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Famiglia Slava.

le varietà pullulate da ciascun dialetto principale, e come si raccoglie dallo specchietto che qui sotto ne presentiamo.

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Comprendiamo nella Sotto-famiglia Illirica tutti gli Slavi stabiliti dalle rive del Danubio e del Mar Nero fino al Golfo Adriatico, i quali da varî scrittori sono stati divisi in più gruppi secondo i loro diversi dialetti; onde il Dobrowski (1) ne ha formato tre divisioni (Illirici, Croati e Sloveni); il Biondelli (2) due, rimenando gli Sloveni fra gli Illirici; due anche l' Eichhoff (3) ( Serbi e Carnici); tre il Kopitar (4) (Croato-Serbi, Sloveni e Bulgari); tre anche lo Schaffarik (5) e Pri

(1) Geschichte der Böhmischer Sprache und ältern Literatur. Prag. 4808.

(2) Atlante linguistico cit.

(3) Op. cit.

(4) Nel Wiener Jahrbücher, a. 1822.

(5) Slawische Altherthümer cit.

slava). Praze, 1849.

Slovansky Narodopis (Etnologia

chard (1) (Serbi, Croati e Vendi); cinque il d'Omalius d'Halloy (2), cioè Bulgari, Serbi, Carnici, Vendi e Sloveni. Noi li riterremo tutti sotto il nome comune d'lllirici, opinando essere gli svariati dialetti di questa Sotto-famiglia strettamente affini fra di loro; 1. perchè le differenze che li distinguono non sono maggiori di quelle che separano i varî dialetti delle altre lingue, p. es. gli italici, i francesi, etc. (3); 2. perchè queste diverse popolazioni slave s' intendono facilmente, non ostante la diversità de' loro vernacoli provinciali; 3. perchè infine le glorie letterarie di una di esse popolazioni formano il comune patrimonio di tutte.

Gli Illirici sono di persona più grande che snella: largo il capo e grosso; la fronte quadra e sporgente; la carnagione brunetta, i capelli castagni, gli occhi nereggianti. Sono rozzi, è vero, nelle loro maniere, ma intelligenti, laboriosi e perseveranti; valorosi, intrepidi, risoluti.

Non dispiacerà, io credo, al lettore se io qui trascriva alcune particelle di una scrittura del Tommaseo nella quale, sebbene ei ragioni del solo popolo serbo, non pertanto le sue riflessioni possono essere estese a tutte l'altre popolazioni per noi comprese nella Sotto-famiglia Illirica.

<< Questa è consolazione grande, dice il Tommaseo (4), fra tanti dubbi dolorosi, vedere che in quelle parti della nazione slava, cui non corruppero i costumi stranieri, la famiglia conservi intatti i suoi dolci e santi ligami.

<«< Nei canti di Serbia (5) la madre è nome sacro: la madre è come il grado per cui la venerazione e l'amore ascendono dalle terrene alle cose celesti. Gentile il proverbio che ritorna frequente e nei canti e nel parlare dei Serbi, che per dire taluno ch'è lieto ovver misero, dicono: lieto a lui la madre! misera la madre sua! Egli e la madre son uno: la madre lontana, o morta, in esso vive, gioisce, o piange in esso; come il sangue materno nelle vene di lui, cosi ricorre ne' suoi pensieri l'amore materno.

<< La sorella è altresì nome caro, e siccome ne'canti, così ne'costumi di Serbia, la donna è, più che taluno non creda, onorata. Nelle società corrotte, ove le cerimonie tengon luogo del sentimento, e le parole dispensan dall' opera, la donna è nelle apparenze adorata disprezzata ne' fatti. I popoli semplici e costumati non adoran la donna appunto perciò che la onorano. E perchè la onorano, non la vo(1) Researches cit. III. 444.

(2) Des races humaines, ou Éléments d'ethnographie. Paris, 1845. (3) Schaffarick, Slawische Altherthümer, e Storia della lingua e letteratura slava. Ofen, 1826. — Miklosich, Vergleichende Formenlehre der slawischen Sprache. Wien, 1856.

