Il futuro è lunedìAnnamaria ha tre anni quando nascono Alessandro e Roberto. Ha già due fratelli maggiori e fino all’arrivo dei gemelli si sente la principessa di casa. Una casa contadina, in cui anche le principesse devono lavorare, svolgendo tutta una serie di incombenze domestiche, fra cui prendersi cura, per l’appunto, dei due fratellini. Ma Roberto e Alessandro richiedono attenzioni molto diverse, perché non sono uguali: Roberto è «normale» e Alessandro ha la sindrome di Down. In famiglia la diversità di Alessandro viene accolta con naturalezza; è nel momento in cui deve andare a scuola, in cui deve relazionarsi con il mondo «esterno» che cominciano i problemi. Nell’Italia degli anni Sessanta mandare Alessandro a vivere in un istituto per «handicappati» sembra l’unica soluzione, e tuttavia in famiglia le riserve sono tante e sarà proprio Annamaria a condurre una dura battaglia per sottrarre il fratello a un destino omologato sotto l’etichetta di «down» e per farlo vivere, invece, come persona, come Alessandro. In questa lotta quotidiana e vincente Annamaria ha incontrato tante difficoltà, tanti pregiudizi, ma oltre alla sua famiglia che l’ha sempre sostenuta, ha anche incontrato persone e luoghi veramente speciali, uomini di fede e laici, amici e insegnanti, scuole, istituzioni e paesi interi che l’hanno aiutata, e che esistono sul serio e che rendono questa storia una bella storia. |
Contents
Section 18 | |
Section 19 | |
Section 20 | |
Section 21 | |
Section 22 | |
Section 23 | |
Section 24 | |
Section 25 | |
Section 9 | |
Section 10 | |
Section 11 | |
Section 12 | |
Section 13 | |
Section 14 | |
Section 15 | |
Section 16 | |
Section 17 | |
Section 26 | |
Section 27 | |
Section 28 | |
Section 29 | |
Section 30 | |
Section 31 | |
Section 32 | |
Section 33 | |
Other editions - View all
Common terms and phrases
accompagnato aiuto alcuni Alessandro Alex allora amici andare andata andava Anna arrivò aspettare avesse avrebbe avrei avuto bambini bella bene braccio c’era cambiato camera camminare capire casa cercare certo chiedeva chiesa contenta continuare conto credo dava davanti diceva difficile dire diventava diverso domande donna erano eravamo faceva famiglia fare fece figli fratello gioco giorno giro gran grande guardò incontro insieme invece lasciare lavoro letto lungo macchina madre male mamma mano mattina meglio metteva momento morte nonna normale nuovo occhi ormai padre paese Paolo parlava parole passava paura pensato pensieri persone piaceva piangere piccolo poco pomeriggio porta possibile posto poteva prendere prese presentarsi prete professore proprio punto quei ragazza restare rimasto rispose riuscivo Roberto salutando saluto sapevo sarebbe saremmo scuola seduto seguito sembrava sentivo sera sicuro sorriso spesso stanza stare stava strada successo tardi tornare tratto trovare vedere veniva veramente verso vicino viso visto vivere voglio volevo volte