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< Così diss' egli; e mille spirti e mille
Goffredo vide e riconobbe i mostri.
L'alme poscia sparir come faville,
O lumi affissi agli stellanti chiostri.
Sparì l'angelo ancor ch'a lui scoprille,
E qual raggio volò fra duci nostri.
Tende l'arco il gran Duce, e dov' ei scocca,
Siro o Turco guerrier cade e trabocca.

Cedean l'arme e le fiamme e i feri ardori
Al grande arciero; e ben di ciò s'avvide
Lieto via più de' suoi celesti onori,
E vittoria mirò che pur gli arride.
Latoldo el buon Guglielmo, invitti cori,

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Tancredi combattendo s'avviene in Argante. Loro sfida e duello Morte del Circasso. - Rinaldo nella Moschea d'Omar. - Solimano abbatte Raimondo e ripara con Aladino nella Rocca. -Congiura contro il Buglione. - Astuto consiglio del Tolosate. Risolvesi di combattere in aperta campagna gli Egizi.

1.

Notte.

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< O 'n loco pieno d'arme o 'n più romito. »

4. Nævio, in Equo trojano: « Nunquam hodie ef

4. v. 1-2. Ariosto: Sorrise amaramente in fugies, quia mea manu moriaris. || 4-8. Conq.:

piè salito Il Conte ec. Conq.:

< Sorrise il Cavalier, e pieno il riso Fu d'amarore. >

5. v. 1-3. Plaut.: « Exprome benignum a te ingenium, urbicape, Uccisor regum. >

< Che per tema

>

Così detto e risposto al fero invito,
Movon concordi a la battaglia il passo.
L'odio i nemici accoppia; e difensore
Fa l'un de l' altro un bel desio d' onore. >

E con lo scudo il copre; e, Non ferire,
Grida a quanti rincontra anco lontano:
Si che salvo il nemico infra gli amici
Tragge dall'arme irate e vincitrici.

8.

Escon della cittade, e dan le spalle
Ai padiglion delle accampate genti;
E se ne van dove un girevol calle
Li porta per secreti avvolgimenti;
E ritrovano ombrosa angusta valle
Tra più colli giacer, non altrimenti
Che se fosse un teatro, o fosse ad uso
Di battaglie e di cacce intorno chiuso.

9.

Qui si fermano entrambi e pur sospeso
Volgeasi Argante alla cittade afflitta.
Vede Tancredi che 'l Pagan difeso
Non è di scudo, e 'l suo lontano ei gitta.
Poscia lui dice: Or qual pensier t'ha preso?
Pensi ch'è giunta l'ora a te prescritta?
Şe, antivedendo ciò, timido stai,
È il tuo timore intempestivo omai.

10.

Penso, risponde, alla città, del regno
Di Giudea antichissima regina,
Che vinta or cade; e indarno esser sostegno
Io procurai della fatal rüina;

Per avventarsi e sottentrar si vede;
E con la spada sua la spada trova
Nemica, e 'n disvïarla usa ogni prova.

12.

Ma disteso ed eretto il fero Argante
Dimostra arte simile, atto diverso:
Quanto egli può, va col gran braccio avante,
E cerca il ferro no, ma il corpo avverso.
Quel tenta aditi novi in ogni instante:
Questi gli ha il ferro al volto ognor converso;
Minaccia, e intento a pröibirgli stassi
Furtive entrate e súbiti trapassi.

13.

Così pugna naval, quando non spira
Per lo piano del mare africo o noto,
Fra duo legni ineguali egual si mira;
Ch'un d'altezza preval, l'altro di moto;
L'un con volte e rivolte assale e gira
Da prora a poppa, e si sta l'altro immoto;
E quando il più leggier se gli avvicina,
D'alta parte minaccia alta rüina.

14.

Mentre il Latin di sottentrar ritenta, Sviando il ferro che si vede opporre, Vibra Argante la spadá e gli appresenta La punta agli occhi: egli al riparo accorre: Ma lei si presta allor, si violenta E ch'è poca vendetta al mio disdegno Cala il Pagan, che 'l difensor precorre, Il capo tuo, ch'il Cielo or mi destina. (do, E'l fere al fianco; e, visto il fianco infermo. Tacque: e incontra si van con gran risguar-Grida: Lo schermitor vinto è di schermo. Chè ben conosce l'un l'altro gagliardo.

11.

È di corpo Tancredi agile e sciolto,
E di man velocissimo e di piede:
Sovrasta a lui con l' alto capo, e molto
Di grossezza di membra Argante eccede.
Girar Tancredi inchino e in sè raccolto,

15.

