Page images
PDF
EPUB

i loro barbari conquistatori vi portarono. In Gallia ed in Spagna, i residui della lor lingua materna, andata a poco a poco in disuso, o conservata soltanto nel basso popolo, possono averci ancor contribuito.

Il Marchese Scipion Maffei, senza negare che la lingua italiana altro sia che un degenerato latino, pretende che niente ella debba ai Goti, ai Lombardi ed alle altre barbare nazioni Settentrionali. Niuna traccia, dic' egli, ne resta della loro influenza; e le loro lingue, ispide pel frequente concorso delle consonanti, sono del tutto ́ed estremamente opposte alla italiana, la quale abbonda in vocali. Sebben convinto, dall' altro canto, che la lingua popolare e provinciale dei Romani differisse dalla buona latinità, e che si scuopra nell' antico latino, non solamente un gran numero di quelle parole italiane, le quali si suppone essere di straniera origine, ma gli articoli stessi ed i verbi ausiliari pei quali la lingua italiana sembrerebbe più allontanarsi dal suo ceppo, pure egli vuol piuttosto attribuirne l' origine ai moltiplici cambiamenti che nel lasso del tempo si sono talmente introdotti, che una nuova

lingua se n'è formata alla fine. Sembra ad esso che il latino abbia dato origine all' Italiano per un cangiamento simile a quello che subì la lingua greca, la quale, senza concorso di Goti o Lombardi, o d'altra straniera Nazione, ha, dal regno di Giustiniano in qua, sofferto le medesime variazioni, essendosi troncate alle parole le loro sillabe finali, le lettere cangiate, i casi de' nomi ridotti quasi al solo accusativo, ed i futuri e gli infiniti de' verbi caricati degli ausiliari volere ed avere; lo che coll' andar del tempo ha generato quell' imperfetto idioma che al dì d' oggi si parla nella Grecia, nelle Isole dell' Arcipelago, e sulle coste dell' Asia Minore, mentre in Italia l' istesso cangiamento fu infinitamente più felice. (Verona Illustrata, Par. I. lib. xi. pp. 310–321.).

Ma qualunque siasi l' opinion che si adotta, çi lascerà sempre un soggetto di maraviglia.. Si supponga pure che l'italiano ripeta la sua origine da un gergo plebeo e provinciale, o dall' impasto della latinità spirante nel seno della barbarie colla barbarie stessa, od infine dalla interna corruzione e dal rovesciamento d'ogni sua regola, chi sarebbesi mai aspettato di veder nascere la

più bella delle lingue vive, una lingua regolare, ricca, feconda, atta a dipinger gli oggetti, soave e sonora ad un tempo, alla Musica ed alla Poesia sì confacente, che crederebbesi aver essa avuto origine sul Parnasso? Che straordinario cangiamento! La Farfalla che con vaghissime ali si sprigiona dal cadavere di vile insetto, la Fenice che più bella risorge dalle sue ceneri, non sono oggetti di maggior maraviglia.

L'italiano ancor rozzo ed incolto fu da prima parlato soltanto, e gli si dette il nome di lingua volgare. Tanti n'erano i dialetti quante v'eran Città e Provincie. Acquistossi ella per gradi un certo uso generale, secondo che il commercio, le guerre, le civili e politiche leghe ponendo in corrispondenza le une colle altre le città e le provincie, trovaronsi nel caso di trattare insieme e di comunicarsi reciprocamente i loro bisogni ed i loro interessi. Nel decimo ed undecimo secolo ella trascese il latino; ma servendo tuttavia al discorso, non si scriveva. La lingua la-tina conservò i suoi dritti negli atti solenni, nei pubblici contratti, nei corsi dei Tribunali, nella Chiesa ove s'è conservata, e tra' dotti. E quan

[ocr errors]

tunque non foss' ella più la lingua di Cicerone e de' bei tempi di Roma, questa predilezione verso di essa si conservò anche quando l' italiano ebbe ricevuto la sua forma per le cure de' buoni scrittori che il coltivarono; e questi scrittori stessi sì poco caso facevano della propria lor lingua, che fondavano la lor fama sulle sole opere latine, e non era lor nota altra via per tramandare alla posterità il loro nome.

Ma a chi è dovuto l'onore d' aver diradato il tenebrore del caos della lingua volgare, d'averlo tolto dalla bocca della plebe per più fermamente ingentilirla, e stabilirne il carattere ? E' egli necessario di far tal dimanda? Alla Poesia, la quale in tutti i paesi del mondo ha fatto tali prodigi. E qual fu il motivo per cui fu la Poesia indotta a comparire nel volgare idioma? Il più forte L'imperiosa passion dell' amore. I più antichi Poeti italiani son Poeti amorosi.

La Sicilia fu la prima a udir gli accenti de' cantori d'amore in lingua volgare. Ma ben presto quegli accenti, quei sospiri, quella lingua passaron lo Stretto e si sparsero di luogo in luogo nel continente vicino.

Io non mi arrogo il dritto di decider la causa tra i Siciliani ed i Provenzali della primazia della lingua e della Poesia: egli è un punto d'onore da non facilmente schiarirsi.

La data de' loro monumenti poetici non basta punto a farne pronunziar la sentenza. Si pone il principio della poesia de' Siciliani all'anno 1184, in circa. Il primo Trovatore conosciuto è Guglielmo IX, conte di Poatù, nato nel 1071, e morto nel 1122. Ma chi ci può dire se prima de' cantori Siciliani, de' quali abbiamo notizia, non ne sieno stati altri la cui memoria è smarri ta? E chi ci dirà se prima del conte Guglielmo non avesse qualche Poeta della Francia meridionale composto e cantato, e chiesto amore e mercè alla sua Dama in Lingua d' Oca ?

Egli è ben vero che i Trovatori son passati di Provenza in Italia; che alcuni tra gli stessi Italiani, mossi dal loro esempio, pulsaron le corde della cetra provenzale; che la Corte d'Azzo VII Marchese di Ferrara discendente dalla illustre famiglia d'Este, tanto grata in ogni tempo alle Muse fu, per così dire, il ridotto dei Trovatori e degli strioni che da ogni parte vi

« PreviousContinue »