Orgoglio, e dismisura han generata, 76 Così gridai con la faccia levata: E i tre, che ciò inteser, per risposta, Guardar l'un l'altro, come al ver si guata. ti costa, 79 Se l'altre volte sì poco Risposer tutti, il soddisfare altrui, Felice te, che si parli a tua posta. 82 Però se campi d'esti luoghi bui, E torni a riveder le belle stelle, Quando ti gioverà dicere, l' fui; 85 Fa che di noi alla gente favelle : Indi rupper la ruota, e, a fuggirsi, Ale sembiaron le lor gambe snelle. 88 Un AMMEN non saria potuto dirsi Tosto cosi, com' ei furo spariti: Perchè al maestro parve di partirsi. 91 Io lo seguiva, e poco eravam iti, Che 'l suon dell'acqua n'era sì vicino, 94 Come quel fiume, che ha proprio cammino, Prima da monte Veso inver levante, E a Forlì di quel nome è vacante, 100 Rimbomba là sovra san Benedetto Dall' alpe, per cadere ad una scesa, Dove dovria per mille esser ricetto; 103 Così, giù d' una ripa discoscesa, Trovammo risonar quell' acqua tinta, Sì che 'n poca ora avría l'orecchia offesa. 106 Io aveva una corda intorno cinta, E con essa pensai, alcuna volta, Prender la lonza alla pelle dipinta. 109 Poscia, che l'ebbi tutta da me sciolta, Si come 'l duca m'avea comandato, Porsila a lui aggroppata e ravvolta. 112 Ond' ei si volse inver lo destro lato, E, alquanto di lungi dalla sponda, Lo gittò giuso in quell'alto burrato. 115 E pur convien, che novità risponda, Dicea fra me medesmo, al nuovo cenno, Che 'l maestro con l'occhio si seconda. 118 Ahi quanto cauti gli uomini esser denno, Presso a color, che non veggon pur l'opra, Ma per entro i pensier miran col senno! 121 Ei disse a me: Tosto verrà di sopra, Ciò ch'i' attendo, e che 'l tuo pensier sogna, Tosto convien ch' al tuo viso si scuopra. 124 Sempre a quel ver, che ha faccia di menzogna De' l'uom chiuder le labbra quant' ei puote; Però che sanza colpa fa vergogna. 127 Ma qui tacer nol posso; e per le note Talora a solver áncora, ch'aggrappa O scoglio, o altro, che nel mare è chiuso, 136 Che 'n su si stende, e da piè si rattrappa. CANTO XVII. ARGOMENTO Descrive il Poeta la forma di Gerione. Poi se- 1 Ecco la fiera con la coda aguzza, I Che passa i monti, e rompe i muri e l'armi: Ecco colei, che tutto 'l mondo appuzza. 4 Si cominciò lo mio duca a parlarmi, 7 E accennolle, che venisse a proda, E quella sozza imagine di froda Sen venne, e arrivò la testa e 'l busto: Ma 'n su la riva non trasse la coda. 10 La faccia sua era faccia d'uom giusto, SESSA 6 Passeggiati. v. r. DA FINO I La Fraude. Tanto benigna avea di fuor la pelle, E d'un serpente tutto l'altro fusto. 13 Duo branche avea pilose infin l'ascelle: Lo dosso, e 'l petto, ed amenduo le coste Dipinte avea di nodi e di rotelle : 16 Con più color sommesse e soprapposte Non fer ma' in drappo Tartari, nè Turchi, Nè fur tai tele per Aragne imposte. 19 Come tal volta stanno a riva i burchi, Che parte sono in acqua, e parte in terra, E come là tra li Tedeschi lurchi 22 Lo bevero s'assetta a far sua guerra; Così la fiera pessima si stava Su l'orlo, che di pietra il sabbion serra. 25 Nel vano tutta sua coda guizzava, Torcendo 'n su la venenosa forcá, Ch'a guisa di scorpion la punta armava. 31 Però scendemmo alla destra mammella, SESSA 13 Infin l'ascelle. Infin, senza la particella a, e col quarto caso. 22 Bevero. v. r. DA FINO 13 Ascelle, alette. 19 Burchi, barchette. 21 Lurchi, lordi. 22 Lo bevero, il castoro. 31 Alammella, poppa. |