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Occupazione, assenzia ci tien sani
Da questa peste o sia galanteria,
Allora elezion par ch' ella sia.

Tanti uomini da ben n'han detto e scritto, In lingua greca, latina ed ebrea,

In Roma già, in Atene, in Egitto:

Un lo tien cosa buona, un altro rea.

Non so chi s' abbia il torto o ch' il diritto,
Non voglio starmi a metter la giornea;
Basta ch' un male è amor malvagio e strano,
E Dio guardi ciascun da la sua mano.

Si voglion questi due cavare il core;
E poi combatton, come dir, per nuila;
Che se l'un d'essi alfin s'arrende o muore,
L'altro arà guadagnato una fanciulla.
Combatte Orlando colmo di furore;
Quell' altro Ferraù non si trastulla :
Pari è la stizza e la forza e l'ardire;
Ma il conte Orlando non la può patire.

Avea, fra l'altre grandi, una ventura
Avuta il conte, quando fu fatato,
Che nessuno a combatter con lui dura
Tre giorni, e sia quanto si vuol barbato.
Un sol Don Chiaro mette la scrittura,
E questo altro folletto aver durato,
Il quale invero il fior fu de' Pagani:
Onde bisogna ben menar le mani.

Vannosi addosso a guisa di dragoni,
Senza compassion, senza pietate :
Dannosi i più crudeli stramazzoni,
Le più fiere ed orrende bastonate ;
Che par che mandi giù saette e tuoni,

Quand' è più il ciel crucciato a mezza state.
Ognun si maraviglia e duole a morte
D'aver trovato un iscontro si forte.

E nondimeno attende a scaricare, Facendo assai rumore e poco danno. Sangue l'un l'altro non si può cavare; Ma livide le carni e nere fanno ;

Che l'armi i colpi non posson parare,
Che (come ho detto) spezzate se l'hanno,
Anzi trite, anzi polvere n' han fatto:
Non vuole alcun di lor più pace o patto.

La festa è per durar più che l' ottava,
Se qualche caso non vi s' intromette.
Nessun di lor vantaggio ancor ne cava,
E del suo anche molto non vi mette.
Intanto ecco una donna cavalcava
Verso di lor (come fan le staffette)
A tutta briglia correndo, e gridando :
Dov'è quel Ferraù, ch' io vo cercando?
Piangeva la meschina a più potere ;
E sendo molto bella e graziosa,
Più bella il pianto la facea parere,
Come talvolta ci sembra una rosa
Bagnata di rugiada più piacere.
Saluta Orlando, e poi gli dice: Posa
La collera, signor, per cortesia ;
Benchè strana domanda sia la mia,

Nè tu me, nè io te non conoscendo.
Ma credo, che tu sii signor gentile;
E credendoti tal, certa mi rendo
Che non parratti nè strana, nè vile.
Vo per lo mondo misera piangendo
In questo abito afflitto e vedovile;
E disperata cerco qui costui :
Pregoti non combatter più con lui.

Orlando ch' era pien di cortesia, Senz'altro al primo disse: io son contento; E se di più aiuto hai caristia

(Benchè l'offerta è di poco momento).
T'offerisco anche la persona mia.

La donna fece un gran ringraziamento,
E disse: Signor mio, questo mi hasta :
La cortesia (chi ben non l'usa) guasta.

Poi volta a Ferraù, disse: tu stai
A combatter in Francia per niente.
Non so s' ancor riconosciuto m' hai;

Fiordespina son io la tua parente,
Venuta a darti nuova de' tuoi guai.
Tuo padre Falgeron preso è dolente,
Valenza arsa è, e disfatta Aragona,
Ed è l'assedio intorno a Barzellona.

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Egli è venuto in Spagna un Satanasṣo,
Una furia, una fiera orrenda e strana
Che dicon che si chiama il re Gradasso,
Ed è signor di tutta Sericana.

La tempesta non fa tanto fracasso,
Quando le biade e frutti a terra spiana.
Cristiani e Saracin gli son tutt' uno:
Halla con noi, con Carlo e con ognuno.
E con esso un esercito infinito
Barbaro, traditor, malvagio e stolto.
Il povero Marsilio è sbigottito.
Io vidi il vecchio re battersi il volto;
E sendogli mancato ogni partito,
Con tutta la speranza a te s'è volto.

Vien dunque in Spagna ad acquistar vittoria,
Che ti fia di più frutto e di più gloria.
Stava il Pagano attouito ascoltando
Quelle cose che a lui parevan strane.
Amore, onor, pietà contrapesando,
Sospeso alquanto sopra sè rimane.

Pur disse al Conte, io mi ti raccomando ;
Serbiam la nostra querela a domane,
Cioè quand' io sarò meno occupato,
Tu se' valerte e l' hai ben dimostrato.
Orlando il lasciò gir cortesemente,
Che non volse già far come fe' lui.
L'un per levante e l'altro per ponente,
Si partono in un tratto tutti dui.
Il Conte muta la guerra presente
Con quella dei nemici interni sui :
Cercando va colei, ch' era fuggita,
Senz' esser d'alcun vista, nè sentita.

Ferraù con la donna di buon passo
Attende verso Spagna a cavalcare;

Pargli mill' anni esser con Gradasso,
Perchè gli spera il sangue ristagnare:
Ma gli parrà più duro poi ch'un sasso :
Però, poichè vuol ir, lasciamlo andare,
E vediam quel che fa l'imperadore,

Che anch'e' di Spagna ha sentito il rumore.

CENNI BIOGRAFICI DELL' ARIOSTO

Sommario.

LEZIONE XIV.

Ariosto principe dei poeti romanzeschi.

Suoi natali e famiglia.

Studi giovanili.

bandona la legge per le belle lettere.

Ab.

L' Orlando

furioso. Strettezze domestiche e grettezze della corte

Estense. Ariosto governatore in Grafagnana. timi anni, e morte sua.

Ul

Quanto

uanto siamo fin qui, o giovani, venuti ragionando, non è, a dir vero, più che una prepara zione allo studio dell' Orlando furioso, il quale fu ben a ragione considerato come l'edifizio monumentale dell' epopea romanzesca e una delle più sorprendenti produzioni della nostra letteratura dopo quel miracolo della Divina Commedia. Sarebbe infatti difficil cosa il volere tra i molti nostri cercare un poeta come Lodovico Ariosto, il quale tanto per la potenza dell' immaginazione, quanto per l'arte di colorire si avvicini così a quel sommo ed insuperabile. Il Pulci colla facilità della narrazione, il Boiardo colla gravità e ricchezza dell' invenzione già preconizzavano l'Ariosto, o

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