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LIBRO SECONDO

RAZZA ARIANA.

Antiche tradizioni raccordano, col nome comune di Ariani od Arii (Arya, Aryya (1)), due popoli distinti nelle vaste regioni ad oriente e ad occidente dell' Indo, gli uni al codice di Manù assoggettati, ed obbedienti gli altri alle leggi di Zoroastre (2). Noi ignoriamo il momento in che essi popoli non erano divisi, ma il nome di Aria (3) conservatosi lungo tempo alla regione ch'or si chiama dell'Afganistan, e della quale Eratostene e Strabone (4) variamente ci additano i confini, ci induce alla probabile opinione, che fosse stato quello il paese che insieme abitarono i prischi Zendi e gl'Indiani, i quali, dopo il grande scisma religioso che separolli da'seguaci di Zoroastre, varcato l'Indo superiore e gli affluenti di esso nella Pentapotamia, si distesero verso borea nella fertile valle di Casimira, e verso oriente nell'Indrapresta, o Deli, d'onde si allargarono a mano a mano per

(1) Burnouf, Commentaire sur le Yaçna, l'un des livres religieux des Parsis. Paris, 1835-1854, t. I, p. 460.- Lassen, Indische Alterthumskunde, 1845, t. 1, p. 6.

(2) Il nome Arya, nell'ultima letteratura sanscritta, rimase limitato alle sole contrade bramaniche, all'Arya-âvarta, la terra degli uomini nobili, degli uomini onorevoli; ma fra i Persiani fu sempre una delle appellazioni del lor paese, onde non solamente Dario, il Gran Re, nelle Iscrizioni cuneiformi persepolitane dichiarate dal Rawlinson, Burnouf, Lassen, si nomina « Persiano figlio di Persiano, ed Ariano discendente di Ariano », ma anche nelle Iscrizioni de' Sassanidi illustrate dal de Sacy, il re è chiamato « Sovrano delle razze ariane e non ariane ».

(3) L'Ariana de' Geografi Greci, sanscr. Airyama; zendo, Airjana, d'onde anche Irak, ed Airyaka; pelvi, Eeriene.- Ved. la Memoria del Müller sul pelvi, nel Journal asiatique, avril, 1839, p. 298 e seg.- Zeitschrift für die Kunde des Morgenlandes, t. III, p. 284.-Kunik, Mélanges asiatiques, pubb. dall'Accad. delle scienze di Pietroburgo, 1851, p. 619 e seg. (4) Geografia, Lib. II, p. 78. Ed. Casaub.

le rimanenti province indostaniche, occupate innanzi il loro arrivo da orde nomadi, probabilmente della stessa razza, ma più barbare, selvagge e feroci. Gli Zendi d' altra parte si estesero, da un canto, a seconda del corso dell'Osso, e dall'altro fino al Golfo Persico ed alla Media (conciosiachè anche i Medi si chiamarono Eeri, od Arii, 'Apioí'); e da' frammenti che ci rimangono dell'Avesta sappiamo, che prima, guidati da un Gemscid, si volsero a popolare la Çuglidha, o Sogdiana, quindi la Verene, o la Persia, d'onde si sparsero per l'Armenia e per le valli del Caucaso, dando quivi origine al maggior numero delle popolazioni stanziate in quella estesa catena di montagne.

L'identità nazionale fra i Zoroastridi, vale a dire fra i Battriani, i Medi ed i Persiani, è confermata eziandio dall'autorità di Nearco, il quale udi parlare fra quelle genti dialetti di una medesima lingua (1), probabilmente della vetusta zendica, nella quale sono deltati i più antichi frammenti de' libri magici, e che serba col sanscrito le medesime corrispondenze che il latino ha col greco, e il meso-gotico col norso (2).

