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Considerate la vostra semenza:

Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguir virtute e conoscenza.
Li miei compagni fec'io sì acuti,
Con questa orazion picciola, al cammino,
Ch'appena poscia gli averei tenuti.

E volta nostra poppa nel mattino,

De' remi facemino ali al folle volo,

118

121

124

navigare ac pervenire potuisse. PIETRO DANTE. Così credevasi allora. E. F. - De' nostri sensi, legge l'Ang. E. R., e ch'è di rimanente, il cod. Vat. 3199 e la 3. rom. edizione. ◄◄ 118 vostra semenza, vostra umana origine, vostra umana

natura.

120 ⇒ Ma per seguir virtute e conoscenza. Conoscenza presso gli antichi vale scienza, a cui, come dice Dante nel prineipio del Convito, ciascuna cosa da provvidenza di propria natura impinta è inclinabile, e però tutti naturalmente al suo desiderio siamo suggetti. E. F.◄◄

121 122 Acuti feci al cammino i miei compagni dice, in luogo di dire, aguzzai, eccitai, la voglia de'miei compagni al divisato cammino.

123 tenuti, la Nidob.; ritenuti, l'altre edizioni, il cod. Vat. 3199 e la 3. rom ediz., trovando così l'E. R. maggiore armonia nel verso. Ma, o egli s'inganna, o il nostro orecchio non è un buon giudice.←◄

124 volta nostra poppa nel ( verso [a]) mattino, vale quanto, voltata la prora di nostra nave verso sera, verso occidente, per tener dietro al Sole, come disse al v. 117. →→ Aggiungi alla voce mattino un altro valore non osservato, quello di levante, cioè verso la parte dove nasce il mattino. MoNTI [b].

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125 De'remi facemmo ali. Questo è come a dire: i remi non come remi movemmo, ma come ali velocemente. - volo per corso corrisponde al detto de'remi facemmo ali. - folle, malavventurato: accenna il cattivo esito di quella navigazione, che è dire nel fine.

per

[a ̧ Vedi il Ciaon. Partic. 279. 11. [b] Prop. vol. 3. P. 1.

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Sempre acquistando del lato mancino. Tutte le stelle già dell'altro polo

Vedea la notte, e 'l nostro tanto basso, Che non surgea di fuor del marin suolo. Cinque volte racceso, e tante casso

CO,

Lo lume era di sotto dalla Luna,

127

130

126 acquistando del lato mancino, verso il polo antartiil quale, a chi dal Mediterraneo esce nell'Oceano, resta a mano mancina, cioè alla sinistra mano. →→ dal lato, legge l'Ang. E. R. e il Vat. 3199.

127 dell'altro polo, antartico.

128 Vedea la notte. A quanto veggo, nissuno degli Espositori nè vecchi nè moderni prende a considerare queste parole, fuorchè il Daniello: dice (ecco la di lui chiosa) poeticamente che la notte vedea le stelle, come anche disse il Petrarca: Ne là su sopra il cerchio della Luna

Vide mai tante stelle alcuna notte [a].

Potendo però l'articolo la, posto avanti a'nomi di temvalere lo stesso che di o nella, come lo vale in quell'altro del Petrarca:

po,

oggi ha sett' anni

Che sospirando vo di riva in riva

La notte, e 'l giorno [b]:

potremmo ancora intendere che vedea la notte vaglia quanto vedev' io di notte. -e 'l nostro, intendi, polo, il polo artico.

129 Che non surgeá di fuor, la Nidob. ; che non surgeva fuor, l'altre edizioni, e coi codd. Ang. e Vat. 3199 la 3. rom. edizione; e vuol dire che osservava la stella nostra polare sempre nell'orizzonte, a fior dell'acqua marina.

130 131 Cinque volte racceso ec.: cinque volte si era illuminato, ed altrettante volte oscurato l'emisfero della Luna più basso, che è quello vôlto alla terra, e che noi dalla terra vediamo; ch'è poi in sostanza come a dire ch' erano scorsi già cinque plenilunj, cinque mesi, da che erano entrati in quel

vasto mare.

[a] Canz. 37. 1. [b] Canz. 7. 5.

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Poich'entrati eravam nell'alto passo;
Quando n'apparve una montagna, bruna
Per la distanza, e parvemi alta tanto,
Quanto veduta non n'aveva alcuna .

133

152 nell'alto passo, nell'alte acque dell'Oceano. → altro, forse anche per errore di copista, legge il Vat. 3199. ←

133 134 montagna, bruna - Per la distanza: che per cagione della distanza appariva bruna, oscura. → Quanto è più sublime del virgiliano:

Quarto terra die primum se attollere tandem

Visa, aperire procul montes, ac volvere fumum . Veramente dove i due Poeti s'incontrano, quello che da Virgilio in più lussureggianti pennellate, dal Poeta nostro con un sol tratto, ch' assai più adopera, si ritrae. BIAGIOLI. - Molti degli antichi geografi, sulle tracce di Platone e di altri dotti Greci, hanno conosciuta una terra molto a noi occidentale, detta Atlantide, perchè nel mare Atlantico. Di questa terra può esser che supponga qui Dante che fosse parte questa montagna. POGGIALI.

