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tive contro Pisa, Siena, Arezzo, Lucca Bologna; e le Città di Romagna, e sopratutto le moltissime contro Firenze; e lo attestano in fine i satirici tratti coi quali ei dipinge i vizj, e gli errori regnanti in tutte quelle Popolazioni; tratti ora d' ironia finissima, ora di veemenza e di forza ripieni, tantochè molti di essi trovansi nella bocca di tutti gli Italiani e son quasi appo loro in proverbio passati.

In qual modo al quarto scopo della Divina Commedia, vale a dir quello di manifestar la sua riconoscenza verso quei Signori Italiani che l'aveano accolto nella sua disgrazia, e di far l'elogio di alcuni personaggi famosi di fresco spenti, e di alcuni suoi contemporanei ed amici, in qual modo, io dico, ad un tale scopo serva il Poeta ne fanno fede i bei pezzi del Purgatorio e del Paradiso ove ei parla di Manfredi, di Casella, di Belacqua, di Oderisi d'Agobbio, di Sordello, di Forese di Guida Guinicelli, d'Arnaldo Daniello, di Nino Giudice di Gallara, di Carlo Martello Re d'Ungheria (4), e di altri, e ne { fan

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(4) Di Manfredi Re di Napoli non occorre far parola, giacchè il suo nome, ed i suoi fatti son generalmente conosciuti Casella fa un eccellente musico del tempo di Dante, e di lui grandissimo amico Rapporto a Belacqua dice il P. Lombardi, ed io ripeterò con lui, che il Vellutello a nome di tutti gli espositori confessa di non aver trovato chi egli si fosse Oderisi da Gubbio era un famose miniatore di que' tempi escito dalla Scuola di Cimabue Sordello di Mantova passava al tempo di Dante per un gran letterato ; ma di lui non può dirsi certo che

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la fama ancor nel Mondo dura, E durerà quanto il moto lontana, imperocchè senza la Divina Commedia non sarebbe forse giunto il suo nome alla nostra notizia Forese de' Donati, grande amico del Poeta, era fratello di Messer Corso il famoso capo della fazione Nera di Firenze Guido Guinicelli Bolognese fu un de' primi e più rinomati poeti dell' Italia, allorchè la lingua nostra tuttavia balbetta

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fanno fede quelli squarci della prima, e seconda antica, relativi alle Famiglie Scaligera, e Malaspina, che a lui accordarono un asil generoso; nel primo dei quali finge che da Cacciaguida stesso detto gli sia:

Lo primo tuo rifugio, e il primo ostello:
Sarà la cortesia del gran Lombardo,lockq
Che porta in sulla scala il santo uccello; v
Ch' avrà in te si benigno riguardo,

Che del fare, e del chieder tra voi due

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Fia prima quel, che tra gli altri è più tardo:

e nel secondo di questi squarci, fingendo egli d' incontrar nel purgatorio un Corrado Malaspina, in cotal gra zioso modo lo apostrofa:

La fama, che la vostra Casa onora,
Grida i Signori, e grida la contrada
Si che non sa chi non vi fu ancora.
Ed io vi giuro, s'io di sopra vada,

Che vostra gente ontata non si sfregia
Del pregio della borsa, e della spada:
Uso, e natura sì la privilegia,

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Che

va, prima di esser, quasi può dirsi, creata dall'immortale Alighie ri Arnaud Daniel Pacca, chiamato da Dante Arnaldo Daniella fu, un de migliori e più sentimentali poeti della Provenza: il più bel lo elogio di esso vien fatto dal Petrarca in quella terzina del suo Trion fo di Amore:

Fra tutti il primo Arnaldo Daniello,

Gran maestro d'amor, che alla sua terra Ancor fa onor col suo dir nuovo e bello Nino de' Visconti Pisano, nipote del famoso Conte Ugolino, fu Giudice del Giudicato di Gallura in Sardegna, e divenuto, essendo in se guito Signore di Pisa, fu spogliato di quel dominio dal Conte di lui zio secondato da Ruggieri degli Ubaldini Arcivescovo di quella Cit tà. Vedi la nota z. al secondo Discorso Carlo Martello Re di Ungheria, fratello del Re di Napoli Roberto di Angiò, fu legato in grande amicizia col Poeta nostro, come apparisce da un interessante squarcio del canto VIII. del Paradiso.

B

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Che, perchè il capo reo lo mondo torca'; Sola, va dritta, e il mal cammin dispregia : squarci i quali provano che se uno scopo dell' Alighieri nel comporre il suo Poema si fu il vendicarsi dei suoi nemici, e di quelli che perseguitato lo aveano, un altro e ben più nobile n' ebbe egli in mira, quello di mostrarsi grato verso i suoi munificenti benefattori.