Un grande gruppo di popoli, staccatosi dal primitivo ceppo ariano, certamente assai tempo innanzi la separazione de' Zoroastridi dagli Indiani, mosse il passo per le foreste vergini dell'Europa, e in diverse migrazioni occupò la Grecia, l'Italia, l'iberia, le Gallie, la Brettagna, la Germania, e i paesi oggi tenuti dalla estesissima famiglia degli Slavi. Le ricerche filologiche hanno messo in chiara luce l'intime relazioni fra la lingua zendica, la samscradanica e le diverse favelle di Europa (3); dal che si è tratta la importante deduzione della provenienza asiatica degli Europei, e della origine loro comune co' Zoroa

(1) Altrettanto afferma Strabone, a pag. 274 dell'ediz. cit.: Eis Пspoai, Μήδοι, Βάκτριοι προσάρκτοι και Σογδιανοι πως ομογλωττοι παρα μικρον.

(2) Bopp, Vergleichende Grammatik des Sanskrit, Zend u. s. w. Berlin, 1835. Vorred. Prima degli altri il P. Paolino da S. Bartolomeo avea notato, « che tutte le parole zendiche hanno una radice samscradanica, e benchè esse sieno state corrotte per uno spazio di mille anni in Persia, nondimeno conservano ancora l'essenza samscradanica». Viaggio alle Indie Orientali. Roma, 1796, p. 268.

(3) Burnouf, Affinité du zend avec les dialectes germaniques, nel Nouv. Journal asiatiq. t. IX, 1832. - Bopp, Vergleich. Gramm. cit., e Glossarium sanscritum, in quo omnes radices et vocabula usitatissima explicantur, et cum vocabulis græcis, latinis, germanicis, lithuanicis, slavicis, celticis comparantur. Berolini, 1847.- Pictet, Lettre à M. Schlegel, Journal Asiatiq. 1836.- Eichhoff, Parallèle des langues de l'Europe et de l'Inde. Paris, 1856. Pott, nell Encyclop. di Ersch e Gruber, art. Indogermanischer Sprachstamm. - Rapp, Grundriss der Grammatik der indisch-europäischen Sprachstammes. Stuttgart, 4854.- In una sua dissertazione (De antiquitate et affinitate linguæ zendicæ, samscradanicæ et germanicæ. Patavii, 1798), il P. Paolino raccolse molte voci sanscritte e zendiche, e messele a riscontro fra di esse e con gli idiomi latino e germanico, dimostrò l'affinità che intercede fra le lingue indo-persiane ed i sermoni di Europa.

stridi e con gl' Indiani; i quali tutti insieme compongono il primo ramo della Razza Ariana, il ramo Indo Europeo, che noi scompartiamo in otto famiglie etniche: Indiana, Persiana, Caucasea, Pelasgica, Iberica, Celtica, Germanica, Slava, in corrispondenza degli otto particolari gruppi d'idiomi che si dividono i parlari di tutti questi popoli.

Un altro ramo della medesima Razza Ariana, disgiuntosi dal ceppo originario anche molto prima che i Zendi lo fossero dagli Indiani, e quando forse i loro idiomi non aveano ancor raggiunto un grande sviluppo, nè fissate stabilmente le loro grammatiche, popolò l'Arabia, la Palestina, la Fenicia, la Siria e la Mesopotamia. Passato in Africa, si allargo da un canto in tutto il littorale nordico fino alle sponde dell'Atlantico, e quinci fino alle Isole Fortunate, e dall' altro per le fertili rive del Nilo, dalle foci alle sorgenti, e per tutta la costiera battuta dalle onde dell'Eritreo.

Noi daremo a suo luogo le pruove delle strette relazioni che corrono fra le tre famiglie che compongono questo secondo ramo della Razza Ariana, le quali chiameremo Siro araba, Nilotica, Libica, e qui ricorderemo soltanto le ragioni per le quali rannodiamo il ramo semitico all'altro ramo de' popoli Indo-Europei. Già entrambi i gruppi non presentano alcuna fisica essenziale differenza fra di essi, i quali soli, fra le altre umane razze, posseggono il sovrano carattere della bellezza; ma dal lato filologico neanco s'allontanano gran tratto l'uno dall'altro, non ostante quell'apparente eterogeneità che sembra scindere le famiglie de' loro idiomi. Grazie agli studi di filologia comparata inaugurati, non è molti anni, in Alemagna, può oggi asseverarsi, che vi ha tale analogia fra gli alloqui semitici e i parlari degli IndoEuropei, che bene può stabilirsene la reciproca parentela, e la filiazione, per cosi dire, da una medesima lingua originaria, o matrice : lingua rudimentaria, forse analoga al cinese, gli elementi della quale durano tuttora nelle radici bilitterali dell' ebraico, le quali offrono i · più notevoli ravvicinamenti con le radici analoghe delle lingue IndoEuropee. Tale almeno è la opinione, non dirò solamente di Fürst (1), e Delitzsch (2), i quali ci sembra che abbiano tropp' oltre spinto il loro metodo di comparazione, ma di Bopp (3), G. de Humboldt (4),

