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Chè ciascun dentro a pruova si ricorse.
Chiuser le porte quei nostri avversari

Nel petto al mio Signor, che fuor rimase,
E rivolsesi a me con passi rari.

Gli occhi alla terra, e le ciglia avea rase
D'ogni baldanza, e dicea ne' sospiri:
Chi m'ha negate le dolenti case?
Ed a me disse: tu, perch'io m'adiri,
Non sbigottir, ch'io vincerò la pruova,
Qual ch'alla difension dentro s'aggiri.

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presso a

noi col Vat. 3199. Il Cass. legge non potti. E. R.←☛ Sebbene dica di non aver potuto udire quello, che a lor porse, cioè espose, dee però supporre che esponesse loro venirsene il vivo suo compagno per celeste disposizione, ma che que'portinaj de'miscredenti non trovasse alle parole sue quella fede che altrove dappertutto aveva trovato. quello, ch'a lor porse. Da questo modo di dire si deduce la povertà della lingua toscana al tempo del nostro Poeta, che obbligava ad estendere, più che oggidì, il significato dei vocaboli; perocchè dicesi bensì oggigiorno porger prieghi, voti, suppliche, ma non già porger detti, parole, sentimenti. POGGIALI. ←#

114 a pruova, a gara, colla maggior possibile velocità; -si ricorse, la si stavvi per semplice ornamento [a], e ricorse vale quanto ritornò. ritorse, ha il cod. Ang. E. R.

117 con passi rari: accenna che di mal grado facesseli retrogradi.

118 119 rase-D'ogni baldanza, spogliate d'ogni alterigia, umili, dimesse. - dicea ne'sospiri, dicea sospirando. →→ La chiosa del Lombardi fa perdere, a parer del Biagioli, una gran bellezza. « Virgilio, dic'egli, non fa motto, ma sospira, e i >> suoi sospiri sono l'eloquentissimo linguaggio, col quale espri» me il concetto che Dante, che sa ben quello della natura, tra>> duce in questo: Chi m'ha negato le dolenti case? »

120 le dolenti case, cioè l'entrata in questa città di dolori. VENTURI. Chè m'han negate, legge il cod. Ang. E. R.

123 Qual che, chiunque sia che. VOLPI. Qualunch'a (forse [a] Vedi Cinonio, Partic. 219. 3.

Questa lor tracotanza non è nuova,

Che già l'usaro a men segreta porta,

La qual senza serrame ancor si truova.
Sovr'essa vedestù la scritta morta:

E già di qua da lei discende l'erta,
Passando per li cerchi senza scorta
Tal, che
per lui ne fia la terra aperta.

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per Qualunque a) difension, legge la Nidob. alla difension, alla difesa dell'ingresso. s'aggiri, s'adoperi.

125 126 Che già l'usaro ec. Allusivamente alle parole della Chiesa nel divino uflizio del sabato santo: Hodie portas mortis, et seras pariter Salvator noster disrupit. Suppone Dante, ch'entrando nell'Inferno Gesù Cristo per trarne dal Limbo l'anime de' santi Padri, vi si opponessero i demonj, chiudendo l'infernal porta; e che, atterrate dal medesimo divin Salvatore le imposte, rimanesse poi sempre quella senza alcun serrame. - men segreta appella la prima porta dell'Inferno in confronto di quella della città di Dite, per essere questa in più basso e recondito luogo. Che già l'usaro a me in secreta porta, legge il Vat. 3199.

127 vedestù, sincope di vedesti tu ; - la scritta, la iscrizioquella che incomincia: Per me si va ec. -morta, di colore smorto, oscuro.

ne,

129 senza scorta, senz' aver bisogno di chi lo guidi. 130 Tal, un Angelo mandato da Ďio. → la terra, la città

di Dite.

CANTO IX.

ARGOMENTO

Dopo alcuni impedimenti, e lo aver veduto le infernali Furie ed altri mostri, con lo aiuto d'un Angelo entra il Poeta nella città di Dite, dentro la quale trova essere puniti gl'increduli dentro alcune tombe ardentissime; ed egli insieme con Virgilio passa oltre tra le sepolture e le mura della città.

Quel color, che viltà di fuor mi pinse,

Veggendo 'l Duca mio tornare in volta, Più tosto dentro il suo nuovo ristrinse. Attento si fermò, com'uom ch'ascolta; Chè l'occhio nol potea menare a lunga Per l'aer nero, e per la nebbia folta. Pure a noi converrà vincer la punga,

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Quel color ec., quel pallido colore, che vil paura nel viso mi dipinse.

3 Più tosto, più presto, ristrinse ec., fu cagione che Virgilio, per non mi far avvilire maggiormente, procurasse di più presto ricomporsi in viso, e ristringere, ritrarre quel colore che vergogna aveva nel di lui viso cagionato. Vergogna non già, ma sdegno e mestizia, secondo il Biagioli, gli dipinsero il volto in vedersi chiudere le porte in petto. ←

6 nebbia, sopra la suddetta stigia palude.

