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comune consenso ci sommettemmo al suo giudizio. Quindi altro vino fu recato; si bevve, e ognun di noi andò a coricarsi senz' altro indugio.

« La mattina, quando cominciava il giorno a spuntare, l'ostiere si alzò, e fu il nostro primo gallo; ci raccolse tutti insieme in un gregge, e fuori cavalcammo a buon passo sino al beveraggio di San Tommaso: quivi il nostro ostiere fermò il cavallo e disse così: Signori, ascoltate, se vi piace; voi sapete la vostra promessa, ed io ve la rimembro. Se la canzon del mattino si accorda con quella della sera, vediamo ora chi debba dire la prima novella. Quanto è vero ch'io berrò sempre vino of cervogia, chi fia ribelle al mio giudizio, pagherà per tutti la spesa del viaggio. Ora via tirate la paglia pria di muovere più oltre: chi ha la più corta principierà.

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Signor cavaliere! aggiuns' egli, mio padrone e signore, tirate la corta, chè tale è il mio desiderio. Appressatevi, poi disse, signora priora, e voi signor studiante! Gettate via la vergogna, nè pensate ad altro. Via, stenda ciascun la mano.

<< Tosto ognuno cominciò tirar la festuca, e per dir brevemente come avvenue, fosse mo ventura, o caso, il vero si è che la corta toccò al cavaliere, onde ognuno rimase più che lieto e contento. E ragion era ch'ei dicesse la novella secondo la promessa, e il patto che già sentiste. Che "val più dire? Quando questo buon uomo vide ch' era così, siccome colui ch' era savio e obbediente, per adempire alla sua spontanea promessa, disse: « Poichè tocca a me l'incominciare il giuoco, sia in nome di Dio ben venuta la corta. Via dunque cavalchiamo, ed ascoltate ciò che sto per dirvi..

« A quel detto noi proseguimmo il nostro cammino cavalcando, ed ei principiò la sua novella con una cera propriamente gioconda, e disse come or voi qui sentirete. »

(Qui seguono le novelle)

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Sommario.

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ARIOSTO

DELL' EPOPEA ROMANZESCA

LEZIONE XII.

Importanza storica della poesia romanParagone tra l'antica e la nuova mitologia. L' epopea romanzesca è una storia simbolica del medio evo la quale non ha unità di soggetto, e per qual ragione. Carattere dei principali personaggi. Carlomagno è per gl' Italiani come un eroe nazionale. Turpino e la sua cronaca.

Non è maraviglia, o giovani prestanti, se quella

ben troppo numerosa schiera di lettori, che cercano leggendo, e scorrono le più nobili ispirazioni dei poeti, non per volontà di forti studi, ma per desiderio di ricrearsi, o solamente cessar la noia del tempo, non avvertisse l'importanza dell' epopea romanzesca o la tenesse (senza cercar oltre la corteccia) come un semplice gioco di fantasia,

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e un geniale trovato per rallegrare le mense dei grandi o i convegni del popolo. Dessa infatti è tale nella prima veduta, che, considerandola senza il sussidio della storia, può venire ben di leggieri disconosciuta. Ma non così per noi che nella storia delle belle lettere abbiamo, indagando attentamente, fin qui trovato via via anche la storia civile della società; conciossiachè non sia da pensarsi che l'una possa camminar così disgiunta dall'altra, che a vicenda visibilmente non giovino a commentarsi. Le condizioni civili d' un popolo ne educano e modificano variamente lo spirito; e le produzioni delle arti ne sono poi l'espressione più sincera e meno ingannevole.

E che ciò sia certissimo, noi possiamo ampiamente chiarircene restringendoci anche solo all'argomento che oggidì prendiamo a trattare. La straordinaria mitologia dell' epopea romanzesca, la quale popolò il mondo di esseri così strani, come paiono i maghi, le streghe, i dragoni e i diavoli più spaventosi; guerrieri ed armi fatate, giganti e mostri d'ogni maniera e generazione, non è così nuova che non abbia un qualche e ben curioso raffronto colla più lontana antichità. Quando voi leggete le battaglie degli Iddii e dei giganti di Flegra, gli errori di Cadmo e di Ercole, le favolose spedizioni degli Argonanti, gl'incantesimi di Medea e di Circe, la smisurata potenza di Polifemo e dei fratelli Ciclopi, le maraviglie d'Orfeo e di Anfione, i mostri di Teseo, i voli di Perseo sul Pegaso, le trasformazioni di Medusa e di Niobe, e cosi d'infinite altre cose somiglianti, non vi ricorrono alcuna volta al pensiero le gesta maravigliose di re Arturo, di Carlomagno, e dei Paladini

della Tavola rotonda? Or credete voi che senza altra cagione fuori una imitazione improbabile rispetto ai primi compositori di poemi romanzeschi, si dovessero risuscitare le medesime finzioni, e le medesime fantasie? Voi non trovate riprodotta una parte, ma tutto quanto il ciclo poetico antico; il che non potrebbe altrimenti spiegarsi se non colla conformità delle condizioni sociali, colla medesimezza degli errori e delle credenze superstiziose. Il vecchio ciclo comincia colle teogonie e le storie degli Dei e de' Semidei, per terminare coll' epoca eroica, e, per così dire umana, dell'impresa di Troia; siccome il moderno viene iniziato dalle istituzioni cavalleresche, le quali anch' esse hanno un esito tutto istorico nell' impresa del Santo Sepolcro, capitanata dal pio Buglione, e cantata dal Tasso, che è l' Omero de' tempi nostri.

L'epopea romanzesca vuol pertanto considerarsi come una storia simbolica della società del medio evo, la quale si ricostruisce sulle rovine dell'antica, caduta per vecchiezza ed insufficienza di dottrine, non che per la prepotenza delle invasioni barbariche. Essa è la storia della civiltà nascente, promossa dai benefici influssi del Cristianesimo, combattuta da inveterati pregiudizi e da nuova barbarie, ma finalmente vittoriosa, quando giunge una volta a piantare la croce sul sepolcro di Cristo, intorno al quale raccoglie i popoli sperperati sino allora a guisa dei selvaggi, onde formar un nuovo patto, ampliare i commerci, stringere più grandi relazioni, e cominciare una vita nuova e rigogliosa di giovinezza e di forza. Questa lotta della civiltà colla barbarie, dell' errore colla fede non ha un campione determinato, ma intere

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