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E già iernotte fu la Luna tonda;

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altro nel Paradiso [a] derisa, che sieno quelle macchie Caino che innalzi una forcata di spine) tiene il confine d'amendue gli emisperi, cioè sta nell'orizzonte, cerchio divisorio tra il nostro emisperio e quel sotto di noi, e tocca l'onda, del mare, sotto, al di là di Sibilia (Siviglia ora appellata), città marittima della Spagna, ed occidentale rispetto all'Italia. -tiene 'l confine ec.-e tocca l'onda ec. Caino e le spine. Tiene e tocca invece di tengono e toccano, zeuma come quella di Virgilio: Hic illius arma, -Hic currus fuit [b]. Ma non lo accorda il Biagioli, e vuole che Dante si esprima così in virtù della figura detta sillessi, per la quale si costruisce non secondo la lettera, ma giusta l'intenzione in lei compresa, per essere la mente più da questa che da quella preoccupata. ←

127 già iernotte fu la Luna tonda, cioè piena. Arguisce con ciò alzato il Sole già da un'ora in circa. Dalla notizia che ne dà qui Dante, e ripetecela nel Purg., canto XXIII. v. 119., di aver egli cioè incominciato a Luna piena il misterioso suo viaggio, unita alle altre notizie che il medesimo ne porge di averlo intrapreso nell'anno 1300 [c], a Sole in ariete [d], viensi, per le vie additateci dagli Astronomi, a rilevare che incominciasse Dante cotal suo viaggio nella notte di mezzo tra il quarto e il quinto giorno di aprile [e]. Essendo poi Gesù Cristo, come dal Vangelo si raccoglie [f], stato crocifisso nel giorno seguente al plenilunio stesso anzidetto; perciò Dante pone per anniversario della morte del Redentore il giorno venuto in seguito ad essa notte a Luna tonda (giorno che impiegò Dante combattendo colle tre fiere e ragionando coll'apparsogli Virgilio); onde nel seguente canto, p. 112. e segg., si fa da un demonio dire:

Ier più oltre cinqu'ore, che quest'otta,
Mille dugento con sessantasei

Anni compièr, che qui la via fu rotta.

Vedi quella nota.

[a] Canto n. 51. [b] Aeneid. 1. 16. 17. [c] Vedi la nota al primo verso del poema. [d] Vedi la nota al v. 38. del canto 1. della presente cantica. [e] Vedi il Mazzoni, Difesa della Commedia di Dante, lib. 1. cap. 76. [f] Dice il Vangelo crocifisso Gesù Cristo nel giorno seguente a quello in cui avea, giusta il comando della legge data da Dio a Moisè, cele

Ben ti dee ricordar, che non ti nocque
Alcuna volta per la selva fonda.

Sì ni parlava, ed andavamo introcque.

128 129 Ben ti dee, legge la Nidob.; e Ben ten dee, l'altre edizioni →→→ e il Vat. 3199. ricordar vale qui sovvenire. non ti nocque - Alcuna volta per alcun voltare, alcun volteggiamento. Vedi il Vocabolario della Cr. →→Consente il Poggiali a questa interpretazione, sembrandogli che qui il sentimento ogn'altra ne escluda. -- 11 Biagioli però spiega: alcuna volta, cioè tratto tratto, alcuna fiata. selva fonda: fonda vale qui quanto folta. Siepe fonda, invece di folta, scrive nell'Agricoltura sua anche Pier Crescenzi, lib. 10 cap. 33. n. 2. E si vuole dire che la Luna piena col suo maggior lume e durata per tutta la notte giovasse al Poeta, nella folta selva smarrito, per vedere ed iscansare i pruni nell'atto che per entro a quella si ravvolgeva per cercarne l'uscita; al contrario cioè di quello che scrisse Virgilio stesso nell' Eneide vi. 270.: Quale per incertam (inceptam altri leggevano, testimonio Servio) Lunam sub luce maligna

Est iter in silvis.

fonda: forse va letto fronda. Vedi la prima edizione. Se si ritiene fonda, la voce volta dee prendersi per giro, rivolgimento. TORELLI. #

130 Introcque, trattanto; vocabolo fiorentino, come esso Dante dice nel primo libro della sua Volgare Eloquenza (cap. 13.): l'usò nel primo verso delle sue terzine intitolate Pataffio ser Brunetto Latini (ed anche l'antico volgarizzator di Livio [a]): si forma dal latino inter hoc. Vedi l'Ercolano del Varchi, carte 332, e la seconda Centuria del Salvini, carte 71. VENTURI, il quale inutilmente poscia perde tempo dietro al Ruscelli, che pretende introcque significar addentro.

brata la Pasqua; ed era il comando che la Pasqua si celebrasse appunto nel detto plenilunio. [a] Vedi il Vocabolario della Crusca.

ARGOMENTO

In questo canto descrivesi la quinta bolgia, nella quale si puniscono i barattieri, che è il tuffarsi costoro in un lago di bollente pece. E sono guardati da' demonj, ai quali, lasciando discosto Dante, s'appresenta Virgilio, ed ottenuta licenza di passare oltre, ambi nel fine si mettono in cam

mino.

