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Il terzo metodo ricordato da Aristotele è ciò che più consuona col genio della lingua greca che con quello di alcuna altra lingua, ed è però usato più da Omero che da verun altro poeta; voglio dire l'allungare una frase colla giunta di parole che sieno o inserite od omesse, come pure lo accrescere o contrarre particolari parole coll' inserire od omettere di alcune sillabe. Milton praticò questo metodo di innalzare il suo stile per quanto gliel permetté la natura della sua lingua, con che egli diede una più gran varietà ai suoi versi: ma quest' uso è più segnata mente notevole nei nomi di persone e di paesi; come Beelzebub, Hesebon, ed in più altri casi ne' quali egli o cangiò il nome o adoperò quello che non era sì comunemente conosciuto, per potersi vieppiù dipartire dal linguaggio del volgo. Per amore del metro questa pratica può tolerarsi, ma deviare dal diritto sentiero puramente per cagione di allontanarsi dal volgare, è ridicolo ed assurdo. Per lo stesso motivo egli adoperò molte parole antiche, che già fanno apparire il suo poema più venerando e gli danno un maggior colorito di antichità.

Debbo parimente osservare che vi sono in Milton assai parole di suo proprio conio, come Cerberean, mis-created, hell-doom'd, embryon atomi ed altre molte. Se il lettore offendasi a questa libertà del nostro poeta inglese, io gli raccomando un ragionamento in Plutarco che mostraci come sovente Omero fé uso della medesima libertà.

Milton cogli aiuti suddetti e colla scelta delle parole e frasi più espressive che porgagli la lingua inglese, levò detta lingua ben più alto che non fecero mai altri poeti inglesi o prima o dopo di lui, e pareggiò la sublimità del suo stile a quella de' suoi sentimenti.

I have been more particular in these observations on Milton's style, because it is that part of his work in which he appears the most singular. The remarks I have made upon the practice of other poets, with my observations from Aristotle, will perhaps obviate the prejudice which some have taken to his poem upon this account, yet, I must confess that I think his style, though admirable in general, is in some places too much stiffened and obsenred by the frequent use of those methods which Aristotle has prescribed for the raising of it.

This redundancy of those several modes of speech, which Aristotle calls foreign language, and with which Milton has so very much enriched and in some places obscured the language of his poem, was the more proper for his use, because his poem is written in blank verse. Rhyme, without any other assistance, throws the language off from prose, and very often makes an indifferent phrase pass unregarded; but where the verse is 'not formed upon rhymes, there pomp of sound, and energy of expression, are indispensibly necessary to support the stile, and keep it from falling into the flatness of prose.

Those who have not a taste for this elevation of style, and are apt to ridicule a poet when he goes out of the common forms of expression, would do well to see how Aristotle has treated an ancient author, called Euclid, for ́his insipid mirth upon this occasion. Mr. Dryden used to call this sort of men his prose critics.

I should, under this head of the language, consider Milton's numbers, in which he has made use of several elisions that are not customary among other English poets, ́as may be particularly observed in his cutting off the letter Y, when it precedes a vowel. This, and some other innovations, in the measure, of his verse, has varied his

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Sono stato più minuto in queste osservazioni sullo stile di Milton, perchè è questa la parte della sua opera in cui egli apparisce più singolare. Le note fatte da me sulla pratica degli altri poeti colle mie osservazioni tolte da Aristotele, scemeranno forse il pregiudizio che alcuni nutron coutro questo poema in tale materia; pur debbo confessare che stimo lo stile suo, benchè ammirabile in generale, in alcuni luoghi troppo crudo ed oscuro a cagione dell' usar sovente i metodi prescritti da Aristotele per innalzarlo.

La sovrabbondanza di quelle varie maniere di dire, che Aristotele chiama linguaggio straniero, e con cui Milton ha di tanto arrichito e in più luoghi oscurato lo stile del suo poema, fu il più proprio allo scopo suo, perchè il suo poema è scritto in verso sciolto. La rima senz'altro aiuto distingue la poesia dalla prosa e fa più volte passare inosservata qualche frase volgare; ma dove il verso non è formato a rime, la pompa del suono e la vigoria dell' espressione vi sono indispensabilmente necessarie a sostenere lo stile ed a guardarlo dal cadere nella piana andatura della prosa.

