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ARGOMENTO

Innoltratisi i due Poeti nel nuovo girone, e allontanatisi dal bosco in modo che più non si poteva vedere, incontrano una schiera di tormentate anime; e queste sono i violenti contro natura; tra' quali Dante conobbe Brunetto Latini suo maestro, a cui fa predire il suo esilio.

Ora cen porta l'un de' duri margini,

E'l fummo del ruscel di sopra aduggia

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Sì, che dal fuoco salva l'acqua, e gli argini. Quale i Fiamminghi tra Guzzante e Bruggia, 4

I duri margini, del ruscello, perocchè eran di pietra, e non coperti della cocente rena, come è detto nel precedente canto, v. 82. 83. » l'un de' due margini, legge l'Ang. E. R. ←◄

2 3 E'l fummo del ruscel, perchè bollente è l'acqua che in esso scorre, essendo la medesima che nel primo di questi tre gironi castiga i violenti contro il prossimo, e che attraversando il secondo e terzo girone, cioè la selva dei pruni animati e il presente sabbione, va a cadere ne' cerchj inferiori. - aduggia-Si, che dal fuoco salva ec. Aduggiare, far ombra, qui per soprastare ed essendo il fumo della bollente aequa una esalazione umida tanto, che, come ne ammaestra l'esperienza, spegne la fiamma d'una candela, ragionevolmente gli appropria Dante la virtù di estinguere le pioventi fiammelle prima che giungano alla superficie della stessa bollente acqua e degli argini intorno.

4 Guzzante, picciola villa di Fiandra. – Bruggia, Brugge Vol. I.

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Temendo 'l fiotto, che in ver lor s'avventa, Fanno lo schermo, perchè 'l mar si fuggia; E quale i Padovan lungo la Brenta,

Per difender lor ville, e lor castelli, Anzi che Chiarentana il caldo senta; A tale immagine eran fatti quelli,

Tutto che nè sì alti, nè sì grossi,
Qual che si fosse, lo maestro felli.
Già eravam dalla selva rimossi

Tanto, ch'io non avrei visto dov'era,
Perch'io 'ndietro rivolto mi fossi;

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e Bruges [a], nobilissima città di Fiandra, discosta da Guzzante cinque leghe. →→→ Guizante, legge il Vat. 3199. ←

5 flotto, marea, gonfiamento di mare, ondeggiamento, flutto. 6 lo schermo, con argini detti anche dighe, dal francese digues-fuggia, per fugga, epentesi imitante il latino fugiat, in grazia della rima. purchè, invece di perchè, legge il cod. Ang. E. R. ed anche il Vat. 3199.

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7 Brenta, fiume che attraversa il Padovano, e si scarica nell'Adriatico.

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Anzi che Chiarentana ec. Quella parte delle Alpi, dove nasce il detto fiume, piena e ricoperta per lo più di altissime nevi, che disfatte e in acqua risolute al primo sentirsi del caldo, fanno oltremodo ingrossare la Brenta. VENTURI.

10 al 12 A tale immagine ec. A tale somiglianza erano gli argini dell'infernale ruscello; solo che l'artefice, chiunque si fosse, non feceli nè sì alti, nè sì grossi, come quelli de'Fiamminghi contro il mare, o de' Padovani contro la Brenta, ma più bassi e più piccioli, proporzionati alla picciolezza del ruscello. Dicendo Qual che si fosse, lo maestro, cioè il fabbricatore, mostra di dubitare se, come alla terra creata da Dio hanno gli uomini aggiunte delle opere, così all' Inferno, pur fatto dalla divina Potestate [b], abbianoi demonj aggiunto alcuna cosa. Qual che si fosser, legge l'Ang. E. R. ←◄

15 Perchè ha qui senso di caso che, benchè, o simile. Ve[a] Ferrar. Lexic. Geogr. [b] Inf. 11. 5.

Quando incontrammo d'anime una schiera, 16
Che venia lungo l'argine, e ciascuna
Ci riguardava, come suol da sera
Guardar l'un l'altro sotto nuova Luua,

E sì ver noi aguzzavan le ciglia,

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dine altri esempj e del Poeta stesso, e d'altri ottimi scrittori citati dal Cinonio [a] e dal Vocabolario della Crusca. ☛→ 11 Biagioli si oppone e vuole che qui abbia invece il significato di per, chiosando:« era già distante dalla selva tanto che, per volgersi indietro, non avrebbe veduto ov'essa selva era.» Per poi capire che parla Dante a questo modo, non per aggiuntar parole, ma per accrescer forza al concetto, convien notare due cose. La prima è che un oggetto, quantunque ci stia dietro alle spalle, nonostante, se sia quello assai esteso, com'era di fatto quella selva, l'occhio lateralmente mosso lo vede. La seconda è che guardando in cotal modo, colle spalle volte all'oggetto, convien che l'occhio miri a parti dell'oggetto assai più da se rimote di quelle altre parti, alle quali mirerebbe se guardasselo direttamente (questo è come a dire che tra le molte linee rette che da un punto tirare si possono sopra un piano, la perpendicolare è sempre la più breve). Vuole adunque il Poeta inteso che tanto erasi dalla selva allontanato, che non solo colle spalle volte ad essa, obbliquamente, e parti della selva più da sè rimote guardando, non la vedeva più, ma neppure avrebbela veduta se rivolto si fosse, e guardato avessela in parte meno da sè rimota.

di

17 →→ lungo l'argine. L'Ang. legge invece, lungo gli argini. E. R.