Fra lo sdegno Tancredi e la vergona
Si rode e lascia i soliti riguardi;
E in cotal guisa la vendetta agogna,
Che sua perdita stima il vincer tardi.
Sol risponde col ferro alla rampogna,
E'l drizza all'elmo, ove apre il passo ai guardi

7. v. 5-8. - Omero, Iliade, XXII: « Accennava || S: col capo il divo Achille Alle sue genti di non far co' dardi Al fuggitivo offesa, onde véruno, Ferendolo, l'onor non gli precida Del primo colpo. >

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< Del suo nemico; e la respinge a prova.> 12. v. 1-2. Virg., loc. cit., 437: Stat gravis Entellus, nisuque immotus eodem, Corpore tela medo, atque oculis vigilantibus exit.. Virg., En., V, 287: <.... certa-1. Conq.: Ma disteso e diritto. » || 5:

8. v. 5-8. mine tendit Gramineum in campum, quem collibus undique curvis Cingebant sylvæ mediaque in valle theatri Circus erat. »

10.- Galileo trova a ragione « mirabile questa risposta nobile e generosissima veramente, e tale che forse non è altrettanto in tutto questo libro. Rammenta le meste parole dell'ombra di Ettore ad Enea, Virg., II, 290: < Hostis habet muros, ruit alto a culmine Troja. Si Pergama dextra Defendi possent, etiam hac defensa fuissent. > || 8. Conq.:

<< Poscia incontra s' andâr con fero sguardo. > 11. v. 1-4. - Virg., En., V, 430: Ille pedum melior motu, fretusque juventa: Hic membris et mole valens; sed tarda trementi Genua labant.> 3-5. Conq.:

< Sovrasta a lui con ampia fronte, e molto Di smisurate membra

Girar Tancredi o stare in sè raccolto. >

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Ribatte Argante il colpo; e risoluto Tancredi a mezza spada è già venuto.

16

Passa veloce allor col piè sinestro, E con la manca al dritto braccio il prende; E con la destra intanto il lato destro Di punte mortalissime gli offende. Questa, diceva, al vincitor mäestro Il vinto schermitor risposta rende. Freme il Circasso, e si contorce e scuote; Ma il braccio prigionier ritrar non puote

17.

Alfin lasciò la spada alla catena Pendente, e sotto al buon Latin si spinse. Fe l'istesso Tancredi; e con gran lena L'un calcò l'altro, e l'un l'altro ricinse: Nè con più forza dall'adusta arena Sospese Alcide il gran gigante e strinse, Di quella, onde facean tenaci nodi Le nerborute braccia in vari modi. 18.

Tai fur gli avvolgimenti e tai le scosse, Ch'ambi in un tempo il suol presser col fianArgante, od arte o sua ventura fosse, (co. Sovra ha il braccio migliore,e sotto il manco: Ma la man ch'è più atta alle percosse. Sottogiace inpedita al guerrier Franco; Ond'ei,che 'Isuo svantaggio e 'l rischio vede, Si sviluppa dall'altro, e salta in piede.

19.

(ina Sorge più tardi,e un gran fendente,in priChe sorto ei sia, vien sopra al Saracino. Ma come all'euro la frondosa cima Piega e in un tempo la solleva il pino; Cosi lui sua virtute alza e sublima, Quand'ei ne gia per ricader più chino. Or ricomincian qui colpi a vicenda: La pugna ha manco d'arte, ed è più orrenda.

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Siccome fiamma in debili alimenti.
Tancredi, che 'l vedea col braccio esangue
Girar i colpi ad or ad or più lenti,
Dal magnanimo cor deposta l'ira,
Placido gli ragiona, e 'l piè ritira:

21.

Cedimi, uom forte, o riconoscer voglia Me per tuo vincitore, o la fortuna : Nè ricerco da te trionfo o spoglia, Nè mi riserbo in te ragione alcuna. Terribile il Pagan, più che mai soglia, Tutte le furie sue desta e raguna; Risponde. Ordunque il meglio averti vante, Ed osi di viltà tentare Argante?

22

Usa la sorte tua; chè nulla io temo, Nè lascerò la tua follia impunita. Come face rinforza anzi l'estremo Le fiamme, e luminosa esce di vita; Tal, riempiendo ei d'ira il sangue scemo, Rinvigorì la gagliardia smarrita; E l'ore della morte omai vicine Volse illustrar con generoso fine.

23.

La man sinistra alla compagna accosta, E con ambe congiunte il ferro abbassa: Cala un fendente; e benchè trovi opposta La spada ostil, la sforza ed oltre passa: Scende alla spalla, e giù di costa in costa Molte ferite in un sol punto lassa. Se non teme Tancredi, il petto audace Non fe natura di timor capace.

24.

Quel doppia il colpo orribile, ed al vento Le forze e l'ire inutilmente ha sparte; Perchè Tancredi, alla percossa intento, Se ne sottrasse, e si lanciò in disparte. Tu, dal tuo peso tratto, in giù col mento N'andasti, Argante, e non potesti aitarte: Per te cadesti; avventuroso in tanto, Ch'altri non ha di tua caduta il vanto.