(4) De' canti del popolo dalmata, nel Giornale Euganeo. Maggio, 1844. (5) La Serbia, secondo l'autore, è la sorgente da cui derivano i costumi e i canti del popolo di Dalmazia.

gliono essi neghittosa, annoiata, occupata inettamente a sole sue vanità; ma la fanno partecipe all'autorità ed ai travagli: ubbidire le insegnano acciocch'ella apprenda a comandare; acciocchè ella apprenda a gioire fortemente, le insegnano fortemente a patire.

Gli affetti domestici nel popolo serbico si distendono potenti ai cugini e ai cognati, che tutti fino ad ora vivevano sotto il medesimo tetto, e della famiglia facevano una tribù........ L'amicizia era anch'essa santificata; ed un quasi sacramento dinanzi agli altari univa i colleghi fino alla morte. Di soli i popoli germanici narra la storia il somigliante; ma negli Slavi è ancora più religioso quel rito; ed è tanto più affettuoso, che non vi si sottintendeva così frequente il bisogno degli aiuti guerreschi in questi popoli, meno guerreggiatori degli antichi Germani, tuttochè non meno guerrieri.

<< L'ospitalità stessa è altra loro dote eminente. Il Serbo non accoglie soltanto l'ospite suo, ma l'attende, e col desiderio lo chiama. Inaspettato non gli giunge il suo ospite mai, e prima che nella casa egli l'ha ricevuto nel cuore.

<< Amano i Serbi lo straniero ospite, e par che lo venerino come inviato dal Cielo: lo straniero nemico, più che odiare, disprezzano: E che non immeritamente lo sentano, questo appunto ci è prova, che odiare non sanno. Il disprezzo loro è piuttosto non curanza dell'odio altrui, che orgoglio provocatore. Tanto solo si tengono lontani dall'ingiusto, quanto basta a non esser vili. Provocati, rispondono, vincono e passano ».

E poichè abbiamo parlato de'canti de'Serbi soggiungeremo, che tutti gli Illirici son dotati di poetico ingegno, onde ebbe a chiamarli il Boué: « Italiani della gran famiglia slava ». Del quale ingegno fanno fede i poemi raccolti dal padre Miosiç e ripubblicati dal padre Mlezzi; i canti riuniti da Vuc Stefanoviç col nome di serbi, e riprodotti dal Tommaseo nel 1842, col nome d'illirici, dal Pellegrini con quello di slavi; i canti bulgari editi nel 1844 dal Bogojew, ed i bosniaci, nel 1845, dal Jukiç. Questi parti dell'ingegno popolare formano il monumento poetico più vivo, più bello, più originale di quelle popolazioni. Ne' paragrafi seguenti sarà fatta menzione di ciascuna delle suddivisioni illiriche in particolare.

S. 1. Illirici.

Gli Illirici, così comunemente detti, ma più propriamente Sloveni o Vendi, posseggono il territorio che si comprende fra l'Adriatico, l'Isonzo, la Drava superiore e la Croazia, e che porta il nome di Stiria, Istria, Carniola, Carinzia. Il dialetto che ivi si parla è più duro e più gutturale di quello degli altri Illirici, soprattutto nella città di Trieste e sue adiacenze, dove è mescolato a molte voci teutoniche. Sono popolo industre e commerciante, il quale coltiva eziandio con successo le scienze, le lettere e le arti.

§. 2. Croati.

Vivono i Croati frammisti ad Alemanni ne'comitati di Agram, Kreuz e Warasdin, che compongono il Regno di Croazia appartenente all'austriaca monarchia, e in vari punti dell' Ungheria settentrionale dove hanno fondato parecchie colonie. Parlano un dialetto intermedio a quello de' Slovachi e quello de Serbi, e che conserva tuttora alcune antiche forme non più oggi adoperate negli altri dialetti illirici, siccome il duale e le terminazioni de'casi, come sono usati nella traduzione cirilliana della Bibbia.

§. 5. Bosniaci.

