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Soggiunse allor Goffredo: Al vostro re, che venga e ch Chè la guerra accettiam che E s'ei non vien, fra 'l Nilo su Accomiatò lor poscia in dolc Maniere, e gli onorò di doni Ricchissimo ad Alete un elm Ch'a Nicea conquistò fra l'al

Ebbe Argante una spada; L'else e'l pomo le fe gemma Con magistero tal, che perde Della ricca materia appo il l Poi che la tempra e la ricche Sottilmente da lui mirati fôr Disse Argante al Buglion: Ve Come da me il tuo dono in u

Indi, tolto congedo, è da lu Al suo compagno: Or ce n'ar Io vêr Gerusalem, tu verso E Tu col Sol novo, io co'nottur Ch'uopo o di mia presenza o Esser non può colà dove tu Reca tu la risposta; io dilung Quinci non vo', dove si tratta 95.

Cosi di messaggier fatto è Sia fretta intempestiva, o sia La ragion delle genti e l'uso S'offenda, o no, nè'l pensa e Senza risposta aver, va per l Silenzio delle stelle all'alter D'indugio impaziente; ed a Già non men la dimora anco

Era la notte allor ch'alto Han l'onde ei venti, e parea m Gli animai lassi, e quei che'l O de' liquidi laghi alberga il

posuit propere, patribusque voc gestare sinu, pacemque profatu legere, ambiguis nec fallere dic

Sævo neutrum renuente senatu acies, gremioque effunderet arm faustum Lybiæ eventuque priori I lum; et laxos effundit amictus. >

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91. v. 5-6. Petr. Trionf., Far cominciò poi la gran torre Che e d'error carca.»

Ovid.: Mater

94. v. 3. - Petr. Son., XVII, p Jerusalem ed io in Egitto. | 7. < Rendi tu la risposta. 95. v. 4.- Conq.:

< S'offenda o no, poco ei vi pe

5-6. Virg. En., II, 255: Tacita lentia lunæ. >

96. Virg. En., IV, 522-8:

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94.

gedo, è da lui ditto 5: Or ce n'andremo o , tu verso Egitto; io co'notturni rai; presenza o di mio scr là dove tu vai: ta; io dilungarmi ove si trattan l'armi 95.

gier fatto è nimico, estiva, o sia matura: enti e l'uso antico è'l pensa egli, nè 'lc er, va per l'amico le all'alte mura, ente; ed a chi resta mora anco è molesta 96.

or ch'alto riposo i, e parea muto il mo quei che 'l mare ond alberga il fondo,

busque vocatis, Bell

que profatus, Quid se fallere dictis Imperat ente senatu, Ceu cla nderet arma, Accipite que priori Par, inquit, amictus. > Trionf., Fam.: « E quel torre Che fu si di pec .:Materiam super

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Il mattino. - L'oste cristiana si rimette in via. La prima vista di Gerusalemme. - Sbigotti-
mento della città. - Aladino da un'alta torre esamina i nemici, di cui Erminia gli divisa i
più famosi cavalieri. — Clorinda assale e rompe uno stuolo di predatori cristiani. Suo ab-
battimento con Tancredi. - Primi scontri in battaglia. - Dudone vien morto. - Furore di
Rinaldo. Si suona a raccolta. Goffredo s'accampa contro la porta Aquilonare.
di Dudone.

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Lavori per l'assedio.

1

Già l'aura messaggiera erasi desta
Ad annunziar che se ne vien l'aurora:
Ella intanto s' adorna, e l'aurea testa
Di rose colte in paradiso infiora;
Quando il campo, ch'all' arme omai s'ap-
In voce mormorava alta e sonora, (presta,
E prevenia le trombe; e queste poi
Diêr più lieti e canori i segni suoi.

2.

Il saggio Capitan con dolce morso
I desiderii lor guida e seconda;
Chè più facil saria svolger il corso
Presso Cariddi alla volubil onda,

O tardar borea allor che scote il dorso
Dell'Appennino, ei legni in mare affonda.
Gliordina, gl' incammina, e'n suon li regge
Rapido si, ma rapido con legge.

3.

