti che or più non si osservano, i quali potevano facilmente indurre nelle forme fisiche dell'uomo quelle modificazioni che molti e molti secoli sarebbero ora insufficienti a produrre. Forse ancora in quell'aurora dei

(1) Op. e tom. cit. p. 92.

(2) Spicilegia zoologica, Berolini, 1796, fasc. 4. La porzione superiore del cranio è dilatata in una specie di conca di forma emisferica pertugiata di piccoli forellini. Tutta la cavità dell'osso dilatato è ripiena di sostanza cerebrale

tempi, essendo incerta tuttora l'umana forma, le modificazioni che vi si aggiunsero, benchè lievi, determinarono quelle variazioni che man mano vieppiù si manifestarono, e furono tipi delle razze presenti, tutte diverse dalla forma originaria, che dovea in sè comprendere il germe delle singole varietà ond' ora è distinto il genere

umano.

So che molti nomi autorevoli propendono oggi alla opinione della pluralità originaria della specie nostra, e respingono come contraria a' progressi dell'Etnologia la dottrina dell'unità dell'umana generazione. Chiamano ancora in appoggio de' loro asserti l'autorità delle Divine Scritture comentate da esegeti ebraici (1), e credono niun' altra opinione poter essere scientificamente accettevole all'infuori di quella da essi propugnata. I loro principali argomenti si riducono a'due seguenti.

1.o Che i tipi umani sono al presente tali quali neʼtempi più vetusti erano, e non hanno sofferta la benchè minima variazione, come ne forniscono pruove i monumenti egizi, gli assiri, i persiani, i cinesi, gli indiani, gli americani, gli etrusci, e fino i cranì dissepolti dalle più antiche tombe d'Asia, d'America e di Europa (2).

2. Che ciascuna zona della terra è stata assegnata ad una propria specie umana accomodata a quelle influenze esteriori, le quali governano eziandio una Flora ed una Fauna particolare, talchè uomɔ, animali e piante sono stati creati espressamente per quelle regioni della terra nelle quali vivono. Quindi, essendo la diversità fra le piante, gli animali e la loro distribuzione geografica dipendenti da un piano generale, che unisce tutti gli esseri in un grande organico concepimento, è necessaria conseguenza, che le umane razze, e fia le loro divisioni in nazioni sieno distinte forme primordiali del tipo dell' uomo (3).

Al primo argomento la risposta si presenta da sè medesima, ed è, che se i monumenti più vetusti a noi pervenuti risalgono ad una antichità di parecchie migliaia di anni, quanti se ne vogliono attribui

(1) Bory de S. Vincent, L'Homme, Essai zoologique sur le genre humain, Paris 1836, t. 1. p. 66 · Pye Smith, Relation betwen the Holy Scriptures and Geology, 3 ediz. p. 393.

(2) Morton, Inedited Manuscripts, in Nott and Gliddon, Types of Mankind, p. 307- Pye Smith, loc. cit. 398-400.-Jacquinot, Considérations générales sur l'anthropologie, Voyage au Pôle Sud, Zoologie, 1846, p. 175Burke, Ethnological Journal, London, 1848, N. 1. William Herbert, Amyrillidacea, p. 588.-Nott, Two Lectures on the biblical and physical history of Man, New-Jork, 1849.-Nott and Gliddon, Types of Mankind, passim.

(3) Agassiz, Sketch of the natural provinces of the animal world, and their relation to the different types of Man, in Nott and Gliddon, LXXVII. Id, Diversity of origin of human races; Christian Examiner, Boston, Juli, 1850.

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