Tra i sentimenti varj de' teologi'intorno al luogo dove esistesse il terrestre Paradiso, riferisce Pietro Lombardo avere alcuni opinato esse paradisum longo interiacente spatio vel maris, vel terrae regionibus quas incolunt homines secretum, et in alto situm, usque ad lunarem circulum pertingentem; unde nec aquae diluvii illuc pervenerunt [a]. Piaciuto essendo al Poeta nostro il pensiero, ha finto in mezzo al terrestre emisfero sotto di noi un monte altissimo, attorniato d'ogni intorno da immenso mare, nel quale, oltre di avervi nella cima collocato, a tenore della prefata opinione, il Paradiso terrestre, vi colloca intorno alle falde anche il Purgatorio. Ed è questa la montagna che dice qui veduta da Ulisse, e su della quale salirà esso Dante nella seconda cantica. Quantunque tutti i Comentatori da noi consultati concordino nell'opinione qui emessa dal Lombardi, ciò non pertanto il sig. Gingenè asserisce essere questa opinione assai mal fondata, non trovandosi in alcun luogo della Divina Commedia chiara indicazione che la montagna scoperta da Ulisse sia precisamente quella del Purgatorio.

[a] Sent, lib. 2. diət. 17,

r39

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto; 136
Chè dalla nuova terra un turbo nacque,
E percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fe'girar con tutte l'acque;
Alla quarta levar la poppa in suso,
E la prora ire in giù com'altrui piacque,
Infin che 'l mar fu sopra
noi richiuso.

136 ci allegrammo, della nuova scoperta. - e tostos ha qui la particella e la forza stessa di ma. Vedine altri esempi presso il Cinonio [a].-tornò in pianto, ellissi, supplisci, l'allegrezza.

137 138 della invece di dalla, legge il Vat. 3199. ← un turbo, un burrascoso vento. →→trombo, ha l'Ang., e forse sarà parola romanesca. E. R. il primo canto del legno, la parte anteriore, la prora, della nave.

139 il, pronome, vale esso legno. con tutte l'acque : la voce tutte non istà qui che per riempitiva; come in quelle parole del Boccaccio: incontanente il letto con tutto Messer Torello fu tolto via [b]; e vuole dire, che il prefato turbine creò in quell'acque un vorticoso moto che aggirò tre volte la nave seco, imitando quel Virgiliano [c]:

..ast illam ter fluctus ibidem Torquet agens circum, et rapidus vorat aequore vortex. 140 141 Alla quarta levar ec. Reggesi questo e il seguente verso dal verbo fe' del verso precedente, come scritto fosse : alla quarta volta fe'levar la poppa in suso, e la prora ire in giù. - com'altrui piacque, a Dio: ma ne tace il nome, perchè così richiede il carattere di chi parla. VENTURI. →→→ Sembra agli Editori della E. B., che queste parole sieno mosse da un certo sentimento di dolore del non avere egli, mentre visse, conosciuto e venerato il vero Dio, il cui nome non osa perciò di proferire in questo luogo.

[a] Partic. 100. 18. [b] Giorn. 10. Nov. 9. [c] Aeneid. 1. 116, e seg.

Vol. I.

37

ARGOMENTO

Trattando il Poeta nel presente canto della medesima pena, segue, che si volse a un'altra fiamma, nella quale era il conte Guido da Montefeltro, il quale gli racconta chi egli è, e perchè a quella pena è

condannato.

Già

ià era dritta in su la fiamma e queta, Per non dir più, e già da noi sen gìa Con la licenza del dolce Poeta: Quando un'altra, che dietro a lei venìa, Ne fece volger gli occhi alla sua cima, Per un confuso suon che fuor n'uscìa. Come 'l bue cicilian, che mugghiò prima Col pianto di colui, e ciò fu dritto,

I

7

1 Già era dritta in su, e queta, cioè non più si piegava, nè si moveva, come fatto aveva mentre Ulisse parlava. Vedi il v. 88 del passato canto. in su la fiamma queta, il codice Ang. E. R. ←

2→→ Per non dir più, perchè non diceva, non parlava più. BIAGIOLI.

3 con la licenza del dolce Poeta, di Virgilio, che prima l'aveva eccitato a parlare, canto preced. v. 83., e che detto aveva a quella fiamma: issa ten va, più non t'adizzo, come si suppone qui appresso, v. 21.

7 al 9 Sempre sorprende Daute il lettore colla novità e proprietà delle similitudini, producendo colle più semplici im

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