(1) Lehrgebäude der aramäischen Idiome mit Bezung auf die indo-germanischen Sprachen. Leipzig, 1855.-Perlenschnüre aramäischer Gnomen und Lieder. Leipzig, 4836, XIV-XV. — Librorum sacrorum concordantia. Lipsia, 1840, Prefaz.-Hebräisch. u. chaldäisch. Handwörterbuch. Leipzig, 1852.

(2) Jesurun, sive Isagoge in grammaticam et lexicographiam linguæ hebraica contra Gesenium et Ewaldium. Grimma, 1858, p. 158 e seg. — Die quinare und vigesimale Zahlmethode. Halle, 1817.

(3) Wiener Jahrbücher, 4828, t. XLII, p. 242 e seg.

(4) Ueber die Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues; nell'Introduz, alla sua grande opera sulla lingua kavi, CCCXXVI-VII.

Gesenius (1), Lassen (2), Ewald (3), Lepsius (4), Pott (5), Luzzato (6), Dietrich (7), Bunsen (8), Boettiger (9), Kunick (10) ed altri (11).

Tra i molti esempi ch'io potrei addurre, mi contenterò solamente di citare i radicali bilitterali, o, i quali si trovano nelle radici delle voci semitiche ed ariane che denotano qualche cosa di fondamentalmente analogo al leccare, o inghiottire (12); e il radicale, che è il substrato di tutti i vocaboli semitici ed ariani che indicano globo, glomero, agglomerare (13).

Le radici, o, si trovano associate, in entrambe le famiglie linguistiche, all'idea di mescere, mescolare (14); e il radicale n alle voci che indicano glabro, glabrosità, levigatezza (15). La radice' trovasi in cornu lat., horn tedesco, kern celtico; in arta pelv!,

קרו

(1) Lexicon manuale hebraicum et chaldaicum. Lipsiæ, 1847, Prefaz. e Lehrgebäude der hebr. Sprache, p. 185 e seg.

(2) Indische Alterthumskunde, I, 528.

(3) Grammatik der hebr. Sprache. Leipzig, 1835, 2. ediz. § 9 e seg.

(4) Zwei sprachvergleichende Abhandlungen, 1. Ueber die Anordung und Verwandtschaft des Semitischen, Indischen, Ethiopischen und AltÆgyptischen Alphabets. 2. Ueber den Ursprung und die Werwandtschaft der Zahlwörter in der Indo-germanischen, Semitischen, und Koptischen Sprache. Berlin, 1856.

(5) Nell'Enciclopedia di Ersch e Gruber, art. Indo-germanischer Sprach

stamm.

(6) Prolegomeni ad una grammatica ragionata della lingua ebraica. Padova, 1836, p. 81 e seg.

(7) Abhandlungen für semitische Wortforschung. Leipzig, 1844.

(8) Outlines of the philosophy of universal history, applied to language and religion. London, 1854, t. 1, p. 172 e seg. 242 e seg.

(9) Wurzelforschungen. Halle, 1852, e On the classification of semitic roots, append. B. al t. II. delle Outlines del Bunsen.

(10) Loc. cit. p. 545 e seg.

