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A

GIOVANNI ROSINI

PROFESSORE D' ELOQUENZA

NELLA

UNIVERSITÀ DI PISA

LUIGI MARIA REZZI

Io sono d'avviso, Ch. Professore, non poter uomo,

se non a torto, disdire, che voi avete assai bene meritato della gloria di Torquato Tasso. Imperocchè voi non solo, in vaga e comoda forma tutte le opere di lui ristampando, vi siete argomentato di allettare gli studiosi alla lettura di quelle, per l' addietro in buona parte vituperosamente negletta; ma, togliendo alcune all' obblio, sovvenendo ai difetti di altre, nettando parecchie da brutte macchie d'errori, schiarendo le oscure, e mostrando e predicando i pregi di ciascuna, avete con amorosissima cura procacciato di recarle a maggior beltà, e quasi a vita novella. Che però mostreria certo di non intendere quanta gentilezza e cortesia fosse in quel bennato Spirito chi non avvisasse, ch'egli, se vivesse ora fra noi, v'arebbe

Tomo 1.

b

obbligo grandissimo. Ma qual ricompensa più cara e gradita egli potrebbe e vorrebbe darvi; e voi qual più nobile ed onorevole desiderare, se non il dono di qualche sua novella scrittura? Per questo, capitatemi alle mani le Postille fatte da lui alla Divina Commedia di Dante Alighieri, m' andò subito il pensiero a voi; e considerando che farei secondo la mente di Torquato, s' io vi rimeritassi per quelle di tanto affetto, deliberai meco medesimo ch'elle aveano ad esser vostre. Io adunque a voi le invio, e voi a nome di lui io ne presento, onde se la sorte ha dato a me di trovarle, vostra sia per debito di gratitudine la gloria del pubblicarle .

Avanti però che mettiate mano all'opera, sofferite ch'io tocchi alcune cose, le quali varranno per avventura a meglio indirizzare le vostre cure intorno a quelle.

Chi, leggendo nella Gerusalemme Liberata, si risovviene de' concetti, delle comparazioni, e de' modi di dire che sono nella Divina Commedia, s' accorge di leggieri che il Tasso avea posto in questa grandissimo studio. Del quale studio, notato da molti e specialmente da Giuseppe Iseo da Cesena (1), erano eziandio effetto ed argomento le Postille, che per testimonianza di alcuni si leggevano, scritte di sua mano, iu un esemplare stampato di essa. Il Salvini (2) e il Fon

(1) Discorso sopra il poema di M. Torquato Tasso, stampato dietro le Considerazioni al Tasso di Galileo Galilei. Roma, 1793 in 4.

(2) Il Tasso avea e Platone e Dante studiato a fondo e postillatigli. Opere di Lodovico Antonio Muratori Vol. IX. Annotazioni al Lib.

tanini (3) ne aveano i primi dato cenno, e ne avemmo dipoi più particolare notizie per la lettera d'Ottavio Falconieri, pubblicata dal Fabbroni (4). Dietro questi ne ragionò il Serassi in due luoghi (5), il quale opinava che le Postille, rammentate da que' due eruditi uomini, e vedute con ammirazione da uno degli Accademici della Crusca (non dal Falconieri, com' egli dice per errore) fossero le scritte in un esemplare di Dante stampato dal Giolito, posto già nella libreria di Cammillo Giordani da Pesaro, poi venuto in potestà d'Annibale degli Abati Olivieri, e al presente forse smarrito; e soggiungeva d'averne trovata copia in un Manoscritto Chigiano da lui indicato (6). E avvegnachè nell'animo de' devoti all' Ali

IV. della Perfetta Poesia, a cart. 283. Il Platone postillato è stato anch'esso da me rinvenuto nella Berberiniana.

(3) Monsig. Ottavio Falconieri cita una edizione del poema di Dante tutta fregiata di postille della sua penna. Biblioteca dell'Eloquenza Italiana. Venezia 1753. Tom. I. C. IX. a cart. 297, n. 2.

(4) « Diedesi (il Tasso) primieramente a riscegliere con sommo studio dagli antichi scrittori, cioè dal Boccaccio e dal Petrarca, « ma sopra tutto dal nostro divin Poeta (il poema di cui tutto fre«giato di postille della sua penna vide con ammirazione, non è gran « tempo, uno de' nostri Accademici) quelle forme di dire, le quali « per la loro nuda e schietta bellezza non solo non cagionassero noia agl' ingegni del suo tempo e a quelli dell' avvenire, ma si gl' inva« ghissero dell'imitazione di quei valentuomini, le locuzioni de' qua■li non erano per parer rancide e disusate, ma rare piuttosto e pel« legrine ». LETTtere inedite di uoMINI ILLUSTRI. Firenze, 1773, vol. I a c. 254. Quanto sia vera questa sentenza del Falconieri mostreranno le Postille a Dante che ora per la prima volta si pubblicano.

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(5) Della Vita di Torquato Tasso nel Lib. I. a cart. 103, n. 3; e nel Catalogo de' Manoscritti delle Edizioni e delle Traduzioni delle Opere di lui a cart. 12.

(6) « Anche nella Libreria Giordani di Pesaro si conserva un Dan

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Non però doveano posare al tutto i desiderj de' curiosi, essendochè a chi pigliava a considerare le parole contenute nella lettera del Falconieri appariva, che le Postille, alle quali ivi accennavasi, erano altre dalle trovate ne' Manoscritti Chigiano e Barberiniano, leggendovisi che l' esemplare di Dante, veduto dall' Accademico, era non in parte, ma tutto fregiato di postille della sua penna. Se non che, non avendo alcuno preso la cura d'indicare dove stesse riposto sì prezioso tesoro, il fortunato trovamento rimaneva alla balía della sorte.

A questi dì solamente da una lettera di Carlo Roberto Dati, indiritta allo stesso Falconieri, si saria potuto cavare indizio ch'esso forse si giacesse tuttavia occulto in qualche libreria di Roma, siccome era · in verità nella Barberiniana. Ma siffatto soccorso, comechè assai lieve, fu per me tardo, dappoichè prima d'avere notizia della pubblicazione di tali lettere procurata dal Ch. Moreni (9), io già, con animo d'onorare la memoria dell' Alighieri e del Tasso, teneva in mano e andava considerando quelle Postille, che lo stesso Dati, fatte cercare indarno nella libreria del Collegio Romano, mostrava tanto desiderio di sapere dove si trovassero, sperando di cavarne alcune esclamazioni ammirative ivi poste da fargli gran giuoco in una delle sue Veglie Fiorentine (10). Però dell'esser

(9) Firenze, 1825.

(10) Parmi già d'aver udito dire al Sig. M. Foppa, e me lo cona ferma il Sig. Capitano Cosimo della Rena, che in Roma appresso i « PP. Gesuiti si conservasse un Dante postillato di mano di Torqua

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