Sono abitatori della Bosnia o Bossina, la quale i Serbi denominano Vlacchia, e i Dalmati Morolacchia o Morlacchia, quasi Valachia marittima. « Coraggioso é prudente popolo, non feroce, affettuoso, fermo, generoso e risparmiatore, non ambizioso, sincero (e solo il sospetto dell' altrui perfidia può tentarlo a perfidia ). Amante la patria, la famiglia, riconoscente, ospitale. Dopo spento il nome serbico, conservò la Bossina il suo e l'arme propria: una luna e una stella. Sino alla metà del secolo XV. Stefano Tommasevic, re illustre di Bossina, ebbe splendida corte. Ma nel 1463 la fu provincia turca, della quale però la Porta, serbando a sè l'alto Dominio, lasciava a' più possenti del paese il governo (1) ».

S. 4. Serbi.

Quasi in nulla diversi da' vicini Bosniaci sono i Serbi. Il lor sermone e quella della Bossina sono i più dolci fra tutti gli illirici. Nel Medio Evo formavano uno stato possente; ora il paese è una provincia tributaria dell'Impero Ottomano.

§. 5. Dalmati.

Sono sparsi per tutta l'Erzegovina, ossia Dalmazia Ottomana, e per il littorale adriatico da Cattaro a Zara con l'isole vicine. Parlano un dialetto illirico assai dolce e poetico, bene adatto all'indole mite e pacifica del popolo. Hanno grande attitudine al navigare, e formano la parte più ragguardevole dei marinieri austriaci.

S. 6. Montenegrini.

La popolazione del Montenegro conserva da lungo tempo la sua indipendenza, quantunque pretenda la Sublime Porta di esercitarvi il supremo Dominio. Feroci e senza civiltà, « in essi hai la vita sel(1) Tommasco, Canti popolari. Venezia, 1841-42, tom. IV. p. 17.

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vaggia accanto ad alcuni usi della ingentilita, e l' indole slava contaminata da menzogna e da frode (1) ». Dura ancora presso di essi il costume per cui si espiano e compensano i delitti con danaro ed altre cose convenute.

Cosi i Bosniaci, come i Serbi, i Dalmati e i Montenegrini sono fra sè vincolati assai strettamente da' loro idiomi, i quali si vogliono derivati tutti dal serbico, ond' eglino stessi que' popoli non hanno altra appellazione, presso alcuni etnologi, se non quella comune di Serbi. Poco differiscono questi idiomi da quelli degli altri Illirici, per lo che i Panslavisti non ammettono veruna differenza fra gli Illirici, sia dal lato della nazionalità, sia da quello della lingua. Si distinguono però in questo, che i Serbi (Bosniaci, Serbi, Dalmati, Montenegrini) seguono il rito della Chiesa Greca, e scrivono la lingua loro con l'alfabeto cirilliano, mentre che gli altri Illirici hanno abbracciato il rito della Chiesa Romana, e si servono, nella scrittura, dell'alfabeto latino.

S. 7. Bulgari.

Sono quasi i soli abitatori dell' antica Mesia, Tracia e Macedonia, che sono tutta la Bulgaria e parte della moderna Romelia fino a quella linea sinuosa, la quale toccando la riva settentrionale del golfo di Tessalonica e Vasiliko sul Mar Nero, contorni ed abbracci Rupa, Arda, Kermenti, Adrianopoli, Tirnovo e Brodivo (2).

Generalmente non hanno istruzione, e sono dediti soltanto alla coltivazione delle campagne. Non pare che meritino la fama che li qualifica per la parte più laboriosa della famiglia slava. Assai più debbono essere lodati per la loro pazienza, pacatezza e moderazione, che li rendono meno inchinevoli alle turbolenze ed allo scompiglio. Favellano un dialetto molto dolce, il quale si presta facilmente alle sem plici espressioni delle loro canzoni popolari. L'antico bulgaro (che è la lingua della traduzione della Bibbia fatta da Cirillo) divenne l'idioma ecclesiastico della chiesa Greco-Russa in Servia, Romelia, Russia, ed occupa nella filologia slava lo stesso posto che il gotico nella storia delle lingue germaniche.

ARTICOLO II.

SOTTO-FAMIGLIA RUSSA.

I Russi, parte oggi importantissima della Famiglia Slava, sono sparsi non solo nel vasto paese che chiamasi Russia, ma eziandio, benchè (1) Tommaseo, Ibid.

(2) Max. Müller, The Languages of the Seat of War in the East. London, 1854, p. 64.

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