Ali ha ciascuno al core ed ali al piede,
Nè del suo ratto andar però s'accorge;
Ma, quando il Sol gli aridi campi fiede
Con raggi assai ferventi e in alto sorge,

1.v.1-2.-Dante, Purg., XXIV, 145-7: « E quale
annunciatrice degli albori L'aura di maggio muo-
vesi ed olezza, Tutta impregnata da l'erba e
da' fiori. 4. Petr., Son. CLXXXVII, p. 1:
Due rose fresche e colte in paradiso. 5-6.

n., XVII, p. IV: B Conq.:
itto. 7. Conq.:

a risposta. ›

>

<Quando ogni schiera ch' al viaggio è presta
Lunge in voce s'udiva alta e sonora. >

2. v. 3. Più facil. Conq.: più agevol. >

oco ei vi pensa o 'l ca 3-6. Staz.: .... Potius fugentia ripas Flumi

55: Tacitæ per amica

7, 522-8: « Nox eral

na devincas, rapidis aut ignibus obstes, Quam
miseros lugere vetes. 7. Conq.:

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« Gli ordina e move e drizza, ec. >

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Ma, quando il sole i campi infiamma e fiede
Con più fervidi raggi. ›

5-8. Virg., En., III, 122-4: Jam procul ob scuros colles, humilemque videmus Italiam; Italiam primum conclamat Achates; Italiam læto socii clamore salutant. >

4. v. 1-8. - Vedi Om., Odiss., XXIII, 233 e seg. 7-8. Petr., Canz., IV, p. I: ...... ov'ella obblia La noia e 'l mal de la passata via. > 5. v. 1-4. — Conq.:

< Col gran piacer........

Riverenza e pietate insieme è mista,
Come si mesce l' un con l'altro affetto.>

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Sta d'alta torre, e scopre i mo
Colà giuso la polve alzarsi gu
Si che par che gran nube in a
Par che baleni quella nube ed
Come di fiamme gravida e di
Poi lo splendor de lucidi meta
Scerne, e distingue gli uomini

Allor gridava: O qual per l' Polvere i veggio! oh come par Su, suso, o cittadini; alla difes S'armi ciascun veloce, e i mu Già presente è il nemico. E p La voce: Ognun s'affretti, e l'a Ecco il nemico: è qui: mira la Che sotto orrida nebbia il ciel

I semplici fanciulli, e i vec E'l vulgo delle donne sbigot Che non sanno ferir nè fare s Traean supplici e mesti alle n Gli altri di membra e d'anim Già frettolosi l'arme avean ra Accorre altri alle porte, altri Il re va intorno: e'l tutto ved

Gli ordini diede, e poscia e
Ove sorge una torre infra due
Si ch'è presso al bisogno, es

Dell' abete, del busso e del su
Perchè s' adorni con pietosa is
Il Tempio sacro al tuo Signor

Città deserta un tempo ed o
Non era chi per te volgesse il
Or sarai terra lieta e gloriosa
Ch' ogni regno terren vedrai pi
E 'n guisa di regina alta e di s
T' adornerò, lasciando il ferro
E 'n quella vece in te l'argent
Splender farò con più sottil la

Pace avrai pur, dopo continu E giustizia con lei dentro e d' Non fia il tuo lume quel che va Lume che scema e cresce e sal Io sarò il Sol ch eterno in te r 9. v.5-6.- Virg., En.: « ... Qua nubes Solis inardescit radiis, longe 9 e 10. Virg., En, IX, 33-8: nigro glomerari pulvere nubem Pr cri, ac tenebras insurgere camp adversa conclamat mole Caicus: ( cives, caligine volvitur atra? Fer date tela, scandite muros. Hostis

11. 1-6.- -Virg., XII, 131-3: < fusæ matres, et vulgus inermum, I nes, turres, et tecta domorum Obse tis sublimibus adstant.» || 7. Virg. omnes Condunt se Teucri portas e plent. >

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12. Vedi Iliade, lib. III, dove El indica a Priamo i principali guerr Nella Conq. è aggiunta greco. guente:

< Scorre d'intorno Argante; e 'l Dopo tanti anni a' suoi vicini e

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ulli, e i vecchi inermi onne sbigottite, rir nè fare schermi, mesti alle méschite: ra e d'animo più ferm me avean rapite; porte, altri alle mur 'l tutto vede e cura. 12.