7 al 9 Pure a noi converrà ec. Questo (dice il sig. Rosa Morando) è uno de' più bei passi di Dante, e de piu artificiosi. Il comentatore (intende il Venturi) lo vuole de'più intralciati,

Cominciò ei: se non... tal ne s'offerse.

Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!

e afferma che l'oscurità nasce dal se non, che si dovria situare dopo tal ne s'offerse, siccome vorrebbe la sintassi, e dal non potersi agevolmente raggiungere il vero sentimento di questo se non, non vi si scorgendo immantinente la reticenza, come nel Quos ego.... sed motos praestat componere fluctus di Virgilio[a]. Ma non c'è bisogno di volger sossopra la positura delle parole; e la reticenza sarà chiara ove si usi una diversa interpunzione. Con questa interpunzione io leggo: Pure a noi converrà vincer la punga : Cominciò ei: se... non... tal ne s'

s'offerse.

O quanto tarda a me ch'altri qui giunga!

C'è una reticenza di più; ma tutte e due riescon chiare e verisimilissime in una persona affannata. Virgilio pensoso dice: Pure ci converrà vincere questa pugna, se, e ci si dee intendere, mi fu promesso il vero; ma tosto interrompe il sentimento, perchè ogni menomo dubbio è troppo ingiurioso a Beatrice (che mandato avevalo in soccorso a Dante [b]), e soggiunge: non, cioè non può essere che non mi s'abbia promesso il vero, non lice dubitarne; tal ne s'offerse, cioè ne si offerse in aiuto personaggio così verace. La reticenza del se non è punto strana, essendo usanza il lasciare alle volte dopo la particella se qualche parola che si sottintenda, come nella novella x. dell'ottava giornata del Decamerone, ove si dice: ecco se tu fossi crucciato meco, perchè non ti rende' così al termine i tuoi danari; e qui si dee sottintenderci, sono prontissima a soddisfarti. La reticenza poi del non ognuno vede quanto naturalmente e acconciamente ci venga. Ma Dante trae la parola tronca a peggior sentenza che Virgilio non tenne, perchè e'si da a credere che Virgilio voglia significar questo, cioè pure ci converrà vincere questa pugna, se non, cioè se non è vietato a me e ad ogn'altro l'entrar qua dentro; tal ne s'offerse, cioè ne s'appresentò sì feroce lo stuolo de'demonj, che la porta in faccia dispettosameute ci chiusero. Ecco dichiarato il passo, e diradata ogni tenebra. Fin qui il Rosa [c]. Non voglio però tralasciare di brevemente dire com'anche in

[a] Aeneid. 1. 135. [b] luf. u. 70. [c] Oss. sopra l'Inf. a questo passo.

lo vidi ben, sì com'ei ricoperse

Lo cominciar con l'altro, che poi venne,
Che fur parole alle prime diverse.
Ma nondimen paura il suo dir dienne,

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altro modo potrebbe intendersi : Pure, nondimeno, a noi converrà vincer la pugna, se non, intendi omesso, ci viene aiuto dal Cielo. - tal ne s'offerse, aiuto però tale n'è stato offerto, e non può mancare. - Oh quanto ec.: confermato per cotal riflessione in fiducia d'essere aiutato, muovesi a bramare che presto cotal aiuto sopraggiunga. - Punga, per pugna, guerra, metatesi praticata da buoni scrittori anche in prosa: vedi il Vocab. della Cr.; ed una affatto simile trasposizione di lettere fassi da quasi tutta l'Italia nella voce spunga, che i Toscani dicono spugna. →→ Questo luogo, secondo il Biagioli, è stato sinora malamente interpretato da tutti. La formula elittica se non, secondo lui, è quella appunto che la natura detta a ciascuno nello stato d'incertezza in cui si trova Virgilio. Questi s'accorse che con questa parola impauriva Dante, ed oltraggiava Beatrice che se gli era offerta in aiuto. Quindi ricoperto l'ingiusto dubbio con l'idea d'una certa speranza che gli succede, con parlar tronco, voluto dalla natura del sentimento, soggiunge: tal ne s'offerse, concetto che fa agevolmente indovinare quanto la natura delle circostanze vuole che si taccia. A questo succede un grido naturale d'impaziente desiderio e di gioia, del quale spiega il senso e la cagione ciò che segue: : quanto tarda a me ch'altri qui giunga .← 10 al 12 ricoperse, per modificò. - Lo cominciar, il primiero parlare; con l'altro, che poi venne, con l'altro lare, che venne poi a quello in seguito. Il Vat. 3199 legge con l'altro che pria venne. Che, imperocchè, fur parole, quelle venute in seguito, diverse alle (per dalle [a]) prime.

par

Che non vale imperocchè, ma si il qual parlare ; nè alle sta qui per dalle, ma perchè la diversità d'una cosa non si conosce, se non rispetto ad altra o altre, a cui viene comparata. BIAGIOLI. ←*

13 dienne, per ne diede, mi diede, in rima. VOLPI. Ma potrebbe anche la particella ne starvi per riempitiva.

[u] Cinon., Part. 2. 4.

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