Severo oltre modo a Torquato mi è sempre parso il giudizio de' posteri, i quali condannarono irremissibilmente all' oblio la sua grave e storica Gerusalemme Conquistata, a totale benefizio della più leggiadra e cavalleresca. primogenita. Non ch' io stimi riparabile più dai moderni o da' posteri nostri la sentenza; nè che io presuma di rimettere in onore la seconda a scapito della prima sorella; ma vorrei che coteste nobili creature di sì forte ingegno fossero entrambe tenute nella debita stima, e che, poste diligen-. temente a riscontro l'una dell' altra, meglio si considerassero i pregi e i difetti particolari e comuni ai due poemi. Da tale attenta disamina mi è avviso, che non solo ne uscirebbe più temperato il giudizio sulla Conquistata, ma si vedrebbe eziandio che, se improvvidamente ne furono tolti alcuni tratti ed episodi onde si abbellisce la Liberata, questa per contro s'avvantaggerebbe assaissimo di alcune correzioni ed aggiunte, che sono pregio indegnamente negletto di quella. Tanto che, a mio credere, l'una è compimento dell' altra, e la grande epopea delle Crociate quale fu concepita e figurata dal Tasso, non si rappresenta intera intera alla mente chi l'una coll' altra Gerusalemme non raffronta e compone alla unità di concetto onde mosse. Due grandi nostri scrittori, Torquato Tasso ed Alessandro Manzoni, hanno fra di loro non poche notevoli somiglianze, ma notevolissima questa: che tutt' e due s'ingegnarono di abbattere col maturo senno del filosofo ciò che aveano creato colla giovanile fantasia del poeta; e quegli col Giudizio sovra la Gerusalemme da lui riformata, questi col discorso Del Romanzo Storico, e in genere de' componimenti misti di storia e d'invenzione, menarono colpi spietati, ma per buona sorte di pochissimo effetto, sull'opere loro immortali. Se non che il vivente Lombardo non mutò sostanzialmente nulla a' caratteri de' suoi personaggi, pago di agghindare studiosamente i Promessi Sposi di veste toscana, la quale sulle prime parve a taluno che non in tutto si convenisse cogli spilloni d'argento di Lucia, ma poi, facendoci l'occhio, gl' Italiani vi si acconciarono sì bene, che nessun più rammenta, non che rimpianga, la prima veste della forosetta Briantina. Per lo contrario il Tasso non si contentò di ritoccare la forma esteriore della sua Gerusalemme, ma fu tratto, parte dalle ingiuste censure degli ipercritici, parte dal proprio ragionamento, ad alterare profonda mente i caratteri di quegli eroi, che già erano scolpiti nella mente di tutti, e a tor via que' graziosi epis、 di, che già sonavano sulle labbra del popolo. Il Rinaldo d'Este, personaggio d'invenzione, doventa nella Conquistata Riccardo, storico figliuolo al Guiscardo; il feroce Argante, A cui la propria spada è nume e legge, > nella Conquistata ha moglie e figliuoli, e smette la lorica di Turno per cingersi l'elmo di Ettore; Olindo e Sofronia, Gildippe 'ed Odoardo scompaiono, il vago idillio d'Erminia, il bel cenno al Colombo è soppresso. Questi e simili rimutamenti e tagli importuni dispiacquero al lettore, il quale nel suo dispetto non seppe più neanco vedere i giudiziosi miglioramenti, e le felicissime aggiunte, che pure si riscontrano nel poema rifatto. Da tali considerazioni fui condotto ad illustrare la Gerusalemme Liberata nel presente modo, ch' io reputo nuovo e spero utile alle scuole. E questo è, che raccolsi a piè di pagina tutte le varianti della Conquistata, le quali mi parvero più degne di nota, o perchè ne esce più evidente e preciso il concetto del poeta; o perchè subentrano altre idee più conformi alla verità della storia, ai costumi de' tempi e alla topografia del paese; ovvero solo perchè ne vien raddolcito un verso e migliorato un inciso, una dizione, un vocabolo. Le aggiunte della Conquistata, che sono parecchie e a volte bellissime, di stanze e di canti intieri, ho riferite, quanto più copiosamente potei, sempre che mi paressero allargare, o chiarire, o meglio ancora correggere lo sviluppo e la tela della prima Gerusalemme. Nè queste ancora tutte (e me ne piange il cuore) poterono essere accolte, perchè troppo lunghe e soverchianti l'economia del libro: tali sono (ad esempio) l' episodio di Vafrino nel XVI, la rotta di Joppe nel XVII, la visione di Goffredo nel XX, e la morte di Ruperto d' Ansa nel XXI, luoghi che splendono di bellezze inestimabili, e rivelano la mano maestra dell' Omero italiano. Le giunte e i concieri che raffreddano, o guastano (e sono pur troppo in gran copia), ovvero quelli che furono suggeriti da scr'npoli religiosi, o imposti dal padre Inquisitore, tralasciai, un po' per riverenza alla infelicità senza fine del grande Torquato, un po' per ripugnanza a trarre, come si usa, dal brutto i documenti del bello. Persuaso per contro che ne' raffronti co' sommi poeti s'acuisca il criterio e s' affini il gusto de' giovani, largheggiai nelle citazioni de'passi imitati da Omero, da Virgilio, da Ovidio, da Lucano, da Claudiano, dall' Alighieri, dal Petrarca, dall' Ariosto e da altri minori antichi e moderni, giovandomi delle fatiche che spesero intorno alla Liberata Scipio Gentili, Giulio Guastavini, ' La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso con le figure di Bernardo Castello e le annotazioni di Scipio Gentili e di Giulio Guastavini. In Genova, M.D.LXXxx. 