Vincenzo Monti: ricerche storiche e letterarie

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Tipografia Barbèra, 1873 - 428 pages

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Page 335 - Queti i sospiri; ma lugubri e cupi S'udian gemiti e grida in lontananza Di languenti trafitti, e un calpestio Di cavalli e di fanti, e sotto il grave Peso de' bronzi un cigolio di rote Che mestizia e terror mettea nel core.
Page 396 - Salve, o divino, a cui largì natura II cor di Dante e del suo duca il canto ! Questo fia '1 grido dell'età futura: Ma l'età che fu tua tei dice in pianto.
Page 342 - Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor, 625 qui face Dardanios ferroque sequare colonos, nunc, olim, quocumque dabunt se tempore vires. Litora litoribus contraria, fluctibus undas imprecor, arma armis ; pugnent ipsique nepotesque.
Page 343 - Di chelidri e di verdi anfesibene, Altri un nappo di tosco, altri un coltello: E con quei serpi percotean le schiene E le fronti mortali, e fean, toccando Con gli arsi tizzi, ribollir le vene. Allora delle case infuriando Uscian le genti, e si fuggia smarrita Da tutti i petti la pietade in bando.
Page 113 - Studiò di non dispiacere a' potenti: e perché il giucco di fortuna è insolente, e spesso nel suo teatro gl'istrioni si cambiano: perciò il buon Monti necessitato di voltare quando a Ponente e quando a Settentrione la faccia, non potè sfuggire dal biasimo di quelli che nel poeta vorrebbero gravita e costanza di filosofo; ea lui diedero colpa di mutate opinioni.
Page 17 - ... crudeli, e mai non perdonano. Non mi rimaneva insomma altro espediente che il coprirmi d'un velo, e non sapendo imitare l'accortezza di quel Romano che si fìnse pazzo per campare la vita, imitai la prudenza della Sibilla, che gittò in bocca a Cerbero l'offa di miele per non essere divorata.
Page 346 - Non potea rivedere ond' io m' entrassi : Ed ecco più andar mi tolse un rio, Che inver sinistra con sue picciole onde Piegava l' erba che in sua ripa uscio. Tutte l...
Page 18 - ... parecchie di quelle cose fa duopo averle profondamente sentite per ben dipingerle. Alla quale imputazione risponderò schiettamente, che, costretto a sacrificare la mia opinione, mi sono adoprato di salvare, se non altro, la fama di non cattivo scrittore. L'amore adunque di qualche gloria poetica prevalse al rossore di mal ragionare, in un tempo massimamente in cui tant'altri mal ragionavano; e quattordici edizioni, che nello spazio di soli sei mesi furono fatte di quella miserabile rapsodia,...
Page 114 - ... e dissonanze, e quasi quei balzi di stile: quell'audacia talora di concetti scomposti, e di figure meno vereconde; e così quella facilità e mobilità di affezioni; quelle paure con piccolo motivo, e così tosto quegli ardimenti con poca misura ; quelle ire subite e sonanti, con quella tanta facondia nell'ira; quelle amicizie sì prontamente calde, e sì fluttuose: quella modestia e semplicità di costumi; quella sincerità candidissima; quella perpetua ed universale benevolenza; quella, per...
Page 113 - Settentrione la faccia, non potè sfuggire dal biasimo di quelli che nel poeta vorrebbero gravita e costanza di filosofo; ea lui diedero colpa di mutate opinioni. Ma egli non vendette la coscienza, non mai, né per avarizia, né per ambizione; e nemmeno si può dire che mentisse a sé stesso. Lo fece apparire mutabile una eccessiva e misera e scusabile timidità; la quale egli stesso confessava ai più stretti amici dolente.

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