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Che mena 'l vento, e che batte la pioggia, E che s'incontran con sì aspre lingue, Perchè non dentro della città roggia

Son ei puniti, se Dio gli ha in ira?

E se non gli ha, perchè sono a tal foggia?

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Ed egli a me: perchè tanto delira,

Disse, lo 'ngegno tuo da quel ch'e' suole,
Ovver la mente dove altrove mira?
Non ti rimembra di quelle parole,
Con le quai la tua Etica pertratta

Le tre disposizion, che 'l Ciel non vuole,

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71 72 Che mena 'l vento, ec., intendi come se a questo ed agli altri due capi d'interrogazione ripetuto fosse e premesso il pronome quei, e dicessesi: quei che mena il vento (cioè i lussuriosi), e quei che batte la pioggia (i golosi), e quei che s'incontran con si aspre lingue (i prodighi e gli avari), che si urtano gli uni con gli altri co' pesi che rotolano, e si gridano ontoso metro [a]. che s'incontra, al v. 72., legge il Vat. 3199.¤

73 città roggia, rossa, infuocata; la stessa che nel x. canto, v. 22., appella città del fuoco; e nell'v. canto, v. 68., città, ch'ha nome Dite, ed in cui trovansi attualmente i due Poeti.da la città, legge l'Ang. E. R. e il Vat. 3199.

75 perchè sono a tal foggia? intendi trattati, tormentati. 76 al 78 perchè tanto delira, —lo 'ngegno tuo ec., perchè tanto travia dal solito retto pensare? Ovver (intendi se non deliri) dove la mente altrove mira? qual'altra cosa hai pel capo? Dicelo in somma o pazzo, o distratto.

80 81 la tua Etica, la morale di Aristotile da te studiata; - pertratta, tratta, per discorre sopra. → Pertrattare, invece di trattare, è voce affatto latina, nè sarebbe disdicevole l'usarla anche oggidì, specialmente in prosa, giacchè sembra ch'esprima più del semplice trattare. POGGIALI. Le tre disposizion, ec., i tre costumi, ai quali non vuole il Cielo l'uomo disposto, dedito.

[a] Inf. vi. 33.

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Che su di fuor sostengon penitenza,
Tu vedrai ben perchè da questi felli
Sien dipartiti, e perchè men crucciata
La divina Giustizia gli martelli .

O Sol, che sani ogni vista turbata,

Tu mi contenti sì, quando tu solvi,

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82 all'84 Incontinenza, ec. Aristotile, nel principio del settimo libro dell'Etica, dice che tre specie di cose intorno ai costumi sono da fuggire: il vizio, l'incontinenza, e la ferità. Il luogo è questo: Dicendum est rerum circa mores fugiendarum tres species esse: vitium, incontinentiam, et feritatem. E chiama il Filosofo vizio quello che il nostro Poeta malizia; e ferità quello che matta bestialità. DANIELLO. -e come incontinenza - Men ec. Dell'incontinenza di fatto parla ivi pure Aristotile in termini che ne alleggeriscono la gravezza, dicendola essere un male di non continua durata, non continua improbitas, e di cui l'incontinente quodammodo poe

nitet.

86 87 chi son quelli, cioè iracondi, lussuriosi, golosi, avari e prodighi [a], -Che su di fuor, che sopra, fuori della città di Dite, dentro di cui i Poeti si trovavano. -penitenza per pena.

88 al 90 Tu vedrai ben perchè da questi felli, rei maliziosi e fieri, - Sien, coloro rei di sola incontinenza, dipartiti.-men crucciata, meno adirata, con minore ira. -gli martelli, gli punisca. →→ vendetta invece di giustizia, legge l'Ang. E. R.← 91 che sani, che rischiari. - ogni vista turbata, per ogni confuso intelletto.

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92 quando tu solvi, intendi i miei dubbj. Solvere per sciorre, sciogliere, dichiarare, adoperato da buoni autori anche in prosa, vedilo nel Vocabolario della Crusca.

[a] Accennati al v. 70. e segg.

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Che, non men che saver, dubbiar m'aggrata. Ancora un poco 'ndietro ti rivolvi, Diss'io, là dove di' ch'usura offende La divina Bontade, e 'l groppo svolvi. Filosofia, mi disse, a chi l'attende, Nota, non pure in una sola parte, Come Natura lo suo corso prende. Dal divino 'ntelletto, e da sua arte : E se tu ben la tua Fisica note, Tu troverai non dopo molte carte, Che l'arte vostra quella, quanto puote,

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93 m'aggrata, antitesi, invece d'aggrada, aggradisce. 94 Ancora ec., cioè, prima di dar fine affatto a questo discorso torna un poco a quanto dicesti sull'usura che offende la divina Bontà. POGGIALI. rivolvi. Rivolvere, per rivolgere, adopera anche il Petrarca, se non altrove, nelle canzoni xi. 3., xxxix. 7.

95 96 là dove di' ch'usura offende-La divina Bontade. Ciò disse innanzi non già ne'precisi qui allegati termini, ma in termini equivalenti, mentre disse: Puossi far forza nella Deitade,-spregiando Natura, e sua bontade [a].-groppo, nodo. - svolvi per isvolgi, dal latino evolvere, che adoperasi per sinonimo di extricare. » solvi, al verso 96., ha il codice Vat. 3199.

97 a chi lo intende, ha il codice Ang. E. R.; → e chi la ntende, il Vat. 3199.

98 non pure, non puramente, non tanto.

