Oscura, profond' era e nebulosa, Tanto che per ficcar lo viso al fondo I' sarò primo, e tu sarai secondo. Che suoli al mio dubbiare esser conforto ? Ed egli a me; l'angoscia de le genti Che son qua giù, nel viso mi dipigne Quella pietà che tu per tema senti. Andiam, che la via lunga ne sospigne; Così si mise, e così mi fè 'ntrare Nel primo cerchio che l'abisso cigne, Quivi, secondo che per ascoltare, Non avea pianto, ma che di sospiri, Che l'aura eterna facevan tremare: Ch' avean le turbe, ch' eran molte e grandi Lo buon maestro a mẹ, tu non dimandi, Or vo'che sappi, innanzi che più andi, E se furon dinanzi al Cristianesmo, Conobbi, che 'n quel limbo eran sospesi. Israel con suo padre e co' suoi nati, 30 Non lasciavam l'andar perch' e' dicessi, Di qua dal sommo; quand' i'vidi un foco Di lungi v' eravamo ancora un poco, Che di lor suona su ne la tua vita, Onorate l'altissimo poeta: L'ombra sua torna, ch'era dipartita. Mira colui con quella spada in mano, Quegli è Omero poeta sovrano: L'altro è Orazio satiro che viene, Ovidio è l terzo, e l'ultimo è Lucano. Perocchè ciascun meco si conviene Di quel signor de l'altissimo canto, Che sovra gli altri com'aquila vola, Da ch' ebber ragionato 'nsieme alquanto, Volsersi a me con salutevol cenno: E'l mio maestro sorrise di tanto; È più d'onore ancora assai mi fenno: Ch'ei si mi fecer de la loro schiera, Sì ch'i' fui sesto tra cotanto senno. Così n'andammo insino a la lumiera Parlando cose che 'l tacere è bello Sì com' era parlar colà dov' erą. Venimmo al piè d'un nobile castello Sette volte cerchiato d'alte mura, Difeso 'ntorno d' un bel fiumicello. Questo passammo come terra dura: Per sette porte intrai con questi savi Giugnemmo in prato di fresca verdura. Genti y'cran con occhj tardi e gravi, Di grand'autorità ne' lor sembianti: Parlavan rado con voci soavi. Traemmoci così da l'un de' canti In luogo aperto luminoso e alto Si che veder si potén tutti quanti, Colà diritto sopra 'l verde smalto Tra' quai conobbi ed Ettore, ed Enea, Da l'altra parte, e vidi 'l re Latino, Che 'nnanzi a gli altri più presso gli stanno. Democrito che 'l mondo a caso pone, Diogenes, Anassagora, e Tale, Empedocles, Eraclito, e Zenone: E vidi buono accoglitor del quale, Dioscoride dico: e vidi Orfeo, Tullio, e Lino, e Seneca morale: Euclide geometra, e Tolommeo, Ippocrate, Avicenna, e Galieno, Avverrois, che 'l gran comento feo. |