18 al 20 come suol da sera ec.-sotto nuova Luna; ec, Sera adoprando per notte, com' altri pur sogliono (Vedi il Vocabolario della Crusca sotto la voce Sera, §. 2.), e sotto nuova Luna dicendo, invece di dire in tempo di Luna nuova, vuole significarne che, come in tempo di Luna nuova (perocchè, tramontando in tal tempo la Luna poco dopo il Sole, rimane la notte buia) conviene che i viandanti, per guardarsi l'un l'altro, fissino ben bene gli occhi, così quelle anime fissamente guardavano i due Poeti. Guardare uno altro, al v. 19.,

[a] Partie. 196 8.

Come vecchio sartor fa nella cruna.
Così adocchiato da cotal famiglia,

Fui conosciuto da un che mi prese
Per lo lembo, e gridò: qual maraviglia?
Ed io, quando 'l suo braccio a me distese,
Ficcai gli occhi per lo cotto aspetto,
Sì che 'l viso abbruciato non difese
La conoscenza sua al mio 'ntelletto:

E chinando la mano alla sua faccia

-

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legge l'Ang. E. R. e così il Vat. 3199. Vuole il Biagioli che l'espressione da sera si abbia ad intendere quale essa suona, siccome l'altra sotto nuova Luna; perchè allora rende la Luna sì scarsa luce, che non si può agevolmente raffigurare le persone.-Così anche prima del Biagioli chiosava il Poggiali.

21 cruna, intendi dell'ago, ed è il foro onde s'infila: per far ciò conviene che il vecchio sartore adoperi tutta la sua forza visiva. Come 'l vecchio sartor ec., legge l'Ang. E. R. il Vat. 3199.←

-e

23 Fui conosciuto, legge la Nidob.; ove l'altre edizioni, Fu' conosciuto.

24 Per lo lembo, intendi della veste; e ciò perchè Dante camminava sull'argine del ruscello, e quell'ombra veniva a piè dell'argine, dentro l'infuocata arena, onde non poteva prendere che il lembo.- qual maraviglia? per qual maravigliosa cosa è questa mai?

- non di

26 al 28 cotto aspetto, abbrostolito dal fuoco. fese - La conoscenza sua, non tolse a me di comprendere chi egli era. difese. Difendere per vietare, come appresso i Francesi ; ma non è senza esempio ne' prosatori. TORElli. —ll ch. sig. Ab. Portirelli lo vuol derivato invece dal latino defendere, che significa anche impedire. ←

29 E chinando ec. E abbassando le mani alla sua faccia, alla quale sola poteva, per l'altezza in cui era, accostar le mani in atto di abbracciamento. E chinando la mia alla sua faccia, coll'autorità del Caet., legge l'E. R., sembrandogli in questa circostanza l'atto di chinar la faccia più giusto dell'altro di chinar la mano. Ma a lui si oppone il Biagioli, col dire che

Risposi: siete voi qui, ser Brunetto?

E quegli: o figliuol mio, non ti dispiaccia 31 Se Brunetto Latini un poco teco

l'atto di Dante nel chinare la mano alla faccia di Brunetto fu fatto dopo di averlo conosciuto; e però se Dante chinò la faccia per abbassarsi a lui e riconoscerlo meglio, lo fece tre o quattro versi più su, e che non poteva rinnovare qui un tal atto per conoscere l'ombra di già conosciuta nel precedente canto. Malgrado ciò, l'E. R. nella 3. ediz. rom. conferma la sua sentenza, asserendo di ripeterla con piacere sì, ma senza ostentazione. - E chinando la mano a la mia faccia, ha il cod. Vat. 3199.

30 ser Brunetto Latini, Fiorentino, uomo di gran scienza e maestro di Dante. Scrisse un libro in lingua fiorentina, chiamato Tesoretto; e un altro in lingua francese, intitolato Tesoro. VOLPI. Ser Brunetto mori, secondo il Villani, nell'anno 1294. Fu del partito de' Guelfi; e dopo la battaglia di Montaperti si parti da Firenze. Il Pataffio (se pure è opera di ser Brunetto) è un libro pieno di oscenità, e vi si fa l'apologia de'Sodomiti. Il Villaui medesimo dice che ser Brunetto fu uomo mondano; lo che giustifica in qualche modo Dante dall'averlo posto tra i Sodomiti [a]. E. F. -In Firenze (Brunetto Latini), in versi e in lingua fiorentina, scrisse il Tesoretto, ove tratta dei costumi degli uomini e delle vicende della variabil fortuna. In Parigi, in prosa e in lingua francese, scrisse il Tesoro, diviso in tre libri, ove sono molte confuse notizie di Cronologia, di Storia, di Fisica, di Astronomia o piuttosto Astrologia, di Morale, di Politica, e molti diffusi ragionamenti sulla Rettorica. Ambedue quest'opere esistono anche oggidì, e fanno testo di lingua, giacchè la seconda fu volgarizzata da Bono Giamboni, e stampata più volte. PoGMolti hanno imputato ad ingratitudine a Dante l'aver condannato nell'Inferno Brunetto Latini. Molte cose si sono dette dagli Spositori per indagarne il motivo. La cagion vera di ciò mi sembra che ser Brunetto era Guelfo, ed uno di quelli che provocarono la discesa in Italia di Carlo di Valois, di cui tanto si duole il Poeta e la Storia fiorentina. Se Dante non

GIALI.

-

[] Vill. lib. 6. c. 74. e lib. 8. c. 10.

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