L'anarchia di Vittorio Alfieri: discorso critico sulla tragedia alfieriana

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G. Laterza, 1924 - 211 pages
 

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Page 36 - Impaziente, torbido, adirato Sempre; a me stesso incresco ognora, e altrui; Bramo in pace far guerra, in guerra pace : Entro ogni nappo ascoso tosco io bevo. Scorgo un nemico in ogni amico; i molli Tappeti assirj, ispidi dumi al fianco Mi sono; angoscia il breve sonno; i sogni Terror: Che più?
Page 183 - Quell'ermo lido, e il gran fragor mi empiva il cuor (cui fiamma inestinguibil cuoce) d'alta malinconia; ma grata, e priva di quel suo pianger, che pur tanto nuoce. Dolce oblio di mie pene e di me stesso nella pacata fantasia piovea; e senza affanno sospirava io spesso: quella, ch'io sempre bramo, anco parca cavalcando venirne a me dappresso...
Page 97 - Che de' tuoi vezzi la natura ordì . Caro dolore , e specie Gradevol di spavento È mirar finto in tavola , E squallido , e di lento Sangue rigato il giovane , Che dal crudo cinghiale ucciso fu . Ma sovra lui se pendere La madre degli amori , Cingendol con le rosee Braccia si vede , i cori Oh quanto allor si sentono Da giocondo tumulto agitar più...
Page 181 - Gori, e che stiano parlando e pensando di noi, e che li rivedremo una volta, che non di crederli tutti un pugno di cenere. Se tal credenza ripugna alla fisica, e all'evidenza gelida matematica, non è perciò da disprezzarsi: il primo pregio dell'uomo è il sentire; e le scienze insegnano a non sentire. Viva dunque l'ignoranza e la poesia, per quanto elle possono stare insieme: imaginiamo, e crediamo l'imaginato per vero: l'uomo vive d'amore, l'amore lo fa Dio; che Dio chiamo io l'uomo vivissimamente...
Page 162 - Né tu finor giammai quel che tu stessa Inspirasti alcun tempo al mio pensiero, Potesti, Aspasia, immaginar. Non sai Che smisurato amor, che affanni intensi, Che indicibili moti e che deliri Movesti in me; né verrà tempo alcuno Che tu l'intenda.
Page 174 - Dà tregua un poco: or l'aura aperta e pura Ti fia ristoro; vieni: alquanto siedi Tra i figli tuoi. SAUL ...Che mi si dice? MICOL Ah! padre!... SAUL Chi séte voi?... Chi d'aura aperta e pura Qui favellò?... Questa? è caligin densa; Tenebre sono; ombra di morte... Oh! mira; Più mi t'accosta; il vedi? il sol d'intorno Cinto ha di sangue ghirlanda funesta... Odi tu canto di sinistri augelli?
Page 162 - Che gran parte d'Olimpo in se racchiude, Tutta al volto ai costumi alla favella Pari alla donna che il rapito amante Vagheggiare ed amar confuso estima. Or questa egli non già, ma quella, ancora Nei corporali amplessi, inchina ed ama.
Page 148 - ... magica per l'effetto; per cui un uomo appassionato di due passioni fra loro contrarie, a vicenda vuole e disvuole una cosa stessa. Questa perplessità è uno dei maggiori segreti per generar commozione e sospensione in teatro. L'autore, forse per la natura sua poco perplessa, non intendeva...
Page 36 - D'un guardo al minacciar; siam giucco, adulti, Di Fortuna e d'Amor; gemiam, canuti, Sotto il peso degli anni. Or ne tormenta La brama d'ottenere; or ne trafigge Di perdere il timor. Eterna guerra Hanno i rei con se stessi; i giusti l'hanno Con l'invidia e la frode. Ombre, deliri, Sogni, follie son nostre cure; e quando II vergognoso errore A scoprir s'incomincia, allor si muore.
Page 107 - Eloisa di Rousseau ; più volte mi ci provai ; ma benché io fossi di un carattere per natura appassionatissimo, e che mi trovassi allora fortemente innamorato, io trovava in quel libro tanta maniera, tanta ricercatezza, tanta affettazione di sentimento, e sì poco sentire, tanto calor comandato di capo, e sì gran freddezza di cuore, che mai non mi venne fatto di poterne terminare il primo volume.

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