< Così diss' egli; e mille spirti e mille Cedean l'arme e le fiamme e i feri ardori Tancredi combattendo s'avviene in Argante. Loro sfida e duello Morte del Circasso. - Rinaldo nella Moschea d'Omar. - Solimano abbatte Raimondo e ripara con Aladino nella Rocca. -Congiura contro il Buglione. - Astuto consiglio del Tolosate. Risolvesi di combattere in aperta campagna gli Egizi. 1. Notte. < O 'n loco pieno d'arme o 'n più romito. » 4. Nævio, in Equo trojano: « Nunquam hodie ef 4. v. 1-2. Ariosto: Sorrise amaramente in fugies, quia mea manu moriaris. || 4-8. Conq.: piè salito Il Conte ec. Conq.: < Sorrise il Cavalier, e pieno il riso Fu d'amarore. > 5. v. 1-3. Plaut.: « Exprome benignum a te ingenium, urbicape, Uccisor regum. > < Che per tema > Così detto e risposto al fero invito, E con lo scudo il copre; e, Non ferire, 8. Escon della cittade, e dan le spalle 9. Qui si fermano entrambi e pur sospeso 10. Penso, risponde, alla città, del regno Per avventarsi e sottentrar si vede; 12. Ma disteso ed eretto il fero Argante 13. Così pugna naval, quando non spira 14. Mentre il Latin di sottentrar ritenta, Sviando il ferro che si vede opporre, Vibra Argante la spadá e gli appresenta La punta agli occhi: egli al riparo accorre: Ma lei si presta allor, si violenta E ch'è poca vendetta al mio disdegno Cala il Pagan, che 'l difensor precorre, Il capo tuo, ch'il Cielo or mi destina. (do, E'l fere al fianco; e, visto il fianco infermo. Tacque: e incontra si van con gran risguar-Grida: Lo schermitor vinto è di schermo. Chè ben conosce l'un l'altro gagliardo. 11. È di corpo Tancredi agile e sciolto, 15. Fra lo sdegno Tancredi e la vergona 7. v. 5-8. - Omero, Iliade, XXII: « Accennava || S: col capo il divo Achille Alle sue genti di non far co' dardi Al fuggitivo offesa, onde véruno, Ferendolo, l'onor non gli precida Del primo colpo. > < Del suo nemico; e la respinge a prova.> 12. v. 1-2. Virg., loc. cit., 437: Stat gravis Entellus, nisuque immotus eodem, Corpore tela medo, atque oculis vigilantibus exit.. Virg., En., V, 287: <.... certa-1. Conq.: Ma disteso e diritto. » || 5: 8. v. 5-8. mine tendit Gramineum in campum, quem collibus undique curvis Cingebant sylvæ mediaque in valle theatri Circus erat. » 10.- Galileo trova a ragione « mirabile questa risposta nobile e generosissima veramente, e tale che forse non è altrettanto in tutto questo libro. Rammenta le meste parole dell'ombra di Ettore ad Enea, Virg., II, 290: < Hostis habet muros, ruit alto a culmine Troja. Si Pergama dextra Defendi possent, etiam hac defensa fuissent. > || 8. Conq.: << Poscia incontra s' andâr con fero sguardo. > 11. v. 1-4. - Virg., En., V, 430: Ille pedum melior motu, fretusque juventa: Hic membris et mole valens; sed tarda trementi Genua labant.> 3-5. Conq.: < Sovrasta a lui con ampia fronte, e molto Di smisurate membra Girar Tancredi o stare in sè raccolto. > Ribatte Argante il colpo; e risoluto Tancredi a mezza spada è già venuto. 16 Passa veloce allor col piè sinestro, E con la manca al dritto braccio il prende; E con la destra intanto il lato destro Di punte mortalissime gli offende. Questa, diceva, al vincitor mäestro Il vinto schermitor risposta rende. Freme il Circasso, e si contorce e scuote; Ma il braccio prigionier ritrar non puote 17. Alfin lasciò la spada alla catena Pendente, e sotto al buon Latin si spinse. Fe l'istesso Tancredi; e con gran lena L'un calcò l'altro, e l'un l'altro ricinse: Nè con più forza dall'adusta arena Sospese Alcide il gran gigante e strinse, Di quella, onde facean tenaci nodi Le nerborute braccia in vari modi. 18. Tai fur gli avvolgimenti e tai le scosse, Ch'ambi in un tempo il suol presser col fianArgante, od arte o sua ventura fosse, (co. Sovra ha il braccio migliore,e sotto il manco: Ma la man ch'è più atta alle percosse. Sottogiace inpedita al guerrier Franco; Ond'ei,che 'Isuo svantaggio e 'l rischio vede, Si sviluppa dall'altro, e salta in piede. 19. (ina Sorge più tardi,e un gran fendente,in priChe sorto ei sia, vien sopra al Saracino. Ma come all'euro la frondosa cima Piega e in un tempo la solleva il pino; Cosi lui sua virtute alza e sublima, Quand'ei ne gia per ricader più chino. Or ricomincian qui colpi a vicenda: La pugna ha manco d'arte, ed è più orrenda. Siccome fiamma in debili alimenti. 