99 Natura lo suo corso prende, riceve la costituzione sua. 100 Dal divino 'ntelletto, dalle eterne divine idee, - e da sua arte, e dal divino operare, ossia volere, che in Dio sono

una cosa.

101 latua Fisica, la Fisica d'Aristotile, che tu hai studiata. 102 non dopo molte carte, nel secondo libro.

103 104 Che l'arte vostra quella, cioè la detta natura; Segue, imita. Ars, dice nel citato libro Aristotile, imitatur [a] Verso 46. e 48., vedi quella nota.

Da

Segue, come 'l maestro fa il discente,
Si che vostr'arte a Dio quasi è nipote.
queste due, se tu ti rechi a mente
Lo Genesi, dal principio convene

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naturam in quantum potest.- discente, per discepolo, adopera Dante anche fuor di rima. Par xxv. 64. discente, come Osserva il Poggiali, non è un ozioso sinonimo di discepolo, quello indicando colui che impara, come spiega la Crusca, e questo propriamente chi studia.

105 a Dio quasi è nipote. Quasi, cioè, per una certa simiglianza ed analogia è nipote, perchè la natura procede (secondo ch'è detto) da Dio, come figliuola sua; e l'arte nostra procede, come figliuola, dalla natura, con imitarla. VENTURI. T. Tasso, nel Dialogo il Ficino o dell'Arte, dice: L'arte è prima nell'intelletto divino, secondo i Platonici, poi nella natura, e ultimamente nell'intelletto dell'uomo ; la qual'arte è in terzo grado lontana dal divino artifizio; però dice: Sì che vostr’arte a Dio quasi è nipote. E. F.

106 Da queste due, cioè dalla natura e dall'arte.

107 Lo Genesi, il sacro libro della Genesi. Genesi di mascolino genere lo fanno anche altri ottimi scrittori. Vedi il Vocabolario della Crusca. Leggiamo di fatto in questo libro ordinata da Dio la natura, cioè la produzione delle cose pe'bisogni dell'uonio, ed insieme ordinata all'uomo l'arte, cioè il travaglio; tanto mentre viveva l'uomo nel Paradiso terrestre in quelle parole: tulit ergo Dominus Deus hominem, et posuit eum in Paradiso voluptatis, ut operaretur, et custodiret illum [a], quanto fuor d'esso con quella dura intimazione: in sudore vultus tui vesceris [b].-dal principio vale quanto da principio [c]. -convene. Così leggo con parecchi testi manoscritti e stampati, e cosi intendo scritto dal Poeta per sincope, cagione della rima, invece di convenne; come, tra gli altri esempj, scrisse Baco [d] invece di Bacco, e come in contrario bisogno per epentesi viddi [e] invece di vidi. Tanto più che nei testi del Buti [f] e del Benvenuto qui solamente trovasi convene; ed, ove questo verbo è del tempo presente, tro

a

[a] Gen. 2. 15. [b] Gen. 3. 19. ]c] Vedi il Cinon., Partic. 71. 1. [d] Inf. xx. 59. [e] Inf. v11. 20. [f] MS.nella preziosa raccolta di libri del fu

Prender sua vita, ed avanzar la gente. E perchè l'usuriere altra via tiene,

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vasi scritto conviene. Vedi, per cagion d'esempio, Inf. can

to iv. verso 91.

Leggendosi, come tutte le moderne edizioni appresso a quella della Crusca leggono, conviene, non può dal principio congiungersi che con lo Genesi, nè può estorquersi altro senso, se non col fare stravagantemente equivalere la particella dal alla nel, e intendere come se detto fosse: se tu ti rechi a mente lo Genesi nel principio, nelle prime sue pagine. L'inter pretazione del Lombardi combina con quella del Vellutello. Il Landino, la Crusca, e tutte le edizioni seguaci pospongono la virgola alla voce principio; e ritenendo il convene di tempo presente, da tutto il terzetto ne traggono questo sentimento: Se tu ti richiami a mente ciò che dice la Genesi fin dalle prime pagine, vedrai che è un dovere degli uomini sì il ricavare il quotidiano loro mantenimento, sì il fare qualche avanzo pei bisogni ulteriori, che possono occorrere, da queste due sole sorgenti, cioè dalla natura e dall'arte. sa trovarvi il Biagioli la stravaganza che vi suppone il Lombardi, riflettendo che la proposizione da è il segno naturale della relazione che si accenna, cioè del punto da cui debbe partirsi il pensiero, che è il principio della Genesi. Così leggendo, estima la sentenza più positiva, parendogli che Virgilio voglia determinare il termine onde debbe il pensiero di Dante discorrere. - Anche il ch. sig. Ab. Portirelli [a] alla lezione della Nidob., da lui seguita, qui preferisce la comune, che è pur quella del cod. Vat. 3199. L'E. R. nella 3. ediz. adotta egli pure la comune lezione, ma senza giustificarla; e, quel che è peggio, vi lascia la chiosa del Lombardi, che ad essa interamente si oppone.

-

N&

108 Prender sua vita, ed avanzar ec., ricavare il quotidiano vitto, e far anche qualche avanzo pei bisogni che possono accadere.

109 al 111 E perchè l'usuriere ec., costruisco e spiego: Perchè l'usuriere per vivere ed avanzare tiene altra via dalle

signor Ab. Niccola de' Rossi, Secretario dell'Eminentissimo Corsini., passato presentemente nella doviziosa biblioteca dell' eccellentissi

ma casa.

[a] Vedi il Dante da lui illustrato nell' ediz. dei Classici di Milano.

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