Quei che non hanno gusto per questo elevamento di stile e inchinano a beffare un poeta che dipartesi, dalle volgari forme di esprimersi, farebbono hene di vedere come Aristotile trattò un antico autore di nome Euclide per le sue stolide risa in simile occasione. Dryden solea chiamare questi uomini i suoi critici prosastici.

In questo capo dello stile dovrei considerare il metro di Milton, nel quale egli adoperò di molte elisioni che non sono in uso presso altri poeti inglesi, come agevolmente si può vedere nel troncare che fa la lettera Y quando precede a vocale. Questa ed altre novità nella misura del suo verso, han variato i- suoi

numbers in such a manner as renders them incapable of satiating the ear and cloying the reader, which the same uniform measure would certainly have done, and which the perpetual returns of rhyme never fail to do in long narrative poems. I shall close these reflections upon the language of Paradise Lost, with observing, that Milton has copied after Homer rather than Virgil, in the length of his periods, the copiousness of his phrases and the running of his verses into one another.

I have now considered Milton's Paradise Lost under these four great heads of the fable, the characters, the sentiments, and the language, and have shewn that he excels, in general, under each of these heads. I hope that I have made several remarks which may appear new, even to those who are versed in critical learning. Were I to choose my readers, by whose judgment I would stand or fall, they should not be such as are acquainted only with the French and Italian critics, but also with the ancient and modern, who have written in either of the learned languages. Above all, I would have them well versed in the Greeks and Latin poets, without which a man very often fancies he understands a critic, when in reality he does not comprehend his meaning. Besides, he should have a clear and logical head. Without this talent he is perpetually puzzled and perplexed amidst his own blunders, mistakes the sense of those he would confute, or, if he thinks right, does not know how to convey his thoughts with clearness and perspicuity. Aristotle, who was the best critic, was also one of the best logicians that ever appeared in the world.

One great mark by which you may discover a critic who has neither taste nor learning, is, that he seldom ventures to praise any part of an author's works, which has not been previously applauded by the public, and

versi in tale maniera da renderli incapaci di saziare l'orecchio e di annoiare il lettore come avrebbe certamente fatto quella monotona armonia, e come non cessa mai di fare in un lungo poema narrativo il perpetuo ritorno della rima. Chiuderò queste riflessioni sullo stile del Paradiso perduto con osservare che Milton ha piuttosto imitato Omero che Virgilio nella Junghezza de' suoi periodi, nella dovizia delle sue frasi e nello scorrere de' versi l'un nell' altro.

Ho già esaminato il paradiso perduto di Milton sotto i quattro capi del subbietto, dei caratteri, dei sentimenti e dello stile, ed ho mostrato che egli è eccellente in generale in ognuno di questi capi. Spero di aver fatto alcuni riflessi che verranno nuovi anco a quelli che sono versati nella scienza critica. Se io volessi scegliermi i lettori e starmene al loro giudizio, io li vorrei non istruiti solo ne' critici francesi e italiani, ma sì negli antichi e moderni, che hanno scritto in ciascuna delle lingue dotte. Su tutto io li bramerei ben versati ne' poeti greci e latini, senza di che talun potrà credersi sovente di sapere in critica ed in realtà non ne comprende il senso. Di più egli deve avere testa chiara e logica. Senza questa dote egli è perpetuamente impedito e perplesso in mazzo a' suoi medesimi errori, intende male il senso di coloro che egli vuol confutare, o se egli pensa dirittamente, non sa come esporre i suoi pensieri con chiarezza e perspicuità. Aristotele che sicuramente fu il migliore critico fu pure il più gran logico che mai sia apparso nel mondo.

Un gran segno a scoprire che un critico non ha nè gusto nè dottrina è, che egli di rado si arrischia a lodare qualche parte dell'opera di un autore, la quale non sia stata anticipatamente applaudita dal pubblico,

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