Così di ponte in ponte, altro parlando

Che la mia Commedia cantar non cura, Venimmo, e tenevamo 'l colmo, quando Ristemmo per veder l'altra fessura

I

4

1 di ponte in ponte: dal ponte sopra la quarta fossa al ponte sopra la quinta, che è de'barattieri. di ponte in ponte si riferisce non solo al quarto e al quinto, ma si a tutti i precedenti già varcati. BIAGIOLI. Baratteria (dice il Buti) che per altro nome si chiama maccatelleria, è vendimento, ovvero compramento di quello che l'uomo è tenuto di fare per suo offizio, per danaro, o per cose equivalenti [a].

2 Commedia coll'accento su l'i, alla greca maniera, vuole il metro che leggasi qui, come altrove.

3 'l colmo, del quinto ponte.

4 Ristemmo, ci fermammo. - fessura per fossa; chè in realtà non è altro che fessura, fenditura di terreno. Ristare non vuol dire semplicemente fermarsi, ma fermarsi di nuovo. BIAGIOLI.

[a] Vedi il Vocabolario della Crusca alla voce Baratteria .

Di Malebolge, e gli altri pianti vani;
E vidila mirabilmente oscura.
Quale nell'Arsenà de' Veneziani

Bolle l'inverno la tenace pece,

A rimpalmar li legni lor non sani, Chè navicar non ponno; e 'n quella vece

7

10

5 Di Malebolge. Perchè così appelli queste circolari fosse, è detto al primo verso del canto xvIII. — e gli altri pianti vani per gli altri piangenti invano; chè nessuno muovesi di loro a pietà.

6 mirabilmente oscura, più assai delle altre, e corrispondente al buio operare de'barattieri.

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Arsenà, legge la Nidobeatina, ed accostasi meglio all'intiera voce Arsenale, che non Arzanà, che leggono l'altre edizioni e il cod. Ang. E. R. e il Vat. 3199. L'Arsenale è in Venezia un gran recinto, dove si costruiscono e riattano le navi. - Veneziani, legge la stessa Nidob.; Viniziani, l'altre edizioni. Con questa bella similitudine vuole il Poeta principalmente por sotto gli occhi del lettore la spaventosa immagine di quella bollente pece, ove puniti sono i barattieri; e si distende poi ai particolari con sì vivi colori, che par proprio che si veggano le operazioni diverse e che s'oda il tumultuoso fracasso di quella gente; e chi esaminerà bene i cinque ultimi versi (di questa similitudine) vi scorgerà un'eloquenza e facondia mirabile, un'azione, un movimento, un ardore tale; con quel fervet opus virgiliano, che maggiore non si puo desiderare. BIAGIOLI.

8 l'inverno, tempo in cui si riattano le navi, per essere alla navigazione il più importuno.

9 Rimpalmare, rimpecciare; e si dice comunemente delle navi. Vocabolario della Crusca. - legni lor, de' Veneziani.

10 Chè navicar non ponno; imperocchè navigar non ponno, intendi i Veneziani, non i legni; chè a quelli, e non a questi, si riferisce il non ponno. VENTURI; e istessamente gli altri Spositori. A me però non parrebbe assurdo se si riferisse il non ponno anche agli stessi legni. →→→ Anzi a questi soli lo vuole riferito il Biagioli.. e'n quella vece, e in quella occasione, in quel tempo; →→o invece di navigare. POGGIALI.<

Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa
Le coste a quel, che più viaggi fece;
Chi ribatte da proda, e chi da poppa :
Altri fa remi, ed altri volge sarte;
Chi terzeruolo ed artimon rintoppa:
Tal, non per fuoco, ma per divina arte,
Bollia laggiuso una pegola spessa,
Che 'nviscava la ripa d'ogni parte.

I' vedea lei, ma non vedeva in essa

Ma che le bolle, che 'l bollor levava,

1.3

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11 ristoppa. Ristoppare, riturare le fessure colla stoppa e simili materie. Vedi il Vocabolario della Crusca.

12 Le coste, per metafora, i lati dalla nave.

14 volge sarte, attorciglia la canapa per far sarte, corde inservienti alle navi. →→→ Altri fan remi, altri rivolgon sarte, legge l'Ang. E. R.↔

15 terzeruolo ed artimon: artimone è la maggior vela che abbia la nave; terzeruolo è la minore. Buri, riportato dal Vocabolario della Crusca [a]. - rintoppa, risarcisce, rappezza.

16 →→→ per divina arte vuol dire per virtù di Dio. POGGIALI.← 17 pegola. La ragione per cui Dante immerge i barattieri nella pece, dovrebbe essere per l'inganno che fanno costoro agli uomini, come colla pece, o pania (che Dante per sinoni mi adopera [b]), s'ingannano gli uccelli. → spessa, cioè den

sa. POGGIALI. ←

19 20 non vedeva in essa Ma che le bolle, ec.: non iscorgeva in essa se non che le bolle che il caldo faceva alzare alla superficie. E vuol intendersi, che non vi scorgeva gente immersa; imperocchè, come in progresso dirà [c], era cura di que'demonj assistenti di non lasciare che alcuno degl'ivi attuffati galleggiasse. →→ Intorno al significato del ma che vedi la nota al v. 26. del canto iv. di questa cantica. — L'E. R. legge coll'Ang. e coll'ediz. di Fuligno 1472 Mai che, e così pur legge il Vat. 3199.

-

[a] Alla voce Artimone. [b] Vedi il v. 124. del presente canto [c] Ver

so 51.

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