21. Cedimi, uom forte, o riconoscer voglia Me per tuo vincitore, o la fortuna : Nè ricerco da te trionfo o spoglia, Nè mi riserbo in te ragione alcuna. Terribile il Pagan, più che mai soglia, Tutte le furie sue desta e raguna; Risponde. Ordunque il meglio averti vante, Ed osi di viltà tentare Argante? 22 Usa la sorte tua; chè nulla io temo, Nè lascerò la tua follia impunita. Come face rinforza anzi l'estremo Le fiamme, e luminosa esce di vita; Tal, riempiendo ei d'ira il sangue scemo, Rinvigorì la gagliardia smarrita; E l'ore della morte omai vicine Volse illustrar con generoso fine. 23. La man sinistra alla compagna accosta, E con ambe congiunte il ferro abbassa: Cala un fendente; e benchè trovi opposta La spada ostil, la sforza ed oltre passa: Scende alla spalla, e giù di costa in costa Molte ferite in un sol punto lassa. Se non teme Tancredi, il petto audace Non fe natura di timor capace. 24. Quel doppia il colpo orribile, ed al vento Le forze e l'ire inutilmente ha sparte; Perchè Tancredi, alla percossa intento, Se ne sottrasse, e si lanciò in disparte. Tu, dal tuo peso tratto, in giù col mento N'andasti, Argante, e non potesti aitarte: Per te cadesti; avventuroso in tanto, Ch'altri non ha di tua caduta il vanto. 7-8: Qui s'inaspra la pugna, e avvien ch'ell'abbia Meno d'arte e di possa, e più di rabbia.▸ 22. v. 1.Virg., En.. XII, 932: Utere sorte tua. 3-4. Monti, Mascher., I, 1-6: « Come face al mancar de l'alimento Lambe gli aridi stami, e di pallore Veste il suo lume ognor più scarso e lento; E guizza irresoluta e par che amore Di vita la richiami, infin che scioglie L'ultimo volo e sfavillando muore. > 23. v. 4. Conq..... e via trapassa. > 24. v. 1-7. - Virg., En., V, 444: « . . . . ille ictum venientem a vertice velox Prævidit, celerique elapsus corpore cossit: Entellus vires in ventum effudit, et ultra Ipse gravis, graviterque ad terram pondere vasto Concidit.» | 1-6. Conq.: <Quegli l'orribil colpo addoppia invano, E l'ire con le forze al vento ha sparte; Che dal colpo Tancredi andò lontano, Girando il passo a la contraria parte. Tu dal gran peso tuo tirato al piano Cadesti, Argante. > 25. v. 1-2. Ariosto: <.... e tal fu la percossa Che da le piaghe sue come da fonte Lungi andò il sangue a far la terra rossa.» ! 4. Conq.: Il disperato a l' ostinate offese.> 7-8.: Ma quegli non risorto anco piagarlo Tenta di novo colpo. > 26. v. 1. Virg., En., XII, 946: « Furiis accensus et ira Terribilis. > || 1-2. Conq.: << Turbossi allora il pio guerriero e disse: Giusta pietate è il non usarla or teco. > Vedeansi in mucchi e in monti i corpi avvolti. || 6. Flor., I, 18: « Quidam hostibus suis immortui; omnium in manibus enses, et relicta in vultibus minæ.» E Salust. Cat : <.... ferociamque animi, quam habuerat vivus, in vultu retinens.> 31. Ma per le vie ch' al più sublime colle Sovra gli armati capi, e ne fa scempio. 32. Sol contra il ferro il nobil ferro adopra E sdegna negl' inermi esser feroce; E quei ch'ardir non armi, arme non copra, Caccia col guardo e con l'orribil voce. Vedresti, di valor mirabil opra, Come or disprezza, ora minaccia, or noce; Come con rischio disegual fugati Sono egualmente pur nudi ed armati. 33. Già col più imbelle vulgo anco ritratto S'è non picciolo stuol del più guerriero Nel tempio che, più volte arso e rifatto, Si noma ancor, dal fondator primiero, Di Salomone; e fu per lui già fatto Di cedri e d'oro e di bei marmi altero: Or non si ricco già; pur saldo e forte È d'alte torri e di ferrate porte. 34. Giunto il gran cavaliero ove raccolte S'eran le turbe in loco ampio e sublime, Trovò chiuse le porte, e trovò molte Difese apparecchiate in su le cime. Alzò lo sguardo orribile, e due volte Tutto il mirò dall' alte parti all'ime, Varco angusto cercando, ed altrettante Il circondò con le veloci piante. 35. Qual lupo predatore all' äer bruno Le chiuse mandre, insidïando, aggira, E Claud., De Rapt. Pros., III: et adhuc crudele minantur Affixæ facies trunci. Si confronti questa stanza con quella dell' Ariosto, C. XLVI, 140, sulla morte di Rodomonte, mirabile l'una e l'altra di diverse bellezze. 29. v. 5-8. Virg., En., II, 361: Quis cladem illius noctis, quis funera fando Explicet, aut possit lacrimis æquare labores? > 30. v. 1. Virg., loc. cit., 169: .... Crudelis ubique Luctus. > 34. v. 5-8. Virg., En., VIII, 228: Ecce furens animis aderat Tyrinthius, omnemque Accessum lustrans, huc ora ferebat et illuc, Dentibus infrendens, ter totum fervidus ira Lustrat Aventini montem; ter saxea tentat Limina ec. Virg., En., II, 355: « Inde, lupi 35. v. 1-4. |