7-8: Qui s'inaspra la pugna, e avvien ch'ell'abbia Meno d'arte e di possa, e più di rabbia.▸ 22. v. 1.Virg., En.. XII, 932: Utere sorte tua. 3-4. Monti, Mascher., I, 1-6: « Come face al mancar de l'alimento Lambe gli aridi stami, e di pallore Veste il suo lume ognor più scarso e lento; E guizza irresoluta e par che amore Di vita la richiami, infin che scioglie L'ultimo volo e sfavillando muore. >

23. v. 4. Conq..... e via trapassa. > 24. v. 1-7. - Virg., En., V, 444: « . . . . ille ictum venientem a vertice velox Prævidit, celerique elapsus corpore cossit: Entellus vires in ventum effudit, et ultra Ipse gravis, graviterque ad terram pondere vasto Concidit.» | 1-6. Conq.: <Quegli l'orribil colpo addoppia invano, E l'ire con le forze al vento ha sparte; Che dal colpo Tancredi andò lontano, Girando il passo a la contraria parte. Tu dal gran peso tuo tirato al piano Cadesti, Argante. >

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25. v. 1-2. Ariosto: <.... e tal fu la percossa Che da le piaghe sue come da fonte Lungi andò il sangue a far la terra rossa.» ! 4. Conq.: Il disperato a l' ostinate offese.>

7-8.: Ma quegli non risorto anco piagarlo Tenta di novo colpo. >

26. v. 1. Virg., En., XII, 946: « Furiis accensus et ira Terribilis. > || 1-2. Conq.:

<< Turbossi allora il pio guerriero e disse: Giusta pietate è il non usarla or teco. >

Vedeansi in mucchi e in monti i corpi avvolti.
Là i feriti su i morti, e qui giacieno
Sotto morti insepolti egri sepolti.
Fuggian, premendo i pargoletti al seno,
Le meste madri co' capegli sciolti;
E'l predator, di spoglie e di rapine
Carco, stringea le vergini nel crine.

|| 6. Flor., I, 18: « Quidam hostibus suis immortui; omnium in manibus enses, et relicta in vultibus minæ.» E Salust. Cat : <.... ferociamque animi, quam habuerat vivus, in vultu retinens.>

31.

Ma per le vie ch' al più sublime colle
Saglion verso occidente,ov'è il gran tempio,
Tutto del sangue ostile orrido e molle
Rinaldo corre, e caccia il popol empio.
La fera spada il generoso estolle

Sovra gli armati capi, e ne fa scempio.
È schermo frale ogni elmo ed ogni scud>:
Difesa è qui l'esser dell'arme ignudo.

32.

Sol contra il ferro il nobil ferro adopra E sdegna negl' inermi esser feroce; E quei ch'ardir non armi, arme non copra, Caccia col guardo e con l'orribil voce. Vedresti, di valor mirabil opra, Come or disprezza, ora minaccia, or noce; Come con rischio disegual fugati Sono egualmente pur nudi ed armati.

33.

Già col più imbelle vulgo anco ritratto S'è non picciolo stuol del più guerriero Nel tempio che, più volte arso e rifatto, Si noma ancor, dal fondator primiero, Di Salomone; e fu per lui già fatto Di cedri e d'oro e di bei marmi altero: Or non si ricco già; pur saldo e forte È d'alte torri e di ferrate porte.

34.

Giunto il gran cavaliero ove raccolte S'eran le turbe in loco ampio e sublime, Trovò chiuse le porte, e trovò molte Difese apparecchiate in su le cime. Alzò lo sguardo orribile, e due volte Tutto il mirò dall' alte parti all'ime, Varco angusto cercando, ed altrettante Il circondò con le veloci piante.

35.

Qual lupo predatore all' äer bruno Le chiuse mandre, insidïando, aggira,

E Claud., De Rapt. Pros., III: et adhuc crudele minantur Affixæ facies trunci. Si confronti questa stanza con quella dell' Ariosto, C. XLVI, 140, sulla morte di Rodomonte, mirabile l'una e l'altra di diverse bellezze.

29. v. 5-8. Virg., En., II, 361: Quis cladem illius noctis, quis funera fando Explicet, aut possit lacrimis æquare labores? >

30. v. 1. Virg., loc. cit., 169: .... Crudelis ubique Luctus. >

34. v. 5-8. Virg., En., VIII, 228: Ecce furens animis aderat Tyrinthius, omnemque Accessum lustrans, huc ora ferebat et illuc, Dentibus infrendens, ter totum fervidus ira Lustrat Aventini montem; ter saxea tentat Limina ec. Virg., En., II, 355: « Inde, lupi

35. v. 1-4.

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