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vale

Per ciò che riguarda in fine il quinto oggetto al qua le attese Dante nello scriver la Divina Commedia a dir quello di far pompa di tutte le immense sue cognizioni, apparisce esso mirabilmente adempiuto ad ogni pa gina dell' Opra sua, in cui mostrasi grande uomo, di stato, conoscitor profondo del cuore umano, erudito, filosofo e teologo sommo; ed in cui, al dir di Lionardo. Aretino, concorre descrizione dei cieli, e dei pianeti; descrizione degli uomini, meriti, se pene della vita umana; felicità, miseria e mediocrità di vita intra duo estremi : nulladimeno io mi riserbo di più a lungo esaminarne alcuni punti nella terza parte di questa mia Dissertazione, allorchè parlerò dei luminosi tratti di filosofia, che nel Poema s'incontrano. Quanto alle notizie dell' Alighieri nelle scienze esatte, le dottissime e belle dissertazioni, lette l'anno scorso in Firenze dall' egregio Professor Ferroni, nulla lasciano a desiderare, se non il momento di vederle pubblicate colle stampe, onde possano eziandio gustarle tutti gli altri colti abitanti dell'Italia. Aggiungerò qui so lamente , rapporto alle teologiche cognizioni di Dante, che valenti e dotti teologi assicurato mi hanno di aver egli perfettissimamente conosciuta la Somma di S. Tommaso, e di essere stata veramente straordinaria e portentosa la sua dottrina nelle divine scienze (5): infatti la canti

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(5) Sulle profonde cognizioni di Dante in teologia vedesi ciò che ha scritto il P. Berti. In generale tutti gli ecclesiastici, cui la Reli

ica del Paradiso non è che un profondo trattato di teolo gia,raddolcito però, da' belli ed armoniosi versi, dalle poe tiche e grandiose immagini, dar forti slanci politici, e dai -luminosi tratti di filosofia e di morale, che così frequens temente incesse s'incontrano.

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Giustificazioni di alcune apparenti stravaganze del Poema j e giudizio che nel medesimo si scorge,

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Dopo aver esaminato quanto il piano e la condotta

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della Divina Commedia adequatamente servano ai cinque oggetti che a mio parere, Dante si prefisse nel compor quel Poema è da osservarsi ancora come persino ciò che nel medesimo stravagante sembrace ridicolo a prima vista, se ben riflettesi, non senza giudizio, e senza un qualche motivo vi è stato dal Poeta introdotto. Per esem pio, de pene ch' ei finge essere inflitte ai dannati, nella sua cantica dell'Inferno, sono quasi sempre analoghe alla qualità del vizio, o della colpa che esse puniscono. Quindi i golosi son fitti in una fangosa palude, dinotante ciò che di grossolano o di sozzo in quel vizio contiensi; gli iracondi són tuffati nell'acqua bollente; i violenti in una riviera di sangue; gli adulatori in una imanonda e puz zplente; latrina degna sede di quellas infame genia gli epicurei, come seguaci dell' opinione che l'anima, muojaz col corpo, hanno eziandio le anime seppellite nell' infer bonba I 35 me if oda mol allow nieog ho ¿chtorin nay diq li izsqross chotmyi y Bione è stata più a cuote che l'apparenza di essa, ban fatto sempre! il più gran caso de pezzi teologici della Divina Commedia. Il degno, Monsignore Incontri, Arcivescovo di Firenze antecessore dell' attuale, li cita con frequenza, ed opportunità grandissima nelle veramente evangeliche di fui opere.

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nó dentro arche infocate: i falsi prófeti, e gli indovini hanno il viso rivolto sulle spalle, per dinotare il lor, tra verso modo di vedere gli ippocriti son puniti con cappucci, e cappe di pesantissimo piombo, simboleggianti for se che quel vizio alligna quasi sempre presso coloro che sono anche quassù coperti di cappucci e di cappe di men pesante materia i seminatori di scismi, e di scandali hanno le membra slogate tutte e divise : e finalmente i traditori son fitti in un lago ghiacciato, dinotan te il gelo che intorno al cuor deve avere lo scellerato che il suo amico tradisce, o il suo benefattore. E così può dirsi ancora dei castighi imposti a quelli che nel pur gatorio espiano le colpeo le mancanze da loro commesse.

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Inoltre il Poeta nella cantica dell' Inferno ingegnosamen→ te alle volte introduce nelle varie sedi dei dannati un Esser favoloso, analogo al vizio che vi è punito. Così Pluto Dio delle ricchezze è nella fossa degli avari; Cer bero in quella dei golosi Flegias fa compagnia agli iracondi; il Minotauro ai violenti; Gerione conduce ai fro datori; e Caco infine tra i ladri singolarmente grandeggia.

Nella cantica del Paradiso anche con molto ingegno finge il Poeta di trovar le vergini godenti la celeste beatitudine nel pianeta della Luna, forse perchè Diana fu la Dea della verginità: così mette nel pianeta di Marte quei che combattuto aveano per la fede; nel pianeta di Giove quei che rettamente aveano amministrata giustizia;ed i solitarj,e contemplatori in quello di Saturno, come un de' pianeti più freddi e più dalla Terra lontani.

E persin nella forma che il Poeta dà all'inferno, e al purgatorio scorgesi il più gran giudizio; giacchè la spiralene il simbolo dell' eternità; e come nell' inferno quella continua restrizion del locale, a tenore dell' intensità delle pene, stringe ed abbatte il cuore, così nel purgatorio l'animo si solleva, e dilatasi, secondochè il locale va diventando men arduo e men ristretto.

CAS

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