Page images
PDF
EPUB

X

mi in quelle avvenuto non debbo aver obbligo che a certa mia bibliografica voglia, entratami in cuore, di raccogliere insieme, collocare per ordine e notare i libri postillati da mani dotte o illustri, de' quali vedeva essere nella Barberiniana grande e inestimabil copia, senzachè ne fosse ne' cataloghi stato fatto ricordo.

Ora due sono gli esemplari Barberiniani della Divina Commedia con postille manoscritte del Tasso, messimi dinanzi dalla ventura, l'uno parecchi mesi prima, l'altro dappoi (11). Il primo è stampato in Venezia nel 1564 appresso Domenico Niccolino per Giambattista Sessa e fratelli, con l'esposizione di Cristoforo Landino e di Alessandro Vellutello. Il secondo è parimenti stampato in Venezia appresso Pietro da Fino nel 1568 con l'esposizione di Bernardino Daniello da Lucca. Veramente non è in alcun luogo notato di chi sia la scrittura, o a chi essi s'appartenesse

<< to Tasso, alla margine del quale fossero alcune esclamazioni am« mirative esprimenti la stima ch'egli faceva di Dante, le quali mi « farebbero gran giuoco in una delle mie VEGLIE FIORENTINE prepa«rate da me per la stampa. Il P. Antonio Baldigiani, a mia istanza, « ha fatto diligente ricerca nella libreria del Collegio Romano, e non « trova questo testo, e facilmente non v'è, perchè il Sig. Sen. Ales«sandro Segni mi dice d'averne anch'egli sentito ragionare al Sig. Foppa, ma come di cosa posseduta da altri. Se V. S. Illustrissima « ne potesse dare qualche lume mi farebbe sommo favore, e non << l'avendo, intender qualcosa da Mons. Pollini o da altri amici del « Sig. Foppa ». Ivi, a cart. 79.

[ocr errors]

(11) Nella Lettera indiritta a voi, e stampata di recente in Roma soprà i Commenti Barberiniani manoscritti alla Divina Commedia, do conto (a cart. 33) del modó con cui sono giunto a trovare il secondo Dante postillato.

ro: ma non è per niente da dubitare, che le postille scritte nel primo sieno del Tasso e di sua propria mano. Non che sieno di sua mano; essendo la scrittura conforme alla usata da lui nell'età matura in più lettere ed opere originali, le quali, poste nella Barberiniana, non ho tralasciato di confrontare. Non che sieno fattura di lui; perocchè l'identità e rassomiglianza di queste con gran parte delle trovate dal copiatore del Manoscritto Chigiano e da Federico Ubaldini nell' esemplare posseduto da Cammillo Giordani, indubitatamente sue, fanno certissima fede essere l'une e l'altre uscite d'una mente medesima; e oltre a ciò ha in esse per l'appunto, come ognuno potrà certificarsi, quelle esclamazioni ammirative esprimenti la stima che il Tasso faceva di Dante, delle quali il Dati, per notizia avutane dal Foppa e da Cosimo Della Rena, favellava.

Delle postille contenute nel secondo esemplare, quanto all'essere scritte da Torquato, non ebbi a prima giunta certezza tale da non mettermene in qualche dubbio. La scrittura, per lo più di grandezza men che mezzana, è fuori d'ogni contrasto propria dell'età in cui egli visse, ma ora mostra la sua mano, ed ora sembra che no. Avendo io rinvenuto nella Barberiniana, oltre parecchie Lettere e Prose e Poesie, parte già note e parte ignorate, da quaranta e più volumi postillati di sua mano, pareva non esser uopo che di breve confronto per certificarmi di tanto. Ma la stessa copia delle scritture originali del Tasso, altre stantimi sotto gli occhi, altre da me di