(11) Le radici verbali semitiche, nel loro attuale stato sono trilittere, ma fra queste havvene alcune, che sono tali solamente per una finzione grammaticale, come i verbi detti concavi e geminati che rimangono trilitterali e monosillabici in quasi tutta la loro coniugazione; ed altre, le quali, benchè trilittere, si distinguono per la debolezza di una lettera radicale, che, in certi casi, divien vocale, o non si pronunzia punto, come ne’verbi che si chiamano deboli, o imperfetti. Le radici poi decisamente trilitterali hanno sempre una lettera più debole delle altre, la quale sembra avere minori attinenze col fondo della significazione, ed esservi stata aggiunta più tardi, o sovrapposta.

(12) Sansc. lih (leccare), lag (gustare), lauk (parlare); λeix, dixa; lingo, ligurio, lingua, gula (gl), glutio; ted. lecken, lechzen; ingl. to lick; franc. lécher; celt. lonkan; e con l'aggiunta delle labiali be d, lambere aós, anto, labium. sansc. lap. ted. Lippe, etc.

(13) Glomus, glomerare, globus, nvdiw, nvdivòv, etc.

(14) Sansc. mis, píoyo, misceo; pol. mieszan; ingl. to mash; ted. mischen; celt. meskan.

(15) Glaber, calvus, yunus, yλotós, ykisxpos, glacies, glisco, gluten; ted. glatt, Glas, gleissen, glänzen.

artha got., Erde ted. terra; . riempire (sanscrito pr, o pår), in màéos, mànρús, miμmàn, plenus, implere, füllen, to fill, polac. pilny; 2, oh in salvus, salus etc.; ♫ox in ¿, offa etc.

Indipendentemente da siffatte similitudini, altre ve n' ha pure delle più intime relative alla identità de' pronomi e de' nomi numerali di ciascheduno de' due gruppi d' idiomi, come mostra il seguente confronto fra i pronomi e i numerali ebraici, e i corrispondenti nelle lingue indo-europee (1).

Pronomi.

1.a pers. singol. a-ni (2) -is (beoz.) per y; ego, lat.; io, ital.; ich, ted.; ah-am sanscr.: ravvicinamento dubbio.

1.a pers. plur. an h-nu-vó, nos, celt. ny.

2.a pers. singol. an-ta-indo-europeo tu.
3. pers. singol. hu, hipers. o, celt. han, hi.,

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2. sna(yim), o tna(yim)

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3. slos (3), o tlat — tri, īpɛïs, etc. per la permutazione del l in r. 6. ses sanscr. sas, ¿, sex, etc.

7. sba

sanscr. saptan, septem, etc.; il t non è essenziale: got. sibun, ted. sieben, ingl. seven.

Niuno per fermo vorrà dire essere fortuite cotali rassomiglianze, o dipendenti dalla sola identità fonetica onde certe idee sono espresse nelle lingue di quasi tutti i popoli; imperciocchè siccom' elle si ravvisano tanto nelle radici che possono allogarsi nella classe delle onomatopee, quanto in quelle appartenenti a vocaboli convenzionali, nei nomi di numero, e finalmente in certe voci (pronomi) che denotano i primi rapporti che l'uomo, individualizzandosi, instituisce col resto del mondo esterno, così ci pare, che provino abbastanza e l'antichissimo connubio esistito fra Semiti ed Indo-Europei, e l'unità della razza onde procedono e l'uno e l'altro ramo di popoli: conclusione convalidata eziandio da pruove di un altro genere, le quali si raccolgono da alcune reliquie di tradizioni primitive conservatesi fra Semiti ed Ariani, e riconoscibili tuttora in alcuni mili variamente alterati delle loro antichissime religioni. Tra i quali, secondo notava prima l'Ewald (4), è la credenza in uno stato primitivo di perfezione, l'idea (1) Dal Renan, Histoire générale et système comparé des langues sémitiques. Paris, 1855, p. 438.

(2) An costituisce un sostegno comune alla maggior parte de'pronomi semitici. In arameo ed in arabo, il pronome della prima persona è ana; ma il pronome affisso è i, come in ebraico or la forma del pronome affisso è più essenziale di quella del pronome isolato.

(3) A fine di rendere più sensibile il parallelismo si è trascritto lo schin ebraico (v) per la semplice sibilante s.

(4) Geschichte des Volkes Israel, t. I. p. 502 e seg. 2. ediz.

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