3 Paolo Beni, Francesco Birago, Monsignor Cavedoni e Michele Colombo. Per le illustrazioni storiche mi valsi principalmente dell'erudito e diligentissimo commento fatto alla Gerusalemme dal professore Camillo Mella, il quale, per questo rispetto, tolse ai venturi la speranza di poter far più e meglio. Che se in una ristampa egli si persuadesse a reintegrare il testo del poema, e a ridurre in formato più economico l'edizione, io son certo che il suo lavoro correrebbe più accetto e domestico nelle scuole d' Italia, con lode non piccola del commentatore e con non minore utilità degli studi. 4 Il testo seguitato è quello del Colombo nella stampa correttissima del Sicca. Gli argomenti in prosa a ogni canto sono tratti dallo stesso libro del Mella, al quale chiedo venia del non aver saputo come e dove ottenerne prima licenza, e nello stesso tempo rendo grazie all' egregio professore Luigi Settembrini della cortese prontezza, con che gli piacque acconsentire che alla mia povera fatica acquistasse pregio la Vita di Torquato Tasso, cavata dalle sue splendide lezioni di letteratura italiana. E finalmente, perchè taluno potrà notare che io m'astenni dal riportare le irriverenti critiche del Galileo alla Gerusalemme e da ogni censura ai luoghi troppo ricercati e ad alquante poche gonfiezze ed antitesi che prenunziano il Secento, io ne darò ragione, concludendo, colle parole del prelodato professore Settembrini: «Ci sono due specie di critiche: l'una, che s'ingegna più di scorgere i difetti; l'altra, di rilevar le bellezze. A me piace più la seconda che nasce da amore, e vuol destare amore, che è padre dell' arte; mentre l'altra mi pare che somigli a superbia; e, sotto colore di cercare la verità, distrugge tutto e lascia l'anima sterile. O giovani, chi non sa amare non può intendere la Gerusalemme, e nota piccolissimi difetti, incapace di comprendere le stupende bellezze del poema.» DOMENICO CARBONE. Comparazione di Torquato Tasso con Omero e Virgilio, insieme con la di•fesa dell' Ariosto, paragonato ad Omero, di Paolo Beni. In Padova, per Battista Martini, 1612. Dichiarazioni et Avvertimenti poetici, istorici, politici, cavallereschi e morali del signor Francesco Birago nella Gerusalemme Conquistata del signor Torquato Tasso. In Milano, Appresso Benedetto Somasco, M.DC.XVI. La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, illustrata col presidio della filologia, della storia e del disegno. 4 Edizione. Modena. Tip. dell'Immacolata Concezione, M.DCCC.LXVIII. La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso col riscontro della Conquistata. Padova. Alla Minerva M.DCCC.XXVIII VITA DI TORQUATO TASSO.: Torquato nacque in Sorrento il dì 11 marzo 1544, da Bernardo Tasso bergamasco e da Porzia de' Rossi napoletana: e la sorella maggiore di lui ebbe nome Cornelia. Bernardo sin dal 31 era segretario del principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, e con le sue fatiche aveva acquistata una certa agiatezza; mediante la moglie, si era congiunto alle nobili famiglie napoletane dei Caracciolo e dei Carafa. Il fanciullo nei primi anni visse col padre in Salerno, ma nel 50 fu menato in Napoli, perchè, scoppiata la rivoluzione del 47, il Sanseverino fu mandato ambasciatore dei Napoletani a Carlo V, e poi per opera del vicerè Toledo suo nemico fu dichiarato ribelle, e dannato a morte ed alla confisca dei beni: nel bando e nella confisca fu compreso Bernardo Tasso suo segretario che lo aveva consigliato e seguito. Così la Porzia, spogliata d'ogni cosa, rimase, con due figliuoli, in casa dei suoi congiunti. Torquato aveva otto anni nel 52, e pareva fosse di quindici: sapeva latino e greco, componeva in prosa e in versi italiani. Questi fanciulli che fioriscono presto, o presto si spengono o soffrono assai, perchè le leggi di natura non si sforzano senza danno. Su la fine del 54 il padre lo chiamò a Roma, dove lo diede a bravi maestri ad istruire; ma la povera madre che aveva perduto il marito, ed ebbe strappato il figliuolo che ella amava teneramente, perchè era bello e buono ed amoroso ed in tutto somigliante a lei, morì di crepacuore sul cominciare del 56. Bernardo voleva raccomandar la figliuola a qualche Signora, ma egli, proscritto, non poteva scrivere a nessuno: scrisse Torquato una lettera a Vittoria Colonna e le raccomandò la 2 1 Dalle Lezioni di Letteratura Italiana del prof. LUIGI SETTEMBRINI. Napoli, Tip. Ghio, 1868, vol. II. 2 Questa non è la celebre marchesa di Pescara, morta nel 1547 prima della rivoluzione e dell'esilio di Bernardo, ma è Vittoria Colonna figliuola di Antonio Colonna duca di Tagliacozzo e di Giovanna d'Aragona, e nel 1552 fu moglie di Garzia di Toledo. Eccola : A Vittoria Colonna - Napoli. > Il soccorrer un povero gentiluomo caduto in miseria e calamità senza colpa sua e per conservazione de l'onore, è officio d'animo nobile e magna› nimo come è il suo: e se V. E. col suo favore non rimedia a questo inconveniente, il poverino di mio padre si morrà di disperazione, ed essa perderà un affezionato e devotissimo servitore. Oppongasi la virtù di V. E. a la malignità de la fortuna sua, e non sopporti che la rapacità e impietà de gli uo |