, e poscia ei si ritrass re infra due porte; bisogno, e son più bas

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Gardo a quel fero scontro è spinto a terra In su gli occhi de' Franchi e de' l'agani, Ch' allor tutti gridâr, di quella guerra Lieti auguri prendendo, i quai fur vall. Spronando addosso agli altri ella si serra; E val la destra sua per cento mani: Seguirla i suoi guerrier per quella sırada Che spianår gli urti, e che s'apri la spada.

16.

Tosto la preda al predator ritoglie; Cede lo stuol de' Franchi a poco a poco; Tanto che'n cima a un colle ei si raccoglie, Ove aiutate son l' arme dal loco. Allor, siccome turbine si scioglie, E cade dalle nubi äereo foco,

Il buon Tancredi, a cui Goffredo accenna, Sua squadra mosse, ed arrestò l' antenna.

usso e del suo pino; con pietosa istoria l tuo Signor divino... n tempo ed odiosa, e volgesse il passo: ta e gloriosa rren vedrai più basso. ina alta e di sposa ando il ferro e 'l sasso, n te l'argento e l'oro più sottil lavoro. dopo continua guerra, i dentro e d'intorno.... e quel che varia ed err cresce e sale e scende. terno in te risplende.› Qualis cum cer radiis, longeque refaig IX, 33-8: « Hic subit re nubem Prospiciunt T rgere campis. Primus le Caicus: Quis glob r atra? Ferte citi fer ros. Hostis adest, eja I, 131-3: Tum studi inermum, Invalidique morum Obsedere: aliip » || 7. Virg., IX: ... acri portas et mania c

n.: < ...

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III, dove Elena dalla te cipali guerrieri del ca Saggiunta la stanza

rgante; el capo igand suoi vicini ei mostra,

17.

Porta si salda la gran lancia e in guisa Vien feroce e leggiadro il giovinetto, Che veggendolo d'alto il re s'avvisa

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<Ma non sostenne la crudel percossa. > 15. v. 7-8. Conq.:

«Seguîrla i suoi per la sanguigna strada Che s'apria col destriero e con la spada. > 16. Dante, Purg., XXXII, 109-10: « Non scese mai con sì veloce moto Fuoco di spessa nube. > 18. v.8.Boccac., Filocop., lib. IV: « E gli cui occhi aveano, per lo molto piangere, intorno a sè un

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Fermossi; e lui, di pauroso, Rendè in quel punto il disperat I patti sian, dicea, poichè tu p Meco non vuoi, che tu mi trag Il mio cor, non più mio, s'a te Ch' egli più viva, volontario m E tuo gran tempo; e tempo è be Omai tu debba; e non debb' ic

Ecco io chino le braccia, e t' Senza difesa il petto: or chè n Vuoi ch'agevoli l' opra? io son Trarmi l' usbergo or or, se nu Distinguea forse in più lungo l I suoi dolori il misero Tancre Ma calca l' impedisce intempe De' Pagani e de' suoi, che sopr

Cedean cacciati dallo stuolo I Palestini, o sia temenza od a Un de' persecutori, uomo inun Videle sventolar le chiome spa E da tergo in passando alzò la Per ferir lei nella sua ignuda Ma Tancredi gridò (che se n' a E con la spada a quel gran col

Pur non gi tutto invano, e n Del bianco collo il bel capo fer Fu levissima piaga; e i biondi Rosseggiaron così d' alquantes Come rosseggia l' ôr che di rub Per man d'illustre artefice sfa Ma il prence infurïato allor si Addosso a quel villano, e 'l fer

Quel si dilegua; ed egli acce Il segue; e van, come per l'ari Ella riman sospesa, ed ambo n

25. v. 1-8. - - Conq.:

« Pensa alfin discoprir l'interna pia Per non morir, tacendo, occulto an Vuol ch'ella sappia ch'uom già vin Usciam di schiera; e sazia allor tu Se brami aver di me l'ultime spog 26. v. 3. Conq.: E come più 6: E già l' avea colpito. » 27. v. 8. 28. v. 7-8.

Conq. E non degg'
Conq.:

< Ma sovragiunse impetuosa cal Che di quel ragionar molto dif 29. v. 4. Conq.: Vide a lei ve 30. v. 1-2.- Conq.:

< Ma pur ne' bianchi e teneri co L'eburno collo il cavalier feril 4-6. Conq.:

Rigati fur da le purpuree stille,
Come l'or, che di smalti, o di rub
Per man d'egregio mastro a' rais

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