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ALTRA NOTA INTORNO AL FRONTISPIZIO.

UN amico mi ha mandato da Firenze il seguente pregevole supplemento alla storia del busto di Dante del Torrigiani.

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"Avendo trovato un curioso ed ignoto aneddoto intorno al busto di Dante, ve ne mando il seguente estratto il quale sarà importante per voi, poichè probabilmente si riferisce a quel getto che voi avete. L'ho tolto da un autografo manoscritto, No. IX. della libreria Magliabechiana, di Giovanni Cinelli celebre antiquario e medico, il quale pubblicò Le bellezze di Firenze nel 1677. Il titolo di questo MS. in quattro volumi è: La Toscana letterata, ovvero Istoria degli scrittori Fiorentini.

"Alla pagina 325 comincia la vita di Dante.

“Alla pagina 340 prosegue così :-'Fu con orrevolezza da' cittadini di Ravenna che cortesemente accolto lo avevano giusta suo merito, in morte con essequie e sepolcro onorato, al quale aggiunsero un bell' epitaffio di Giovanni di Virgilio che nello stesso sepolcro si legge*. La sua testa fu poi dal sepolcro dall' Arcivescovo di Ravenna fatta cavare e donata a Giambologna scultor famosissimo, dalle cui mani, siccome tutte le altre cose curiose di modelletti ed altre materie, in Pietro Tacca suo scolare ed erede, passaronot. Onde, mo

Il notissimo epitaffio: "Theologus Dantes nullius dogmatis expers," &c. "Al suo sepolcro in Ravenna vi era una testa assai ben modellata, la quale dall' Arcivescovo di detta città fu donata ai celebre scultore Giambologna.”—Pelli, Memorie, pag. 151.

strando egli un giorno alla Duchessa Sforza fra l' altre galanterie e singolarità, la testa di Dante, ella con imperioso tratto togliendola, seco portar la volse, privando in un tempo medesimo il Tacca e la città di gioia sì cara, il che con sommo dolor di esso Pietro seguì, per quanto Lodovico Salvetti suo scolare e testimonio oculare di questo fatto m'ha più volte raccontato. Era questa testa per la parte anteriore di faccia, non molto grande, ma con grandissima delicatezza d'ossi costrutta, e dalla fronte alla parte posteriore, occipite dimandato, ove la sutura lambdoidea ha suo termine, era molto lunga, a segno che, non rotonda come l'altre, ma ovata era sua forma, riprova manifesta della memoria profonda di questo insigne poeta, e per la di lei bellezza era bene spesso come sceda dai giovani del Tacca disegnata. La Duchessa però, postala in una ciarpa di drappo verde, di propria mano la portò via, e Dio sa in quali mani e dove in oggi cosa sì preziosa e degna si trovi.'

“Questo Cinelli fu editore della prima edizione della Vita di Dante scritta da Leonardo Aretino stampata nel 1671. II Pelli fa menzione di lui in una nota alla pag. 6. nella quale si allude a questo MS.

"Il busto di Dante posseduto dal Marchese Torrigiani si è verificato essere di stucco colorito, e non di terra cotta come si supponeva. Nell'esser colorito può aver perduto i più fini segni della faccia i quali si osservano nella maschera dalla quale è stata fatta la vostra litografica effigie ed avere acquistato più morbida carnosa e più feminea apparenza nei tre disegni di Vito d' Ancona che sono stati fatti per voi. La maschera che avete è fatta dalla matrice ch' io posseggo, la

quale ottenni dal Cavalier Bartolini (ch'è il migliore scultore che abbiamo quì) qual getto fatto dalla terra cotta del Torrigiani. Vi è un terzo getto che apparteneva allo scultore Ricci, il quale ha fatto il monumento di Dante in Santa Croce. L'erede del Ricci lo prestò al Fabris che ne fece uso pel rovescio della sua medaglia di Dante. Vi sono importanti, ancorchè leggiere differenze in tutti e tre, e forse vengono da matrici differenti; pure esse hanno le medesime particolarità che si osservano in natura e non appartengono all' arte. Gli occhi, per esempio, non sono nè chiusi nè aperti; ed il sinistro è anzi che no, più chiuso che il destro. Sono tutti e tre della medesima grandezza naturale, collo stesso berretto, la stessa ciocca di capelli, tutte le medesime naturali grinze e vene ove non son cancellate, e tutte sono belle teste, e molto superiori a quanto alcuno scultore di quei tempi antichi, ed oserei dire d' alcun tempo, avrebbe potuto fare, poichè son simili alla stessa natura, modificate soltanto per accidente, come contrazioni, raggrinzamenti, graffiature, &c., e forse qualche ritocco in alcune parti. Non può forse quella di Giambologna esser l'originale di tutte, gettata sulla vera faccia, e tolta dal monumento di Ravenna quando il Cardinal Bembo* l'ornò di marmi? Nel bel ritratto a fresco di Dante dipinto da Giotto nel muro della cappella del potestà di Firenze, tesoro recentemente ricuperato, vediamo le medesime fattezze precisamente come quelle del busto del Torrigiani, ma con più delicata e più ilare espressione dell' età d'anni circa venticinque. -S. K."

Non fu il Cardinale, ma Bernardo Bembo suo padre il quale fu mandato dalla repubblica di Venezia pretore a Ravenna nel 1483. Egli fu che ornò di marmi il monumento di Dante.-G. P.

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RITRATTO DI DANTE DA BOCCACCIO.

Fu questo nostro Poeta di mediocre statura; e poichè alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto, ed era il suo andare grave e mansueto, d' onestissimi panni sempre vestito, in quello abito che era alla sua maturità convenevole. Il suo volto fu lungo, el naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labro di sotto era quello di sopra avanzato; el colore era bruno, e i capegli e la barba spessi, neri, e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso. Ne' costumi dimestici e pubblici mirabilmente fu ordinato e composto; più che niuno altro, cortese e civile. Nel cibo e nel poto fu modestissimo. Niun altro fu più vigilante di lui, e negli studii, e in qualunque altra sollecitudine il pugnesse. Rade volte, se non domandato, parlava, e quelle pensatamente, e con voce conveniente alla materia di che parlava: non pertanto, laddove si richiedeva, eloquentissimo fu, e facendolo, con ottima e pronta prolazione. Sommamente si dilettò in suoni e in canti nella sua giovinezza, e a ciascuno che a que' tempi era ottimo cantatore, o sonatore, fu amico, ed ebbe sua usanza: e assai cose, da questo diletto tirato, compose, le quali di piacevole, e maestrevole nota a questi cotali facea rivestire. Quanto ferventemente esso fosse ad amore sottoposto, assai chiaro è già dimostrato. Questo amore, è ferma credenza di tutti, che fosse movitore del suo ingegno, per vaghezza di gloria e per più solennemente dimostrare le sue passioni.-Vita di Dante. C. L.

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