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100 Non mi lasciar, diss' io, così disfatto:
E se l'andar più oltre c'è negato,
Ritroviam l'orme nostre insieme ratto.
103 E quel signor, che li m' avea menato,

Mi disse: Non temer; che 'l nostro passo Non ci può torre alcun, da tal n'è dato. 106 Ma qui m'attendi, e lo spirito lasso

Conforta, e ciba di speranza buona: Ch'i' non ti lascerò nel mondo basso. 109 Così sen va, e quivi m'abbandona

Lo dolce padre, ed io rimango in forse:
Che si, e no nel capò mi tenzona.
112 Udir non pote' quello, ch'a lor porse:
Ma ei non stette là con essi guari,
Che ciascun dentro a pruova si ricorse.
115 Chiuser le porte que' nostri avversari

Nel petto al mio signor, che fuor rimase,
E rivolsesi a me con passi rari.

118 Gli occhi alla terra, e le ciglia avea rase
D'ogni baldanza, e dicea ne' sospiri,
Chi m'ha negate le dolenti case?

121 E a me disse: Tu, perch' io m'adiri,

SESSA

102 Bella elocuzione.
103 Lì. v. r.
111 Elocuzione.
114 Si ricorse. v. r.

DA FINO

102 Ritroviam l'orme no. stre, ritorniamo indietro. 105 Da tal, da Dio. 118 e 119 Rase d'ogni baldanza, senza ardire.

Non sbigottir: ch'i' vincerò la pruova, Qual, ch'alla difension dentro s' aggiri. 124 Questa lor tracotanza non è nuova,

Che già l'usaro a men segreta porta, La qual, senza serrame, ancor si truova. 127 Sovr'essa vedestù la scritta morta: E già di da lei discende l'erta,

qua

Passando, per li cerchi, senza scorta, 130 Tal che per lui ne fia la terra aperta.

SESSA

122 Sbigottir senza la particella ti. Così il Petrarca, che sbigottisca: e l'uso di lassar queste particelle è molto elegante.

124 Tracotanza par che sia trascuraggine per di

sprezzo. Vedi Aristotele nella Rettorica, nel capitolo della Ingiuria.

DA FINO

123 Sia chi si voglia, lo vincerò in ogni modo.

125 A men segreta porta, a la prima porta.

130 Tal, l'Angelo.

CANTO IX.

ARGOMENTO

Dopo alcuni impedimenti, e lo aver veduto le
Infernali Furie, ed altri mostri, con lo ajuto
d'un Angelo entra il Poeta nella città di Di-
te, dentro la quale trova esser puniti gli Ere-
tici dentro alcune tombe ardentissime; ed egli
insieme con Virgilio passa oltre tra le sepol-
ture, e le mura della città.

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Quel color, che viltà di fuor mi pinse, Veggendo 'l duca mio tornare in volta, Più tosto dentro il suo nuovo ristrinse. 4 Attento si fermò, com' uom ch'ascolta: Che l'occhio nol potea menare a lunga, Per l'aer nero, e per la nebbia folta. Pure a noi con verrà vinçer la punga, Cominciò ei: se non.,., tal ne s'offerse. Oh quanto tarda a me, ch'altri qui giunga!

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Lo cominciar con l'altro, che poi venne, Che fur parole alle prime diverse. 13 Ma nondimen paura il suo dir dienne, Perch'i' traeva la parola tronca,

Forse a peggior sentenzia, ch'e' non tenne. 16 In questo fondo della trista conca Discende mai alcun del primo grado, Che sol per pena ha la speranza cionca? 19 Questa question fec'io: e quei: Di rado Incontra, mi rispose, che di nui

Faccia 'l cammino alcun, per quale i'vado. 22 Ver'è, ch'altra fiata quaggiù fui,

Congiurato da quella Eriton cruda, Che richiamava l'ombre a' corpi sui. 25 Di poco era di me la carne nuda,

Ch'ella mi fece 'ntrar dentro a quel muro, Per trarne un spirto del cerchio di Giuda. 28 Quell' è 'l più basso luogo, e 'l più oscuro, E'l più lontan dal ciel, che tutto gira: Ben so 'l cammin; però ti fa sicuro.

31 Questa palude, che 'l gran puzzo spira,

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Cinge d'intorno la città dolente, U'non potemo entrare omai sanz' ira. 34 E altro disse; ma non l'ho a mente: Perocchè l'occhio m' avea tutto tratto Ver l'alta torre alla cima rovente, 37 Ove in un punto vidi dritte ratto

Tre Furie infernal di sangue tinte, Che membra femminili aveno e atto, 40 E con idre verdissime eran cinte:

Serpentelli, e ceraste avean per crine, Onde le fiere tempie eran' avvinte. 43 E quei, che ben conobbe le meschine Della regina dell' eterno pianto, Guarda, mi disse, le feroci Erine. 46 Quest'è Megera dal sinistro canto:

Quella, che piange dal destro, è Aletto: Tesifone è nel mezzo: e tacque a tanto. 49 Con l'unghie si fendea ciascuna il petto; Batteansi a palme, e gridavan sì alto,

Ch'i' mi strinsi al poeta, per sospetto. 52 Venga Medusa: sì 'l farem di smalto, Dicevan tutte, riguardando in giuso:

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