me,

quando in quando vedute ed esaminate in numero assai grande, m'ha mostrato che di alcune non è cosa molto agevole decidere se sieno, o no, opera della sua penna: tanto, non solo al mutare dell' età, ma anche nello stesso volume, era egli uso di variare i tratti della penna e le forme delle lettere; ora impicciolendole, ed ora ingrandendole, ora adoperandovi diligenza, ed ora trascurataggine; ora serrandole insieed ora allargandole, e frequentemente ognuna d'esse in diversa foggia affigurando. Della quale incostanza di mano ha spessi e curiosi esempj, più che altrove, ne' libri postillati, ne' quali credo che sì gran. di variazioni abbiano avuta particolare cagione dall'aver condotta la scrittura a più riprese, e quando ad agio, quando a molta fretta, e con penna ed inchiostro di temperatura e qualità diversissima. Laonde, a torre via il dubbio natomi nell'animo, m'è stato mestieri di fare minuti e pazienti confronti : per li quali son venuto però alla fine conoscendo, che nelle forme delle lettere più particolarmente da lui usate e in ispezialtà delle majuscole, ne'segni delle abbreviature, nella ortografia, ne' falli ne' quali soleva dare, o non raddoppiando, ove conveniva, le consonanti, o tralasciandone altre e talora le intere sillabe; da ultimo nel costume di mutare spesso di foggia formando le medesime lettere; la scrittura del secondo esemplare di Dante postillato a quella degli altri assai bene rassomiglia e si confà; e che a prima giunta appare diversamente, perchè fa gabbo agli occhi la distanza fuor dell'ordinario lasciata tra l'una lettera e l' al

tra, non che il tratteggiare minuto e sottile della pen. na. Egli è il vero che due lettere o al più tre dalla consueta maniera di scrivere alcuna cosa s'allontanano; ma ho osservato che quanto precede lo scritto, tanto si vanno a quella accostando, in guisa che qua e là si ravvisa la stessa mano. La quale particolarità mi metteva in cuore il sospetto, confortato eziandio dalla qualità della materia e dall'essersi messo, quasi da scolajo, a notare le figure rettoriche, che questo fosse per avventura lavoro fatto in età giovanile (12). Onde mi venne il pensiere d' esaminare a tale uopo il Codice Urbinate della Vaticana, contenente il primo abbozzo della Gerusalemme Liberata, veduto ed allegato dal Serassi, e secondo lui scritto di mano del Tasso ne' primi suoi anni (13): ma per diligenza usata dal celebre Prelato custode di essa, siffatto Manoscritto sventuratamente non s'è potuto ivi trovare.

Queste osservazioni, che parranno forse a taluno nojose e soverchio minute, io vi doveva, o Ch. Professore, notificare, perocchè la ingenuità propria di ogni uomo onesto m'obbligava a non tenere occulti i miei dubbj, e a far palesi gli argomenti creduti da me bastevoli a cavarmeli dell' animo; ed anche perchè, venendo alle mani altrui l'esemplare postillato, non mi fosse dato carico d'avere ingannata la pubblica fe

(12) Il Tasso nacque nel 1544, e la Divina Commedia con l'esposizione del Daniello uscì de' torchj delle stampe nel 1568; onde egli toccava il ventiquattresimo anno della sua età.

(13) Catalogo citato n. 1. de' Codici, e la Vita lib. 1, cart. 127, n. 1.

Tomo I.

C

de da chi, postovi lo sguardo, procedesse a giudicare senza brigarsi de' lunghi confronti da me fatti.

Del resto, avvegnachè dopo le cose dette, potesse tuttavia rimanere su ciò qualche dubbio, non è certo, a mio avviso, da dubitare, che tali Postille sieno opera, se non della mano, almeno della mente di Torquato. Dappoichè di prima alcune del secondo esemplare consuonano in più luoghi a maraviglia con quelle del primo (14), e buon numero di esse mirano in ambidue allo stesso fine, cioè, o a schiarimento del testo, o a lode, o a censura, con la sola differenza che nell'uno più, e nell'altro meno, sono a vicenda queste o quelle. Inoltre gran parte delle voci e maniere del dire o segnate soltanto, o tratte fuori senz'altra giunta dal testo, e scritte ne' margini del primo, sono quasi ad ogni canto, le dichiarate nel secondo, fra le quali alcune hanno eziandio in tutti due la stessa dichiarazione. Infine nell' uno e nell' altro si tiene modo uguale, e nel segnare da lato più o meno terzetti, o di sotto le semplici voci o le sole forme del dire o i versi interi, e nello scrivere le postille in capo e in piè, nel destro e nel sinistro margine del libro, e nei vani lasciati dalla stampa fra il testo e i commenti, e, quello ch'è più notevole, nel trarre fuori dal testo e accennare in brevi detti le chiose stampate di commentatori, e allegare i versi sparsi nelle tre Cantiche, i quali fra loro ne' concetti o nel

(14) Si vegga specialmente, Inf. I. v. 60. III. v. 75 e V. v. 28; III. v. 6g. e IV. in fine; XXXII. v. 104. e Purg. II. v. 79 e 81.

« PreviousContinue »